Paolo Sciunnach, insegnante | Nella
Parashà della settimana leggiamo: "Il Signore ti renderà popolo a lui
consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore tuo
Dio e se camminerai per le sue vie" (Devarim 28, 9).
Come può l’uomo seguire il Signore? Seguendo l’esempio del Signore:
come egli veste gli ignudi, anche tu vesti gli ignudi; come egli visita
gli ammalati, anche tu visita gli ammalati; come egli consola chi è in
lutto, anche tu consola chi è in lutto - Sotah 14 a.
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Anna
Foa,
storica |
Sono
stati fatti lunghi elenchi di ebrei odiatori di sé, di ebrei
antisemiti. Molti di loro non lo erano affatto, a partire dal più
illustre di loro, Spinoza. Ma questo figlio di Netanyahu, applaudito
dal KKK, ce lo vogliamo inserire o è rendergli troppo onore
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Catania ebraica,
l’annuncio del sindaco
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Sicilia
grande protagonista della Giornata Europea della Cultura Ebraica
svoltasi ieri in tutta Italia. Dopo l’avvio dei lavori a Palermo in
mattinata, nel pomeriggio l’attenzione si è spostata anche su Catania.
Significativi gli impegni annunciati nell’occasione dal sindaco Enzo
Bianco, che ha detto che si farà presto promotore, nell’ambito della
rete dei sindaci siciliani, della realizzazione di percorsi relativi
alla presenza ebraica in tutto in territorio e in particolare
nell’ambito del Distretto del Sud-Est di cui fanno parte i siti Unesco
e i centri del Barocco che, con Catania, si candidano ad essere
capitale della cultura italiana per il 2020 (La Sicilia, tra gli altri).
Accogliendo una proposta dello storico Nicolò Bucaria, il primo
cittadino ha anche annunciato la prossima intitolazione di due strade a
figure ebraiche che hanno segnato la storia recente di Catania come
Azeglio Bemporad (direttore dell’osservatorio astronomico) e Mario
Ovazza (promotore di una illuminata politica agricola e più volte
deputato regionale).
Tra gli eventi che hanno maggiormente caratterizzato la Giornata fuori
dalla Sicilia spicca l’intervento, nella sinagoga di Milano, del
ministro dell’Interno Marco Minniti.
“La minaccia terroristica – il messaggio del ministro, riportato tra
gli altri dal Corriere Milano – è una sfida che dobbiamo combattere
insieme. È importante che ci sia dialogo, soprattutto interreligioso.
Ma questo deve avere due capisaldi: non si perseguita nessuno nel nome
di Dio e non si uccide nessuno nel nome di Dio. Sembrano cose scontate
ma non lo sono”. Nella sfida contro il terrorismo internazionale e il
radicalismo jihadista che pensa di poter uccidere nel nome di Dio, ha
concluso “è fondamentale che ci sia un dialogo che dica che questo è
inaccettabile”.
Prosegue intanto il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura
Ebraica a Roma. Questa sera alle 19.30 rav Pierpaolo Pinhas Punturello
e Francesca Nocerino racconteranno le vicende degli ebrei nel Meridione
d’Italia “come terra di esilio, di partenze e di abbandoni, ma
soprattutto come terra d’identità” (Il Messaggero).
Fa discutere in Israele la vignetta antisemita contro George Soros
postata su Facebook dal figlio del premier, Yair Netanyahu. Nella
vignetta Soros, spesso su posizioni antitetiche rispetto a quelle di
Bibi, è raffigurato ghignante mentre muove marionette. Il classico
delle stereotipie antiebraiche. “Le sortite di Yair preoccupano perché,
scrivono i giornali israeliani, il giovane sta prendendo sempre più
peso tra i consiglieri politici (all’inizio l’incarico era costruire e
controllare l’immagine del padre sui social media). Un mese fa –
ricorda il Corriere – era già stato criticato per un altro comunicato
personale via Facebook che aveva firmato con due emoji-insulto”.
