ROMA – Giuseppe e i suoi fratelli, due interpretazioni a confronto
La storia di Giuseppe è una delle più avvincenti del testo biblico. «Può essere letta con attenzione ai motivi folklorici che legano il personaggio ai protagonisti di altre saghe o con interesse letterario, essendo una storia ricca di peripezie, repentini mutamenti di sorte, insegnamenti morali», ma di base «è una storia sacra e costituisce una delle tappe della rivelazione di Dio nella storia di Israele e dell’umanità». Lo scrive Claudia Di Cave, docente liceale di materie letterarie, latino e greco, nell’introduzione al libro di recente pubblicazione Giuseppe, il fratello ritrovato (ed. San Paolo) di cui è autrice. Settimo volume della collana “Il Melograno” dedicata a personaggi biblici nell’esegesi ebraica e cristiana, il “suo” Giuseppe è stato presentato alla Sala Margana a Roma con l’intervento tra gli altri degli studiosi Ester Abbattista e Marco Del Monte, moderati dal pro-direttore del Centro “Cardinal Bea” della Pontificia Università Gregoriana, Massimo Gargiulo. Con loro anche il consigliere Ucei con delega al dialogo interreligioso, Guido Coen, che ha portato un saluto anche in qualità di consigliere dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma.
«Nei vari midrashim riportati la figura di Giuseppe non è ieratica né monolitica, ma segue un’evoluzione che porta il personaggio ad accantonare la vanità giovanile per lasciare spazio a un individuo sapiente e maturo che salva un intero paese e la famiglia di origine», ha spiegato Di Cave. In tal senso «l’esegesi relativa al comportamento dei fratelli varia in base alle tradizioni; in alcuni midrashim i fratelli avrebbero cominciato un percorso di teshuvah ancor prima di ricevere dal padre l’indicazione di recarsi in Egitto, accogliendo così l’invito paterno come occasione per cercare il fratello perduto». Nel complesso, in ogni caso, «sembra che il midrash voglia descrivere non un’umanità perfetta ma solo resa più responsabile dall’esperienza e dagli errori passati». Per ciò che invece riguarda l’interpretazione dei Padri della Chiesa, regna sovrana «la lettura tipologica che interpreta Giuseppe come prefigurazione di Gesù, Beniamino come prefigurazione di Paolo e Simeone come prefigurazione di Pietro e ogni evento della vita di Giuseppe come un’anticipazione di quelli della vita di Gesù». Talvolta, comunque, anche nell’esegesi dei Padri della Chiesa l’autrice è entrata in contatto con «metodi che ricordano quelli adottati dall’esegesi rabbinica». Per Di Cave, «tali convergenze metodologiche sono probabilmente da ricondurre a un confronto e a uno scambio che poteva aver luogo dove ebrei e cristiani vivevano a contatto».
La collana “Il Melograno ha finora affrontato tra le altre le figure di Abramo, Caino, Mosè, Rut ed Ester. Altri tre libri, è stato annunciato, sono in fase di stesura. Sempre all’insegna della condivisione, per celebrare la festa ebraica delle luci, nel corso della serata è stata accesa la chanukkiah.
a.s.