Il futuro di Orban

Dopo un lungo tira e molla, Victor Orban ha annunciato, per voce della vice del suo partito Fidesz, l’uscita dal PPE. La portata di questa svolta è tutta da verificare: un’ulteriore tappa della crisi del paradigma sovranista o un suo rilancio? In questi anni Orban ha fatto della permanenza nel Partito Popolare Europeo un suo cavallo di battaglia, anche tentando di spostarlo a destra attraverso un’alleanza con i gruppi conservatori e neo-nazionalisti. Il suo obiettivo, però, non pareva essere la costruzione di un fronte europeo alternativo alla maggioranza PSE-PPE, ma il consolidamento di un potere in patria. I voti di Fidesz erano essenziali perché i popolari restassero il primo partito europeo e Orban, politico abilissimo e grande tattico (forse meno stratega), ha fatto pesare al massimo questo suo ruolo per approvare ogni sorta di riforma contro lo stato di diritto in Ungheria. A questo si aggiunge la sua abilità nel far valere il posizionamento geografico dell’Ungheria come argine all’ondata migratoria proveniente da Est. Il gioco è durato finché Angela Merkel non ha spinto per aprire una procedura d’infrazione nei confronti del suo governo, mettendogli sopra una spada di Damocle da cui non si è più liberato. Oggi, la decisione definitiva di abbandonare il gruppo parlamentare dove Fidesz si è collocata fin dalla nascita. Aumenterà il suo potere di pressione, o è la definitiva vittoria della linea Merkel? Chi vivrà vedrà. Quel che è certo è che il sovranismo non è morto, la decisione sui vaccini di Kurz e il ritorno in grande stile di Trump alla convention di Orlando sembrano ulteriori segnali in questo senso.

Davide Assael