Roberto
Della Rocca,
rabbino
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"Non
seguire la maggioranza per fare il male..." (Shemòt; 23, 2). Nonostante
le norme che regolano la Tradizione ebraica derivino dalla
decisione della maggioranza, vi sono circostanze in cui è necessario
prendere le distanze dal codice sociale vigente. Vi sono talvolta
leggi inique votate a maggioranza, si pensi al nazismo risultato
di un processo pseudodemocratico, e, viceversa, ai paradigmi etici
e culturali del popolo ebraico, come le mitzwot,
che prescindono dalle fluttuazioni di maggioranza.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Due
soldati israeliani, un ragazzo e una ragazza, per un errore di Waze, il
navigatore GPS, entrano per errore a Jenin, nella West Bank, sotto
l'amministrazione dell'Autorità Nazionale Palestinese. I due soldati
vengono accerchiati da residenti palestinesi e vengono fatti oggetto di
un lancio di pietre, fino a che i servizi di sicurezza palestinesi non
accorrono e li mettono in salvo, restituendoli alle forze di difesa
israeliane.
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Questore di Macerata
rimosso dall’incarico
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Rimosso
dall’incarico (dopo soli tre mesi di servizio) il questore di Macerata
Vincenzo Vuono. A pesare l’inadeguatezza dimostrata in quelli che
Repubblica definisce “i dieci giorni di passione di Macerata” con la
sequenza “che l’ha trasformata in epicentro di una tempesta politica
che ha spaccato la sinistra ed eccitato e offerto ribalta alla pancia
suprematista e xenofoba della destra”.
“Cambiare l’accordo per evitare le sanzioni degli Stati Uniti”. Sarebbe
questa la strategia dell’Unione Europea per convincere Donald Trump a
non cancellare il patto del 2015 sul nucleare iraniano. “L’Iran rifiuta
categoricamente di rinegoziare l’accordo. Ma le vie della diplomazia –
osserva La Stampa – sono infinite”.
Per il Corriere, il vuoto di iniziative diplomatiche per far sedere
insieme israeliani e palestinesi “sembra riempito dall’esuberanza
dell’ultradestra di lotta e di governo”. Il tema è la legge per
annettere gli insediamenti (che il quotidiano definisce “colonie”) che
avrebbe dovuto essere discussa in Parlamento e che è stata poi rinviata
su pressione del premier Benjamin Netanyahu, per non urtare gli Stati
Uniti.
Sempre di ieri la notizia del conferimento del Premio Israele per la
letteratura a David Grossman. Lo stesso riconoscimento, sottolinea La
Stampa, “dal quale nel 2015 aveva ritirato la sua candidatura per
protesta contro un intervento del premier Netanyahu sulla giuria della
competizione”.
Incontro ieri a Roma tra la presidente della Comunità ebraica Ruth
Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e il presidente del
Parlamento europeo Antonio Tajani. “Ho avuto un confronto positivo e
costruttivo. È stata l’occasione di confermare e rinnovare l’impegno
del Parlamento europeo a sostegno del dialogo interreligioso e
culturale” afferma Tajani, le cui parole sono riportate in breve da
Corriere e Messaggero.
Ottavi di Champions League: stasera la sfida tra la Juventus e il
Tottenham. “Il cuore del Tottenham è nella East London, lontano dallo
snobismo della parte Ovest della capitale britannica. È un club
popolare, con una identità ebraica ben marcata, oggetto anche in epoche
recenti di aggressioni razziali” scrive la Gazzetta a proposito del
club londinese (il cui attuale proprietario, Joseph Joe Lewis, è ebreo).
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l'olimpionica e la condanna dell'ex medico
Aly, campionessa senza paura
A voce alta contro gli abusi
Gli
appassionati di ginnastica artistica hanno imparato negli anni ad
apprezzarne il formidabile talento. Un talento che l’ha portata
lontano, anzi lontanissimo. Sulle note di “Hava Nagila”, una delle più
popolari melodie ebraiche, Aly Raisman si è imposta in due diverse
Olimpiadi (nel 2012 a Londra, nel 2016 a Rio de Janeiro) conquistando
la bellezza di tre ori, due argenti e un bronzo. E il futuro, appena 23
enne, è destinato ancora a sorriderle.