Visita segreta in Israele dell’erede al trono saudita, Mohammed bin
Salman. “Si tratta – scrive La Stampa – della prima visita nello Stato
ebraico di un esponente di così alto livello dell’Arabia Saudita, pur
in incognito. I due Paesi non hanno relazioni diplomatiche e Riad non
ha ancora riconosciuto Israele, a differenza di Egitto e Giordania”.
Le relazioni sono però costantemente migliorate a partire dalla Prima
guerra del Golfo e il riavvicinamento, viene sottolineato, ha avuto una
forte accelerazione negli ultimi due anni. Il futuro del dialogo con i
palestinesi e la minaccia nucleare iraniana al centro del confronto con
alcuni esponenti di governo.
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giornata della cultura ebraica
Catania, un futuro di progetti
nel segno della radice ebraica
Guarda
lontano Catania, a progetti di altissimo livello. Un futuro nel segno
della riscoperta della sua radice ebraica che ha una prima fondamentale
scadenza: il 2020. Per quell’anno infatti la città siciliana, insieme
ad altri comuni dell’isola inseriti tra i tesori Unesco, si candida a
capitale italiana della cultura. E lo farà anche con un solido
itinerario che guarda alla sua storia ebraica, alla traccia profonda
lasciata da questa minoranza in ogni ambito della società catanese.
Ad annunciarlo il sindaco Enzo Bianco, in occasione dell’inaugurazione
delle attività pomeridiane della Giornata Europea della Cultura
Ebraica. La Sicilia grande protagonista dell’iniziativa, Catania
insieme a Palermo e agli altri centri che hanno aderito alla
manifestazione.
Insieme alla Presidente UCEI Noemi Di Segni e al ministro consigliere
dell’ambasciata israeliana Rafael Erdreich, il sindaco ha voluto
affermare chiaramente questo concetto: la storia ebraica di Sicilia è
parte imprescindibile di questa città. Del suo vissuto, ma anche del
suo futuro. Come dimostrano anche le riproduzioni della suggestiva
mostra “Gli ebrei in Sicilia” inaugurata al mattino e visitabile fino
al 23 settembre. E come hanno confermato gli interventi della
qualificata tavola rotonda che è seguita ai discorsi delle autorità. A
prendere la parola, moderati dal segretario generale UCEI Gloria Arbib,
sono stati Nicolò Bucaria (“La presenza degli ebrei mitteleuropei a
Catania negli anni ‘20 e ‘30 e il loro contributo alla vita economica e
culturale della città”), Nadia Zeldes (“Il mondo culturale degli ebrei
Siciliani: fra identità ebraica e identità locale”) e Myriam Silvera
(“Le espulsioni del 1492 dalla Spagna a Catania”).
Accogliendo una proposta di Bucaria, che è anche curatore della mostra,
il primo cittadino ha annunciato la prossima intitolazione di due
strade a figure ebraiche che hanno segnato la storia recente di Catania
come Azeglio Bemporad (direttore dell’osservatorio astronomico) e Mario
Ovazza (promotore di una illuminata politica agricola e più volte
deputato regionale). Leggi
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giornata della cultura ebraica
Palermo, esilio e resilienza
L'esilio
come elemento costante del popolo ebraico, non solo nella forma della
diaspora ma anche come condizione esistenziale di chi è costretto a
scoprirsi ogni giorno esule fra i suoi simili. A ricordarlo il
direttore dell'area Cultura e Formazione dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca e l'assessore alla Cultura
UCEI David Meghnagi nei loro applauditi interventi a Palazzo Steri a
Palermo in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Protagonisti del convegno pomeridiano dedicato al tema della Giornata -
Diaspora: identità e dialogo -, rav Della Rocca e Meghnagi hanno
infatti sviluppato il significato dell'esilio all'interno della
tradizione ebraica, parlandone sia come condizione di sofferenza e
privazione sia come processo di costruzione identitaria attraverso la
resilienza – espressa anche sotto forma di umorismo - e la ricerca
della libertà.
