Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     1 Settembre 2021 - 24 Elul 5781

L'INIZIO DELL'ANNO SCOLASTICO TRA MISURE ANTICOVID E VACCINI

Israele torna sui banchi di scuola
nel segno di una nuova normalità

Migliaia di studenti e studentesse d'Israele sono tornati in classe in queste ore. Riapre l'anno scolastico nel paese con l'obiettivo dichiarato dal governo di garantire il più possibile la didattica in presenza. Un elemento non scontato in un mondo segnato dalla pandemia, ma su cui l'esecutivo punta molto. “Dopo un anno di Zoom, un anno difficile a fissare gli schermi, voglio augurare a voi, gli studenti d'Israele, una cosa sola: che 'l'anno degli schermi finisca' e inizi un anno di esperienze”, ha dichiarato il Primo ministro israeliano Naftali Bennett, visitando una scuola nel Negev. Al momento la situazione contagi preoccupa le autorità, con oltre undicimila positivi registrati in ventiquattro ore e un trend in continuo aumento. “Ci sarà un aumento dei contagi con l'apertura delle scuole, ma spero che vedremo un'inversione di tendenza nella prossima settimana”, ha dichiarato il direttore del ministero della Salute Nachman Ash. Il suo collega dell'Istruzione, Yigal Slovik, ha aggiunto che “dobbiamo abituarci a vivere così quest'anno. I numeri non faranno che salire, ma la maggior parte degli studenti continuerà a imparare di persona accanto ai loro amici, con gli insegnanti. Il 90% degli studenti sono a scuola”, ha rilevato Slovik, considerando il dato un successo. Nel frattempo le autorità sanitarie hanno predisposto un progetto pilota che sarà lanciato in 200 classi del paese dopo le imminenti festività ebraiche. Il piano prevede che se uno studente viene trovato positivo al covid, i compagni di classe potranno continuare ad andare a scuola. Invece dell'isolamento di tutti, infatti, verranno eseguiti test corona rapidi ogni giorno per gli studenti della classe per una settimana. L'obiettivo, come evidenziato da Bennett, è quello di permettere agli studenti di svolgere il più possibile un anno scolastico normale. A loro si è rivolto il Presidente d'Israele Isaac Herzog, in un messaggio pubblicato da Yedioth Ahronot. "Caro studente, sii curioso, ricerca, fai domande. Non dare nulla per scontato. - l'invito di Herzog - Guarda l'orizzonte e naviga sulle onde dell'immaginazione. L'immaginazione ti spingerà avanti. Sogna: è consentito anche sognare ad occhi aperti. Gioca nelle pause. Se vedi un ragazzo o una ragazza che non ha nessuno con cui giocare, avvicinati. Raggiungi i deboli, aiuta l'altro. Non lasciare nessun bambino da solo. Condividi e sorridi a chi è triste, gioisci con chi è felice".

IL PREMIO DELL'EBRAISMO TEDESCO ALLA CANCELLIERA 

Merkel: “È compito della Germania
rafforzare e difendere la vita ebraica”

Il 26 settembre prossimo, con le elezioni federali, finirà l'era della cancelliera tedesca Angela Merkel. Per sedici anni alla guida della Germania, Merkel ha lasciato un segno indelebile nella politica europea. Dalla crisi dell'Eurozona, a quella dei migranti, fino alla pandemia, gli analisti sono concordi nel attribuire alla cancelliera il merito di aver tenuto unita l'Europa in anni di grandi cambiamenti. E sul fronte interno, il suo lavoro contro ogni forma di discriminazione, contro l'antisemitismo, e a sostegno di Israele è stato molto apprezzato dal mondo ebraico tedesco. Lo ha ricordato nelle scorse ore il presidente del Consiglio centrale ebraico in Germania Josef Schuster, consegnando a Merkel la medaglia Buber-Rosenzweig. Un riconoscimento conferito per la “posizione risoluta” assunta dalla cancelliera nel corso di questi anni contro “le tendenze antisemite e razziste nella politica, nella società e nella cultura”. Intervenendo alla cerimonia di consegna della medaglia, Schuster ha sottolineato la “fermezza di Merkel nel difendere la vita ebraica”. Ha anche ricordato il suo discorso alla Knesset nel 2008, in cui dichiarò che la sicurezza di Israele non è “mai negoziabile”. In Israele la cancelliera avrebbe dovuto recarsi a fine agosto per la sua ultima visita ufficiale. Appuntamento rimandato a causa della crisi afghana. 
Intervenendo alla premiazione, la leader della Cdu ha ribadito come sia compito di Berlino “rafforzare e proteggere la vita ebraica in Germania”. E ha definito l'assegnazione della Medaglia Buber-Rosenzweig “come un onore, ma soprattutto come uno stimolo per continuare ad impegnarci per i valori della nostra democrazia, della tolleranza e della dignità dell'individuo”. 