Ma in queste settimane di grande sport, con le Olimpiadi invernali in
pieno svolgimento, Aly fa parlare di sé soprattutto per il coraggio e
per la determinazione con cui, da diversi mesi, porta avanti la sua
battaglia. A novembre denuncia l’ex osteopata della nazionale Larry
Nassar, accusandolo (al pari di varie sue compagne di squadra) di abusi
sessuali. A gennaio una drammatica deposizione in tribunale, nel
processo che si è da poco concluso con una condanna a un minimo di 40
anni di carcere per l’uomo. Oltre un centinaio le giovani atlete
molestate da Nassar nell’arco di 20 anni. Leggi
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la casa-museo di osiride brovedani
Il coraggio del Signor Fissan
La
sua testimonianza della deportazione si aggiunge alle altre numerose
che in questi anni abbiamo imparato a conoscere. Senza la pretesa di
essere uno storico, né un grande scrittore, ma solo la chiara voce di
denuncia di un sopravvissuto, il suo libro Da Buchenwald a Belsen non
suscita gli appetiti editoriali della macchina di produzione che è
cresciuta in questi ultimi anni attorno al Giorno della Memoria.
L’industriale triestino Osiride Brovedani (18931970) è rimasto in
definitiva un mistero per tutti.
Taciturno, dotato di una personalità complessa, forgiata dalle
esperienze gravi di una vita difficile, oggi l’apertura al pubblico
della sua modesta abitazione di via Leon Battista Alberti riporta alla
luce il suo esempio.
Si tratta di un piccolo museo senza fronzoli, proprio nel segno della
semplicità dell’uomo che visse e lavorò in quei locali. E di un
ritorno alle origini.
È
in quello stabile, infatti, che tutto ebbe inizio. È lì che Osiride
abitava con la moglie Fernanda, ed è nel salotto di casa sua che
riceveva per gli appuntamenti di lavoro, trasformando il tavolo della
sala da pranzo in scrivania. Ma soprattutto, è nello scantinato che
nacque la Fissan, il celebre marchio che impose in tutte le famiglie la
pasta protettrice per le pelli delicate dei bambini, nel 1930. Al di
là del suo leggendario understatement, del suo culto per la
discrezione, infatti, Brovedani fu un grande industriale, ma fu
soprattutto una persona che la deportazione segnò in maniera
indelebile. Fra le tante glorie e i tanti successi che avrebbe potuto
mettere in luce (la nascita di un considerevole gruppo industriale,
l’instancabile attività di benefattore, le attività per la gioventù
e gli anziani della Fondazione da lui voluta e finanziata) il museo
accoglie il visitatore con la logora casacca a righe da internato che
Brovedani aveva conservato. I suoi ricordi della deportazione, la
denuncia contenuta nelle sue memorie, tradotte in più lingue e a
disposizione per suo volere anche in ebraico, aiutano a capire meglio
quello che viene ricordato come l'imprenditore che si era fatto da sé,
il benefattore di tanti bisognosi e anche come l'eccentrico personaggio
in bermuda diviso tra il lavoro, il mare del golfo e le Alpi Giulie.
La
ricerca storica sulla permanenza di Brovedani nei campi di
concentramento ha consentito di scoprire documenti ora disponibili per
il visitatore insieme al diario e agli altri riferimenti che consentono
di marcare il drammatico momento dell’arresto di un uomo, figlio di
madre ebrea che nella città occupata dai nazisti e annessa al Reich
finì per essere deportato sulla base di una spiata in quanto
oppositore politico. Nella Fondazione che porta il suo nome si
racchiude oggi tutta la vita di un uomo, che, dopo aver raggiunto
l’apice della sua attività creativa e produttiva nell’industria che
aveva creato con le sue mani, si è voluto ricordare di quella che era
stata la sua base di partenza ardua, difficile e sofferta, che lo
indusse, in uno slancio di umana solidarietà ed altruismo, a voler
risparmiare a quanti più giovani poteva le sue sofferenze e offrire
loro la sua esperienza per affrontare la vita con quella serenità e
sicurezza che a lui erano mancate..
