Economy, 22/05/2007

IRPEF E DONAZIONI LE ANOMALIE DELLA SPARTIZIONE DEI FONDI
SI CHIAMA 8 PER MILLE
MA VA SOLO AI VESCOVI

Oltre 1 miliardo di euro nel 2005, quasi interamente devoluto al Vaticano.
Grazie a una norma che distribuisce il “contributo volontario” anche
di chi non firma. Mentre lo Stato, con quei soldi, tappa i buchi di bilancio

Basta una firma: e in un Paese dove una firma non ia si nega mai a nessuno come ogni anno riparte a colpi di spot la caccia all’otto per mille, cioè la quota di gettito Irpef che ciascun contribuente può decidere di devolvere allo Stato o alle diverse organizzazioni religiose. Lo scorso anno, secondo stime ufficiose (i dati definitivi saranno disponibili solo in luglio) le donazioni sono arrivate a 1,12miliardi di euro, in leggera crescita rispetto al 2005. Soldi da destinare esclusivamente a scopi confessionali, sociali. assistenziali e culturali. Questo almeno prevede la legge 222, che ha introdotto il sistema nel lontano 1985.
Ma non tutto è come sembra, a cominciare dallo strano meccanismo della ripartizione dei fondi: quando compila la dichiarazione dei redditi. oltre la metà degli italiani (nel 2005 la quota è stata del 52,9%) non sceglie a chi destinare l’otto per mille, nella convinzione che in quel caso i soldi finiscano automaticamente allo Stato.
In realtà la legge prevede che la quota senza preferenza vada ripartita proporzionalmente tra tutti i soggetti, in base alle firme reali ottenute. E siccome in media l’87% di chi esprime la sua scelta lo fa a favore della Chiesa cattolica. la stessa percentuale di gettito totale, compresi dunque i soldi di chi non ha scelto, prende la stessa strada. Una contorsione legislativa che nel solo 2005 ha consentito al Vaticano di riscuotere 984 milioni di euro, mentre sull’altra sponda del Tevere ne sono rimasti appena 100. Solo spiccioli, infine, per gli altri cinque culti ammessi alla spartizione (vedere la tabella in basso). Nel 2001 il governo Amato aveva aperto il “banchetto” anche a buddisti e testimoni di Geova, ma il provvedimento non è stato ancora convertito in legge.

ORDINARIA AMMINISTRAZIONE Che fine fa questo fiume di denaro? Le campagne pubblicitarie della Conferenza episcopale italiana – che gestisçe il gettito – puntano tutto su carità. assistenza e missioni all’estero. Ma, come risulta dai consuntivi pubblicati dalla stessa Cei, ogni anno queste voci assorbono meno del 20% delle somme. Il resto serve per mantenere i sacerdoti (315 milioni l’anno), le diocesi e gli interventi di edilizia (471 milioni). Oltre, naturalmente, a finanziare le campagne pubblicitarie per l’anno successivo. Solo la Chiesa luterana agisce allo stesso modo, mentre ebrei, avventisti, valdesi e assembleari rifiutano il ricorso all’otto per mille per l’ordinaria amministrazione.
Su questo fronte, nemmeno la Roma laica è estranea alle critiche. L’8 per mille statale non va alle finalità sociali che gli sono state assegnate in origine: lotta alla fame nel mondo, calamità naturali. assistenza ai rifugiati e beni culturali. Dal 2004 la dotazione subisce un taglio annuo dì 80 milioni, che il governo Berlusconi aveva usato per far fronte alle spese straordinarie: tra cui le missioni in Iraq e in Afghanistan, come dichiarato in settembre dall’ex vice-ministro dell’Economia, Giuseppe Vegas.
Nonostante le crescenti perplessità, il prelievo forzoso dell’otto per mille sarà operativo almeno fino al 2009, anche se il governo Prodi ne ha ridotto l’importo a 35 milioni. Risultato: su 1.601 interventi sociali e culturali. previsti per quest’anno, ne saranno fianziati appena 22. (g.fe.)