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  13 febbraio 2018 - 28 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
"Non seguire la maggioranza per fare il male..." (Shemòt; 23, 2). Nonostante le norme che regolano la Tradizione ebraica derivino dalla decisione della maggioranza, vi sono circostanze in cui è necessario prendere le distanze dal codice sociale vigente. Vi sono talvolta leggi inique votate a maggioranza, si pensi al nazismo risultato di un processo pseudodemocratico, e, viceversa, ai paradigmi etici e culturali del popolo ebraico, come le mitzwot, che prescindono dalle fluttuazioni di maggioranza.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Due soldati israeliani, un ragazzo e una ragazza, per un errore di Waze, il navigatore GPS, entrano per errore a Jenin, nella West Bank, sotto l'amministrazione dell'Autorità Nazionale Palestinese. I due soldati vengono accerchiati da residenti palestinesi e vengono fatti oggetto di un lancio di pietre, fino a che i servizi di sicurezza palestinesi non accorrono e li mettono in salvo, restituendoli alle forze di difesa israeliane.
 
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Questore di Macerata
rimosso dall’incarico
Rimosso dall’incarico (dopo soli tre mesi di servizio) il questore di Macerata Vincenzo Vuono. A pesare l’inadeguatezza dimostrata in quelli che Repubblica definisce “i dieci giorni di passione di Macerata” con la sequenza “che l’ha trasformata in epicentro di una tempesta politica che ha spaccato la sinistra ed eccitato e offerto ribalta alla pancia suprematista e xenofoba della destra”.

“Cambiare l’accordo per evitare le sanzioni degli Stati Uniti”. Sarebbe questa la strategia dell’Unione Europea per convincere Donald Trump a non cancellare il patto del 2015 sul nucleare iraniano. “L’Iran rifiuta categoricamente di rinegoziare l’accordo. Ma le vie della diplomazia – osserva La Stampa – sono infinite”.

Per il Corriere, il vuoto di iniziative diplomatiche per far sedere insieme israeliani e palestinesi “sembra riempito dall’esuberanza dell’ultradestra di lotta e di governo”. Il tema è la legge per annettere gli insediamenti (che il quotidiano definisce “colonie”) che avrebbe dovuto essere discussa in Parlamento e che è stata poi rinviata su pressione del premier Benjamin Netanyahu, per non urtare gli Stati Uniti.
Sempre di ieri la notizia del conferimento del Premio Israele per la letteratura a David Grossman. Lo stesso riconoscimento, sottolinea La Stampa, “dal quale nel 2015 aveva ritirato la sua candidatura per protesta contro un intervento del premier Netanyahu sulla giuria della competizione”.

Incontro ieri a Roma tra la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. “Ho avuto un confronto positivo e costruttivo. È stata l’occasione di confermare e rinnovare l’impegno del Parlamento europeo a sostegno del dialogo interreligioso e culturale” afferma Tajani, le cui parole sono riportate in breve da Corriere e Messaggero.

Ottavi di Champions League: stasera la sfida tra la Juventus e il Tottenham. “Il cuore del Tottenham è nella East London, lontano dallo snobismo della parte Ovest della capitale britannica. È un club popolare, con una identità ebraica ben marcata, oggetto anche in epoche recenti di aggressioni razziali” scrive la Gazzetta a proposito del club londinese (il cui attuale proprietario, Joseph Joe Lewis, è ebreo).
 
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  davar
il ministro della difesa israeliano sulla siria
"Israele si difenderà e risponderà a ogni provocazione da Nord"
Il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha avvisato la Siria e l'Iran: Israele reagirà a qualsiasi “provocazione” proveniente da nord e continuerà a difendere i suoi interessi. “Ho cercato di non parlare negli ultimi giorni”, ha detto Lieberman nelle scorse ore, durante una visita nella città settentrionale di Kiryat Shmona. “Non è il momento di parlare, è tempo di agire... Risponderemo ad ogni provocazione e continueremo a difendere i nostri interessi”. “Non è il momento di abbaiare, è il momento di mordere -  ha aggiunto - E noi mordiamo duro”.
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l'olimpionica e la condanna dell'ex medico  
Aly, campionessa senza paura
A voce alta contro gli abusi