Guido Vitale, Pagine Ebraiche Febbraio 2018
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presentata a milano la nuova edizione
Bologna Children's Book Fair, una festa per i più piccoli
È
folla già alla conferenza stampa: la presentazione della Bologna
Children's Book Fair, il più importante appuntamento mondiale dedicato
al libro per ragazzi, parte con un primo successo, a Milano, dove
Palazzo Formentin era allestito con una prima mostra. Sono infatti
appese ovunque le illustrazioni di Chloé Alméras, responsabile della
visual identity dell'edizione 2018 della Fiera internazionale del libro
per ragazzi. Sono suoi i personaggi che trascinano grandi cappelli
pieni di piante, a ricordare i tantissimi illustratori che ogni anno a
Bologna portano il proprio lavoro sia alle selezioni dei tanti premi
che durante i giorni di fiera per aggiungerli al famoso muro che si
riempie di illustrazioni e per mostrarle agli editori. Un appuntamento,
quello a Bologna per fine marzo, che si caratterizza sempre più come
una festa, punto di ritrovo irrinunciabile per i professionisti del
settore, luogo delle scoperte e dell'incanto, tra nuovi filoni, mostre
e convegni.
Oltre al responsabile della Beijing International Book Fair - la Cina è
il paese ospite, quest'anno - e al presidente di Bologna Fiere, era al
tavolo dei relatori Ricardo Franco Levi, responsabile dell'Associazione
Italiana Editori, che ha voluto sottolineare come sia questo un periodo
felice per il mondo dell'editoria. "A Bologna vedrete una bellissima
fiera, che sarà anche una bellissima festa, il libro si sta
riprendendo, come l'economia italiana, l'editoria continua a crescere,
e quelli che leggono di più sono i bambini, la grande speranza del
mondo, e la forza dell'editoria per ragazzi". Leggi
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Storie - La macchina imperfetta
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Il
regime fascista non ebbe affatto una struttura amministrativa
efficiente né innovò in modo particolare rispetto al passato, ma fu un
organismo complesso che intrecciò alleanze ed accettò compromessi con
il notabilato e la burocrazia dell’epoca liberale, accogliendone
diversi esponenti nelle sue fila. È quanto rivela la ricerca
dello storico Guido Melis, La macchina imperfetta. Immagine e realtà
dello Stato fascista (il Mulino), che indaga nei meandri dello
Stato fascista, mettendo in luce che, come scrisse Giaime Pintor nel
1943 era appunto “una macchina imperfetta”, malata di gigantismo e
anticipatrice di quello spreco della spesa pubblica che poi avrebbe
ereditato l’Italia repubblicana. Basti pensare che Mussolini diede vita
a 300 nuovi enti pubblici.
Mario Avagliano
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Icone e iconoclasti |
La
piaga del buonismo e del politicamente corretto, categorie diffuse ma
criptiche, potrebbe perseguitarci come una pandemia di cui si può
predire l’inizio ma non la fine. Fra l’altro, chi in tale ambito è
buono e corretto con uno, finisce sovente per essere cattivo e
scorretto con l’altro. Non a caso i loro sostenitori si son ben
guardati dal richiamarsi alla bontà e alla correttezza, ripiegando
prudentemente su buonismo e politica. Un poco come il marxismo, perché
mentre a nessuno passerebbe per la mente di dirsi materialista,
definirsi come materialisti dialettici oppure storici è tutt’altra
cosa, anche perché in quel caso funziona l’effetto Mc Guffin descritto
da Alfred Hitchcock e diffuso in Italia da Walter Chiari col c.d.
sarchiapone. Effetto che deve aver funzionato egregiamente quando, ere
geologiche addietro, il compromesso, termine non esaltante, era stato
anch’esso nobilitato qualificandolo come ‘storico’.
Emanuele Calò
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