L'OPERA IN SCENA A VERONA

Il Nabucco emoziona l’Arena,
ma inciampa sull’allestimento

“Va, pensiero, sull’ali dorate…”: ma il pensiero corre troppo rapidamente da Nabucodonosor all’orrore nazista.
Il Nabucco di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera rappresentato all’Arena di Verona sotto la magistrale direzione di Daniel Oren e con un cast d’eccezione, è andato in scena con un innovativo allestimento che ha utilizzato immagini e materiali forniti dal Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara e con il Patrocinio del Ministero della Cultura.
La cornice, già splendida di suo, viene ulteriormente valorizzata da una bellissima Meghillah proiettata sullo sfondo del palco durante l’ouverture. La bellezza della sinfonia di apertura e il prestigio delle maxi immagini che l’accompagnano fornite dal Meis, mandano subito il pubblico indietro nel tempo facendolo immergere nelle atmosfere del tempo. È l’inizio di una prestigiosa collaborazione fra il Meis e l’Arena di Verona.
Ma come per un istinto irrefrenabile, la regia dell’Arena ha deciso di spostare la storia del Nabucco avanti di qualche secolo trasformando l’esilio babilonese nella persecuzione nazista. Come se oggi, nel XXI secolo, non potessimo più considerare la Storia avulsa dal nazismo. I manuali di storia tristemente ce lo insegnano: gli ebrei o sono storia antica o sono vittime sacrificali del nazismo.
C’è un’altra nota terribilmente stonata in questo allestimento: la quarta parte dell’opera, intrisa di mistica redenzione e della tipica Provvidenza romantica, era ulteriormente fuori luogo. Sappiamo che i nazisti sono sempre stati ben lontani dal redimersi o dal chiedere perdono. Alla fine dell’opera Nabucodonosor diventa invece una figura positiva che si erge a salvatore degli ebrei. Il risultato dell’improbabile allestimento dell’Arena è che gli ebrei vengono salvati dal protagonista, ma in divisa nazista!

Paola Abbina

LA ROMA EBRAICA FESTEGGIA MARCO PAVONCELLO

La guerra e il Bar Mitzvah negato,
sulla Tevah per chiudere il cerchio

“Quando ero ancora una bambina, ogni volta che si andava ‘fuori porta’, alla vigna di Monte Compatri, passando dinanzi alla villa che era stata sede del Nobile Collegio di Mondragone, mio padre diceva: ‘Qui sono stato io da studente’ e, senza aggiungere nessuna altra informazione, ci prometteva che un giorno ci avrebbe fatto visitare quella bellissima costruzione. Crescendo ho capito, però, tante cose in più”. E tra queste, racconta Celeste Pavoncello in Padre Cubbe Giusto tra le Nazioni (ed. Proedi), che in quel suggestivo luogo della provincia romana erano sfuggiti alla persecuzione e alla morte alcuni membri della sua famiglia. Il padre Marco, un ragazzino nel drammatico ’43-’44 delle retate nazifasciste. Ed i cugini Graziano e Mario Sonnino.
Merito in particolare di un padre gesuita, Raffaele de Ghantuz Cubbe, che di quel collegio era il direttore. Dal 2010 la sua azione coraggiosa e disinteressata l’ha portato ad essere proclamato “Giusto tra le Nazioni”. Il massimo riconoscimento conferito dallo Stato d’Israele nei confronti di chi operò, in quei tempi bui, per fare luce. Per dare ospitalità e speranza.
“Ricordare la figura di Padre Cubbe – la testimonianza di Marco Pavoncello durante la cerimonia tenutasi allora – mi rende felice ed emozionato. L’emozione scaturisce dal ricordo di un momento terribile per noi ebrei, la persecuzione; la felicità deriva dal poter finalmente ringraziare un uomo cui io e la mia famiglia siamo infinitamente riconoscenti”.
I giorni della clandestinità avevano precluso a Pavoncello la gioia del Bar Mitzvah, la maggiorità religiosa ebraica. Un cerchio che si chiuderà idealmente tra qualche ora, nella sinagoga di via Balbo che è da sempre un punto di riferimento per la sua famiglia. Significativa al riguardo la decisione di donare all’Oratorio Di Castro un nuovo Sefer Torah inaugurato in aprile nel giorno del suo compleanno e fatto realizzare in onore della moglie Claudia Anticoli.

