IL DOSSIER DI PAGINE EBRAICHE - UN ANNO DI COVID

“Anziani, fragilità da tutelare”

Saper cogliere opportunità anche in tempo di crisi: è una sfida e un impegno molto ebraico. Nel dossier “Un anno di Covid” sul numero di marzo di Pagine Ebraiche in distribuzione abbiamo cercato di declinarlo con il contributo di varie voci. Dalla scuola all’editoria, dal teatro alla ristorazione: non c’è settore che non sia stato toccato (e in alcuni casi devastato, con prospettive di ripresa ancora lontane) dalla crisi. Ma ovunque, con dedizione e coraggio, ci si è sforzati di trovare strade e modelli alternativi. Anche servendosi di strumenti tecnologici – alcuni esistenti, altri nuovi – che in breve tempo sono diventati familiari a milioni di italiani. Una strada percorsa anche dalle istituzioni dell’ebraismo italiano per venire incontro alle esigenze degli iscritti, per dare forza alla sfida di essere uniti e comunità in senso pieno anche a distanza.

”Mi resta impressa, di questo primo anno di pandemia, la mia prima uscita dopo il lockdown. Nell’aria sentivo una cappa di inquietudine. Il silenzio, che molte volte è meraviglia, lo avvertivo invece come gravido di pericoli. Una sensazione mai provata fino ad allora, decisamente strana. Come sono tornata a casa, ho scritto una poesia”.
Sopravvissuta adolescente alla Shoah, Edith Bruck è una scrittrice e poetessa di altissimo profilo. Il suo ultimo libro, Il pane perduto, è in lizza al prossimo Premio Strega.
Del libro si è parlato e continua a parlare molto. Un’intervista sui temi sollevati in questa struggente opera, rilasciata all’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, ha portato papa Bergoglio a richiedere un incontro privato con lei, nella sua abitazione romana. Un momento, anche dal punto di vista simbolico, molto forte.
“Per me la Memoria è vivere e la scrittura è respirare”, dice Bruck. E questa, aggiunge con Pagine Ebraiche, è stata la sua salvezza anche in regime d’isolamento forzato. “Vivo tutto il mio tempo in casa, esco pochissimo. Scherzando con gli amici dico che il mio è un po’ un bunker, il bunker Bruck” spiega l’autrice, nata in Ungheria ma italiana d’adozione da ormai moltissimi anni. Al suo attivo numerosi romanzi e poesie. Lo Strega, per lei, non è una novità: era già stata in lizza nella cinquina finale, nel 1974, con Due stanze vuote. “In casa mi sento protetta. D’altronde, anche senza Covid, non sono mai stata troppo mondana. Penso molto. Forse, per la mia salute, penso anche troppo. Ed è da questa attività – dice Bruck – che scaturiscono pensieri non troppo positivi”.

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LA POSIZIONE DEL GRAN RABBINATO 

“Conversioni all’ebraismo in Israele,
la Corte non ha competenza”

Prosegue il dibattito all’interno del mondo ebraico sulla recente sentenza dell’Alta Corte israeliana in merito a conversioni e diritto di cittadinanza. Un tema sul quale anche il rabbinato italiano si sta confrontando in modo serrato. La redazione ha sollecitato alcuni autorevoli Maestri ad intervenire.
Tra le prime reazioni raccolte quelle dei rabbini rav Elia Richetti e rav Alberto Moshe Somekh. “Questa sentenza – l’opinione di rav Richetti, riportata ieri su questo notiziario – rischia di creare una lacerazione fortissima. E non solo in Israele. Tutte le Comunità della Diaspora, per riverbero, ne saranno toccate”. Per rav Somekh, anche lui critico, la sentenza dell’Alta Corte “crea una spaccatura irreversibile in seno al popolo ebraico”.
Rispondendo a una petizione del 2005, la Corte di Gerusalemme ha stabilito che i convertiti alle correnti reform e conservative in Israele sono da considerare ebrei per la Legge del Ritorno. E quindi hanno diritto a chiedere la cittadinanza.
Tra le voci più critiche quella del Gran Rabbinato d’Israele. In particolare, a esprimersi nelle ultime ore è stato il rabbino capo di Safed e membro del Gran Rabbinato Shmuel Eliyahu. “Ho sentito le parole dei giudici dell’Alta Corte che dicono che i convertiti reform saranno riconosciuti come ebrei. Questa sentenza è un errore che può trarre in inganno le persone che vogliono unirsi all’ebraismo. Potrebbero pensare, sulla scia della sentenza, che quella reform sia considerata una conversione. E questo è un grosso errore".