Gli appassionati di ginnastica artistica hanno imparato negli anni ad apprezzarne il formidabile talento. Un talento che l’ha portata lontano, anzi lontanissimo. Sulle note di “Hava Nagila”, una delle più popolari melodie ebraiche, Aly Raisman si è imposta in due diverse Olimpiadi (nel 2012 a Londra, nel 2016 a Rio de Janeiro) conquistando la bellezza di tre ori, due argenti e un bronzo. E il futuro, appena 23 enne, è destinato ancora a sorriderle.
Ma in queste settimane di grande sport, con le Olimpiadi invernali in pieno svolgimento, Aly fa parlare di sé soprattutto per il coraggio e per la determinazione con cui, da diversi mesi, porta avanti la sua battaglia. A novembre denuncia l’ex osteopata della nazionale Larry Nassar, accusandolo (al pari di varie sue compagne di squadra) di abusi sessuali. A gennaio una drammatica deposizione in tribunale, nel processo che si è da poco concluso con una condanna a un minimo di 40 anni di carcere per l’uomo. Oltre un centinaio le giovani atlete molestate da Nassar nell’arco di 20 anni.
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la casa-museo di osiride brovedani
Il coraggio del Signor Fissan
La sua testimonianza della deportazione si aggiunge alle altre numerose che in questi anni abbiamo imparato a conoscere. Senza la pretesa di essere uno storico, né un grande scrittore, ma solo la chiara voce di denuncia di un sopravvissuto, il suo libro Da Buchenwald a Belsen non suscita gli appetiti editoriali della macchina di produzione che è cresciuta in questi ultimi anni attorno al Giorno della Memoria. L’industriale triestino Osiride Brovedani (18931970) è rimasto in definitiva un mistero per tutti.
Taciturno, dotato di una personalità complessa, forgiata dalle esperienze gravi di una vita difficile, oggi l’apertura al pubblico della sua modesta abitazione di via Leon Battista Alberti riporta alla luce il suo esempio.
Si tratta di un piccolo museo senza fronzoli, proprio nel segno della semplicità dell’uomo che visse e lavorò in quei locali. E di un ritorno alle origini.
È in quello stabile, infatti, che tutto ebbe inizio. È lì che Osiride abitava con la moglie Fernanda, ed è nel salotto di casa sua che riceveva per gli appuntamenti di lavoro, trasformando il tavolo della sala da pranzo in scrivania. Ma soprattutto, è nello scantinato che nacque la Fissan, il celebre marchio che impose in tutte le famiglie la pasta protettrice per le pelli delicate dei bambini, nel 1930. Al di là del suo leggendario understatement, del suo culto per la discrezione, infatti, Brovedani fu un grande industriale, ma fu soprattutto una persona che la deportazione segnò in maniera indelebile. Fra le tante glorie e i tanti successi che avrebbe potuto mettere in luce (la nascita di un considerevole gruppo industriale, l’instancabile attività di benefattore, le attività per la gioventù e gli anziani della Fondazione da lui voluta e finanziata) il museo accoglie il visitatore con la logora casacca a righe da internato che Brovedani aveva conservato. I suoi ricordi della deportazione, la denuncia contenuta nelle sue memorie, tradotte in più lingue e a disposizione per suo volere anche in ebraico, aiutano a capire meglio quello che viene ricordato come l'imprenditore che si era fatto da sé, il benefattore di tanti bisognosi e anche come l'eccentrico personaggio in bermuda diviso tra il lavoro, il mare del golfo e le Alpi Giulie.
La ricerca storica sulla permanenza di Brovedani nei campi di concentramento ha consentito di scoprire documenti ora disponibili per il visitatore insieme al diario e agli altri riferimenti che consentono di marcare il drammatico momento dell’arresto di un uomo, figlio di madre ebrea che nella città occupata dai nazisti e annessa al Reich finì per essere deportato sulla base di una spiata in quanto oppositore politico. Nella Fondazione che porta il suo nome si racchiude oggi tutta la vita di un uomo, che, dopo aver raggiunto l’apice della sua attività creativa e produttiva nell’industria che aveva creato con le sue mani, si è voluto ricordare di quella che era stata la sua base di partenza ardua, difficile e sofferta, che lo indusse, in uno slancio di umana solidarietà ed altruismo, a voler risparmiare a quanti più giovani poteva le sue sofferenze e offrire loro la sua esperienza per affrontare la vita con quella serenità e sicurezza che a lui erano mancate..