(Nell’immagine Marco Pavoncello insieme al Sefer Torah donato in aprile all’Oratorio Di Castro)

IL MATRIMONIO CELEBRATO NELLA SINAGOGA PIEMONTESE 

Casale Monferrato, emozioni sotto la chuppah

La sinagoga di Casale Monferrato è tornata a ospitare un matrimonio. Un evento non così raro perché la bellezza della sala ha invogliato in passato diverse coppie a sceglierla per la cerimonia del Qiddushin. Quella che si è svolta nelle scorse ore ha avuto però un significato particolare. In primo luogo per lo stesso officiante: il rabbino Ariel di Porto, rabbino capo della Comunità di Torino e di riferimento per la realtà casalese. Per il rav il primo matrimonio celebrato a Casale e per di più dopo il lungo stop alle cerimonie imposto dalla pandemia.
La cerimonia è avvenuta a pochi giorni da Rosh haShanah, il capodanno ebraico che tra pochi giorni segnerà l’ingresso nell’anno 5782. Gli sposi erano Luis Dan Birnam, iscritto alla Comunità di Casale dopo essere arrivato in Italia da Buenos Aires alcuni anni fa, e Valentina Sarah Dello Strologo di Milano.

 

VELENI E CARTA STAMPATA

"Civiltà Cattolica", il direttore senza freni
rispolvera il catalogo dei pregiudizi antisemiti

La “religione del cuore” e dall’altra parte, fatalmente contrapposta, la “dottrina dei farisei”.
In un sorprendente testo apparso sul Fatto Quotidiano Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica e la cui firma appare talvolta in evidenza su quotidiani nazionali come Corriere della Sera e Repubblica, rispolvera un tema caro a componenti del mondo cattolico che non sono mai state capaci di liberarsi dell’armamentario di pregiudizi del vecchio antisemitismo.
Nel suo intervento domenicale sul Fatto dove tiene una rubrica fissa, Spadaro tratteggia l’immagine di un ebraismo dedito a un ordine “della formalità” e “della banalità” che ridurrebbe la trascendenza “a fenomeno esoterico o esteriore”. Il direttore della Civiltà Cattolica prende a pretesto la netilat yadayim, il lavaggio rituale delle mani. Per Spadaro una delle “moine” dietro cui si celerebbe “una visione falsa del rapporto con Dio, come se l’uomo dovesse porsi in una condizione ‘pura’ per rivolgersi a Dio”. Addirittura, secondo il gesuita, “questi lavaggi finiscono solo per immunizzarci da Dio stesso, a sterilizzarci dalla fede”. Spadaro impartisce la sua lezione concludendo che il rapporto trascendente con Dio “o tocca l’autenticità profonda di una vita oppure è inutile paccottiglia devota, trash”.

Ticketless - Bobi
Confesso di non avere mai amato i libri di Roberto Calasso, di cui invece apprezzavo il fiuto editoriale. Ero impressionato dal giudizio sarcastico di Cases in “Che cosa fai in giro?”, il quale parlando del suo antenato rabbino di Reggio, Israel Carmi, oppostosi a Napoleone, il grande livellatore della differenza ebraica, scriveva: Ceronetti, Zolla e Calasso “mi invidierebbero un antenato che si oppose all’imperatore”. Per Cases, e si parva licet anche per me, l’evasione verso il misticismo del trio era incomprensibile. Mi sono ricreduto in questi giorni leggendo il breve libro di Calasso, uscito postumo e dedicato a Bobi Bazlen, di cui sempre il crudele Cases lamenta “l’aura mitica e la scarsa produttività”. 
Alberto Cavaglion
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La leggenda degli ebrei di Strasdenhof
Durante il periodo di occupazione militare tedesca della Lettonia, il Reich aprì un Campo di lavori forzati presso Strasdenhof (oggi Strazdumuiža, distretto di Riga), tecnicamente sub-Campo di Riga-Kaiserwald; operativo dai primi di agosto 1943, entro la fine del medesimo anno il Campo di Strasdenhof contava circa 1.200 ebrei provenienti dalle liquidazioni dei Ghetti di Vilnius e Riga. 
Francesco Lotoro
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Periscopio - Non negare
Dunque, nell’ultima puntata della nostra ricognizione sul tema “Dante e gli ebrei”, dello scorso 25 agosto, abbiamo sollevato la domanda di dove vengano collocati, nella grande tripartizione ultraterrena della Commedia, gli ebrei vissuti prima del cristianesimo. E quelli dopo? 
Francesco Lucrezi
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