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DOPO LA DECISIONE DELL'ALTA CORTE D'ISRAELE

“Una sentenza benvenuta,
che riconosce la complessità”

La sentenza della Corte suprema d’Israele sulle conversioni: una decisione benvenuta e inevitabile.
Come riportato nel notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24 di ieri, dopo una lunga vana attesa che la Knesset districasse la delicata questione, la Corte suprema d’Israele ha deciso che chi si converte all’ebraismo attraverso i movimenti riformati o conservatori è ebreo a pieno titolo al fine di poter diventare israeliano secondo la Legge del Ritorno. Ciò era già stato riconosciuto da tempo per le conversioni effettuate nella Diaspora; ora la Corte ha esteso il principio alle conversioni effettuate in Israele da rabbini dei due movimenti, notoriamente osteggiati dal rabbinato ortodosso che in Israele ha una veste ufficiale.
La pretesa del rabbinato ortodosso, dentro e fuori Israele, di rappresentare l’unico ebraismo e di avere la parola finale su chi è o non è ebreo, e su come un non ebreo può convertirsi, è stata così smentita nel modo più autorevole possibile al fine del riconoscimento dello status di ebreo come presupposto della cittadinanza di Israele. Certo la Corte non si pronuncia in materia di Halakhah, su cui, in assenza di un sinedrio, il rabbinato ortodosso può mantenere il monopolio, seppure il dibattito al suo interno evidenzia una certa diversità di visioni e interpretazioni.

Giorgio Sacerdoti, professore emerito Università Bocconi

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Ticketless - La Resistenza ebraica in Europa
Questa settimana saluto con piacere l’uscita del libro di Daniele Susini La Resistenza ebraica in Europa, appena pubblicato da Donzelli. Un libro a lungo atteso: un lavoro di sintesi che mancava. Si ricava l’impressione che le stesse difformità di solito riscontrate nella storia dei diversi ebraismi europei si ritrovano nelle forme e nei modi della partecipazione ebraica alla lotta di liberazione. Diversi in Francia, in Polonia, in Unione Sovietica, così come diverse sono le storie dell’ebraismo in questi paesi.
Alberto Cavaglion
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Analisi Scorretta - Islamo-gauchisme e Islamo-fascismo
Nei giorni scorsi La Repubblica ha pubblicato alcuni interventi autorevoli sulla polemica in corso oltralpe sull’islamo-gauchisme. Su Moked, è intervenuto Francesco Moises Bassano con un interessante articolo. La polemica prende avvio da una dichiarazione della ministra del governo francese per l’Istruzione superiore, Frederique Vidal, secondo cui le università non sono immuni dall’islamo-gauchisme. La Vidal ha chiesto un’indagine al CNRS per verificare ciò “che è ricerca accademica e ciò che è militante”.
Anselmo Calò
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Il futuro di Orban
Dopo un lungo tira e molla, Victor Orban ha annunciato, per voce della vice del suo partito Fidesz, l’uscita dal PPE. La portata di questa svolta è tutta da verificare: un’ulteriore tappa della crisi del paradigma sovranista o un suo rilancio? In questi anni Orban ha fatto della permanenza nel Partito Popolare Europeo un suo cavallo di battaglia, anche tentando di spostarlo a destra attraverso un’alleanza con i gruppi conservatori e neo-nazionalisti.
Davide Assael
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Periscopio - Murales
Quella dei grandi murales dipinti, senza autorizzazione, sulle facciate di due palazzi di Napoli, raffiguranti i volti di due giovani caduti in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine, è davvero una vicenda molto triste e inquietante, che spinge a un grande pessimismo riguardo al futuro del nostro Paese, e soprattutto degli ambienti più disagiati e in difficoltà del Mezzogiorno. 
Francesco Lucrezi
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