CHANUKKAH – L’accensione delle luci a Milano: «Moltiplicare le luci contro l’odio»

A Milano la prima luce di chanukkah si accende prima in Piazza Cadorna, poi in Piazza San Carlo. In entrambi i luoghi convivono sentimenti contrastanti: la festa resta un momento di gioia e l’accensione pubblica della hanukkiah — il candelabro a otto bracci — un modo per condividerla con la città, ma la strage di Sydney pesa sull’atmosfera e sui discorsi.
«Un attentato terribile, che ci ha lasciato senza parole. Ha colpito la Comunità ebraica mentre festeggiava, come stiamo facendo noi qui adesso», commenta rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, in Piazza Cadorna, ricordando le 15 persone uccise in Australia durante le celebrazioni di Chanukkah. «C’è dolore, ma anche rabbia. Da due anni diciamo che siamo di fronte a un’ondata di antisemitismo che viene minimizzata o addirittura negata». «Essere ebrei pubblicamente oggi è difficile», aggiunge il rav. «È difficile dimostrare la propria ebraicità in pubblico, parlare da ebrei nelle università. Nessuno avrebbe immaginato di vivere una situazione come questa. Chiediamo che non si continui a nascondere il problema dell’antisemitismo».
Poche ore dopo, l’appello si ripete in Piazza San Carlo. Davanti alla grande chanukkiah, a due passi dal duomo, si riuniscono centinaia di persone. «La presenza di ognuno di noi qui dimostra il coraggio di questo momento», osserva rav Levi Hazan, del movimento Chabad e promotore dell’iniziativa. Walker Meghnagi, presidente uscente della Comunità ebraica, invita a «moltiplicare le luci contro il buio e la paura in tutte le piazze di Milano».
Mentre si accende la prima luce della festa si chiudono anche le urne: la giornata coincide con le elezioni per il rinnovo del Consiglio della Comunità ebraica di Milano e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Accanto a Meghnagi c’è Massimiliano Tedeschi, l’altro candidato a guidare gli ebrei milanesi. Insieme rilanciano l’idea delle chanukkiot come «simboli urbani», strumenti di visibilità e di relazione con la città.
«Negli anni che vanno dal pogrom del 7 ottobre alla strage di Bondi Beach il mondo ha conosciuto una recrudescenza di violenza antisemita», ricorda rav Hazan, sottolineando come «chi attacca vuole costringerci ad avere paura. La risposta è non averne». Per Milo Hasbani, vicepresidente dell’Ucei, la lezione nella lotta all’odio è che «per neutralizzarlo non si può usare altra violenza». David Sciunnach, presidente del Tribunale rabbinico del Centro-Nord Italia, ribadisce l’importanza di «vivere ed essere protagonisti della vita ebraica». Messaggio condiviso in chiusura da rav Daniel Deian, della comunità Chabad, che richiama i dati sull’antisemitismo in Italia: «Dal 7 ottobre 2023 è aumentato del 410 per cento e nasce da chi compara il sionismo al razzismo o paragona impropriamente l’unica democrazia in Medio Oriente, Israele. Dobbiamo dire a testa alta che siamo ebrei, italiani e fieramente sionisti».