ENERGIA – Israele-Egitto e lo «storico accordo» sul gas

Il primo ministro Benjamin Netanyahu lo ha definito «un momento storico». L’accordo sul gas naturale con l’Egitto – il più grande mai firmato da Israele – vale circa 32 miliardi di euro e promette di portare nelle casse dello Stato decine di miliardi nei prossimi anni.
Oltre al dato economico, l’intesa ha un valore strategico, spiega Ron Ben-Yishai, analista militare di Ynet: «L’accordo rafforza la “coalizione del gas” nel bacino orientale del Mediterraneo» e crea una relazione di interdipendenza di lungo periodo tra Gerusalemme e il Cairo. Una dinamica che, prosegue l’analista, «darà all’establishment militare egiziano molta più motivazione a rispondere alle richieste israeliane», in particolare sul dossier di Gaza, con effetti diretti sulla sicurezza regionale.
L’accordo prevede l’esportazione di circa 130 miliardi di metri cubi di gas dal giacimento Leviathan fino al 2040. Il via libera definitivo è arrivato dopo settimane di negoziati e il Ministero dell’Energia israeliano, spiega il sito economico Globes, ha imposto condizioni stringenti a tutela del mercato interno: il gas non esportato sarà destinato innanzitutto al fabbisogno nazionale, tramite contratti di lungo periodo a prezzi regolati e indicizzati a tariffe agevolate per le famiglie israeliane. In questo modo, sottolinea Globes, «in caso di tensioni o di aumento della domanda interna, il mercato locale avrà sempre la precedenza».
Secondo l’emittente Kan, l’approvazione dell’accordo crea anche le condizioni per rilanciare le esplorazioni di gas nelle acque israeliane. Le prime attività potrebbero iniziare nel 2026 con indagini preliminari per verificare l’esistenza di nuovi giacimenti. Eventuali scoperte rafforzerebbero la sicurezza energetica del Paese e amplierebbero il margine sia per la concorrenza interna sia per future esportazioni.
Sul piano economico, Netanyahu ha parlato di entrate complessive per lo Stato pari a circa 17 miliardi di euro tra tasse e royalties nel corso della durata dell’accordo. Ma, spiega Globes, l’effetto più immediato riguarderà il mercato dell’energia: i principali beneficiari saranno i nuovi produttori privati di elettricità, che potranno contare su forniture di gas «garantite e a prezzi molto stabili». In un mercato caratterizzato da concorrenza limitata, l’accordo «riduce il rischio di rincari» e dovrebbe contribuire a contenere il costo dell’elettricità per famiglie e imprese.
L’intesa è centrale anche per l’Egitto. Il Cairo dipende da forniture continue di gas per sostenere le proprie industrie e garantire la produzione di elettricità. Nelle scorse settimane l’Egitto aveva minacciato Gerusalemme di ricorrere al gas naturale liquefatto importato dal Qatar se non fosse arrivata un’intesa. «Ma il gas israeliano resta l’opzione preferita: è più vicino, meno costoso e può essere trasportato via gasdotto, senza ricorrere a complesse operazioni di liquefazione», sottolinea Globes.
Sul piano strategico, Ben-Yishai definisce l’intesa uno strumento di stabilizzazione politica. L’esercito egiziano, su cui si regge il potere del presidente Abdel Fattah al-Sisi, è «un attore economico centrale che ha bisogno di energia per far funzionare le proprie infrastrutture». La cooperazione energetica con Gerusalemme, osserva l’analista, contribuisce a contenere l’ostilità latente all’interno dell’apparato militare egiziano nei confronti di Israele. In questo contesto, la dipendenza energetica reciproca funziona come «una sorta di assicurazione politica, capace di frenare derive ostili e incentivare la cooperazione».
L’intesa, caldeggiata da Washington, rientra in un tassello più ampio della strategia Usa per il Medio Oriente, basata, osserva Ben-Yishai, «sull’idea che interessi economici condivisi possano tradursi in maggiore stabilità». L’approvazione dell’accordo apre ora la strada a un possibile vertice trilaterale tra Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente egiziano al-Sisi. Un’occasione, conclude l’analista, per parlare anche del futuro della Striscia di Gaza.