Ad aprire il convegno - moderato da Luciana Pepi e in cui sono
intervenuti anche Rita Calabrese, dell'Università di Palermo, e il
ricercatore Marco Bonomi – il saluto del vicepresidente UCEI Giulio
Disegni, che, a proposito di riscoperta nell'esilio, ha ricordato la
grande rinascita che sta vivendo la Palermo ebraica. “Proprio venerdì
abbiamo siglato con l'arcivescovo di Palermo Corrado Orefice un
documento di grande valore – ha spiegato Disegni, riferendosi alla
firma della concessione da parte dell'arcivescovado dell’ex Oratorio di
Santa Maria del Sabato, dove sorgerà la sinagoga della neonata sezione
ebraica del capoluogo siciliano – Quel documento ha un significato
profondo per l'ebraismo, in una terra da cui gli ebrei furono cacciati
cinquecento anni fa”, e dove ora ricostruiscono nuovamente le proprie
vite – come ricordato anche da rav Pierpaolo Pinhas Punturello nel
messaggio di saluto letto da Pepi -. Una capacità, quella di costruire
e ricostruire, propria dell'ebreo diasporico, ha spiegato Della Rocca. Leggi
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Al Festivaletteratura con Pagine Ebraiche
La Mantova dei libri in festa
Decine
di migliaia di biglietti staccati, circa altrettante presenze agli
incontri ad accesso libero, per più di centoventi mila presenze, che si
sommano a tutti coloro che anche quest’anno hanno permesso al
Festivaletteratura di essere una grande festa, non solo il festival
culturale capostipite e che apre la stagione autunnale degli
appuntamenti che ormai praticamente tutta Italia dedica alla cultura,
in un calendario sempre più affollato, che costringe tutti a girandole
infermali da un luogo all’altro, da una data all’altra. Giorni
pienissimi, iniziati già il fine settimana prima dell’apertura
ufficiale, una folla gioiosa e partecipe, come sempre, scrittori,
lettori, critici, editori, giornalisti e professionisti dell’editoria
che si mescolano alle centinaia di giovani volontari, ai mantovani che
affollano gli incontri e che cercano anche di portare avanti la propria
vita intanto che collaborano alla buona riuscita del festival
allestendo vetrine a tema, dando informazioni e genericamente
mostrandosi sempre calorosi e ospitali.
Nonostante
la scelta annunciata di ridurre il numero di incontri, la ventunesima
edizione del Festivaletteratura di Mantova non è meno ricca, meno
affollata, meno di successo. Code, folla, applausi. Come sempre. Un
calendario ricco e articolato, capace di presentare l’autore esordiente
con la stessa cura di un grande nome, una città dalla bellezza che
commuove. Sono ingredienti ormai consolidati, che hanno permesso al
festival più noto di rinnovare il proprio successo, e dare appuntamento
per il prossimo anno – dal 5 al 9 settembre – con la sicurezza di chi
sa di aver fatto un buon lavoro. Leggi
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Oltremare - Pianoforti |
Quando
si viaggia in treno e in metropolitana in tutto il mondo ormai capita
di trovare in un sottopasso, in un passaggio largo, in un punto esposto
ma non di troppo fitto passaggio un pianoforte. Spesso colorato, o se
non è colorato lui lo è un cerchio a terra nel quale il pianoforte è
poggiato. Spesso è suonato da passanti, studenti di musica, qualche
volte veri e propri virtuosi che vanno apposta a suonare in luoghi così
poco atti alla concentrazione e alla calma che ci vorrebbe per godersi
davvero un'opera d'arte. In Israele, il più delle volte o perfino quasi
sempre, chi suona quei pianoforti pubblici sono soldati. Vestiti da
soldati, abbronzati come soldati e giovani come soldati di leva, quindi
fra i 18 e i 21 anni. Il fatto è che i soldati qui si spostano in
continuazione via treno o autobus fra base e casa, e chi si avventura
nel trasporto pubblico a cavallo del weekend può pensare che il paese
sia in allerta militare, a giudicare dal numero delle divise verdi in
circolazione. E il fatto è anche che la tradizione delle bande militari
composte da giovani di leva che servono per i loro tre anni suonando e
cantando per i commilitoni è radicata e forte, e ha prodotto la grande
maggioranza dei successi della musica israeliana soprattutto negli anni
'60 e '70.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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