Il Gran Rabbinato d’Israele
“Conversioni all’ebraismo,
la Corte non ha competenza”

Prosegue il dibattito all’interno del mondo ebraico sulla recente sentenza dell’Alta Corte israeliana in merito a conversioni e diritto di cittadinanza. Un tema sul quale anche il rabbinato italiano si sta confrontando in modo serrato. La redazione ha sollecitato alcuni autorevoli Maestri ad intervenire.
Tra le prime reazioni raccolte quelle dei rabbini rav Elia Richetti e rav Alberto Moshe Somekh. “Questa sentenza – l’opinione di rav Richetti, riportata ieri su questo notiziario – rischia di creare una lacerazione fortissima. E non solo in Israele. Tutte le Comunità della Diaspora, per riverbero, ne saranno toccate”. Per rav Somekh, anche lui critico, la sentenza dell’Alta Corte “crea una spaccatura irreversibile in seno al popolo ebraico”.
Rispondendo a una petizione del 2005, la Corte di Gerusalemme ha stabilito che i convertiti alle correnti reform e conservative in Israele sono da considerare ebrei per la Legge del Ritorno. E quindi hanno diritto a chiedere la cittadinanza.
Tra le voci più critiche quella del Gran Rabbinato d’Israele. In particolare, a esprimersi nelle ultime ore è stato il rabbino capo di Safed e membro del Gran Rabbinato Shmuel Eliyahu. “Ho sentito le parole dei giudici dell’Alta Corte che dicono che i convertiti reform saranno riconosciuti come ebrei. Questa sentenza è un errore che può trarre in inganno le persone che vogliono unirsi all’ebraismo. Potrebbero pensare, sulla scia della sentenza, che quella reform sia considerata una conversione. E questo è un grosso errore. Tutti i candidati alla conversione – le sue parole – devono sapere che nessun rabbino responsabile in Israele farà affidamento sulla conversione reform e non registrerà un convertito reform come ebreo”. Secondo il rabbino capo di Safed, il provvedimento sulle conversioni rappresenta un’ingerenza da parte della Corte in una sfera di competenza che non le appartiene. Questa la sua opinione: “Addolora la brama dei giudici che cercano di appropriarsi di poteri su cose che non sono di loro competenza e di cui non hanno comprensione. Il potere di determinare la conversione appartiene al Gran Rabbinato d’Israele”.
Sul fronte politico, diverse le prese di posizione dei partiti candidati alle elezioni del 23 marzo. Il partito del Premier Benjamin Netanyahu ha parlato di ingerenza dell’Alta Corte e di sentenza che “mette in pericolo la Legge del Ritorno”. Sulla stessa linea il leader di Yamina Naftali Bennett così come gli alleati del Likud, i partiti religiosi Shas e Hagudat HaTorah. Proprio quest’ultimo ha pubblicato un video che sta generando polemiche e contrasti. Il filmato, intitolato ‘Bark Mitzva’, mostra immagini di cani con kippot, e insinua che la sentenza del Tribunale di Gerusalemme sia così indulgente da permettere anche ai cani di convertirsi all’ebraismo. Il video si conclude con la scritta “Solo Hagudat HaTorah preserverà il vostro ebraismo e dei vostri nipoti”. Tra le condanne più dure a questa campagna quella del leader dell’opposizione Yair Lapid (del partito Yesh Atid), secondo cui, con questo messaggio, Hagudat HaTorah si è unita alle schiera degli antisemiti che paragonano gli ebrei ai cani. Lapid, così come Gideon Saar (Tikva Hadasha‎), Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu) e Meirav Michaeli (Labour), è tra i leader dei partiti che hanno sostenuto la sentenza della Corte, che lascia dunque un segno anche sulla campagna elettorale che ci accompagnerà fino al 23 marzo.

(3 marzo 2021)