Guido Vitale, Pagine Ebraiche Febbraio 2018
 
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presentata a milano la nuova edizione
Bologna Children's Book Fair, una festa per i più piccoli
È folla già alla conferenza stampa: la presentazione della Bologna Children's Book Fair, il più importante appuntamento mondiale dedicato al libro per ragazzi, parte con un primo successo, a Milano, dove Palazzo Formentin era allestito con una prima mostra. Sono infatti appese ovunque le illustrazioni di Chloé Alméras, responsabile della visual identity dell'edizione 2018 della Fiera internazionale del libro per ragazzi. Sono suoi i personaggi che trascinano grandi cappelli pieni di piante, a ricordare i tantissimi illustratori che ogni anno a Bologna portano il proprio lavoro sia alle selezioni dei tanti premi che durante i giorni di fiera per aggiungerli al famoso muro che si riempie di illustrazioni e per mostrarle agli editori. Un appuntamento, quello a Bologna per fine marzo, che si caratterizza sempre più come una festa, punto di ritrovo irrinunciabile per i professionisti del settore, luogo delle scoperte e dell'incanto, tra nuovi filoni, mostre e convegni.
Oltre al responsabile della Beijing International Book Fair - la Cina è il paese ospite, quest'anno - e al presidente di Bologna Fiere, era al tavolo dei relatori Ricardo Franco Levi, responsabile dell'Associazione Italiana Editori, che ha voluto sottolineare come sia questo un periodo felice per il mondo dell'editoria. "A Bologna vedrete una bellissima fiera, che sarà anche una bellissima festa, il libro si sta riprendendo, come l'economia italiana, l'editoria continua a crescere, e quelli che leggono di più sono i bambini, la grande speranza del mondo, e la forza dell'editoria per ragazzi".
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pilpul

Storie - La macchina imperfetta
Il regime fascista non ebbe affatto una struttura amministrativa efficiente né innovò in modo particolare rispetto al passato, ma fu un organismo complesso che intrecciò alleanze ed accettò compromessi con il notabilato e la burocrazia dell’epoca liberale, accogliendone diversi esponenti nelle sue fila. È quanto rivela la ricerca  dello storico Guido Melis, La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello Stato fascista  (il Mulino), che indaga nei meandri dello Stato fascista, mettendo in luce che, come scrisse Giaime Pintor nel 1943 era appunto “una macchina imperfetta”, malata di gigantismo e anticipatrice di quello spreco della spesa pubblica che poi avrebbe ereditato l’Italia repubblicana. Basti pensare che Mussolini diede vita a 300 nuovi enti pubblici.

Mario Avagliano
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Icone e iconoclasti
La piaga del buonismo e del politicamente corretto, categorie diffuse ma criptiche, potrebbe perseguitarci come una pandemia di cui si può predire l’inizio ma non la fine. Fra l’altro, chi in tale ambito è buono e corretto con uno, finisce sovente per essere cattivo e scorretto con l’altro. Non a caso i loro sostenitori si son ben guardati dal richiamarsi alla bontà e alla correttezza, ripiegando prudentemente su buonismo e politica. Un poco come il marxismo, perché mentre a nessuno passerebbe per la mente di dirsi materialista, definirsi come materialisti dialettici oppure storici è tutt’altra cosa, anche perché in quel caso funziona l’effetto Mc Guffin descritto da Alfred Hitchcock e diffuso in Italia da Walter Chiari col c.d. sarchiapone. Effetto che deve aver funzionato egregiamente quando, ere geologiche addietro, il compromesso, termine non esaltante, era stato anch’esso nobilitato qualificandolo come ‘storico’.

Emanuele Calò
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