La guerra e il Bar Mitzvah negato,
sulla Tevah per chiudere il cerchio

“Quando ero ancora una bambina, ogni volta che si andava ‘fuori porta’, alla vigna di Monte Compatri, passando dinanzi alla villa che era stata sede del Nobile Collegio di Mondragone, mio padre diceva: ‘Qui sono stato io da studente’ e, senza aggiungere nessuna altra informazione, ci prometteva che un giorno ci avrebbe fatto visitare quella bellissima costruzione. Crescendo ho capito, però, tante cose in più”. E tra queste, racconta Celeste Pavoncello in Padre Cubbe Giusto tra le Nazioni (ed. Proedi), che in quel suggestivo luogo della provincia romana erano sfuggiti alla persecuzione e alla morte alcuni membri della sua famiglia. Il padre Marco, un ragazzino nel drammatico ’43-’44 delle retate nazifasciste. Ed i cugini Graziano e Mario Sonnino.
Merito in particolare di un padre gesuita, Raffaele de Ghantuz Cubbe, che di quel collegio era il direttore. Dal 2010 la sua azione coraggiosa e disinteressata l’ha portato ad essere proclamato “Giusto tra le Nazioni”. Il massimo riconoscimento conferito dallo Stato d’Israele nei confronti di chi operò, in quei tempi bui, per fare luce. Per dare ospitalità e speranza.
“Ricordare la figura di Padre Cubbe – la testimonianza di Marco Pavoncello durante la cerimonia tenutasi allora – mi rende felice ed emozionato. L’emozione scaturisce dal ricordo di un momento terribile per noi ebrei, la persecuzione; la felicità deriva dal poter finalmente ringraziare un uomo cui io e la mia famiglia siamo infinitamente riconoscenti”.
I giorni della clandestinità avevano precluso a Pavoncello la gioia del Bar Mitzvah, la maggiorità religiosa ebraica. Un cerchio che si chiuderà idealmente tra qualche ora, nella sinagoga di via Balbo che è da sempre un punto di riferimento per la sua famiglia. Significativa al riguardo la decisione di donare all’Oratorio Di Castro un nuovo Sefer Torah inaugurato in aprile nel giorno del suo compleanno e fatto realizzare in onore della moglie Claudia Anticoli.
Domani Pavoncello varcherà nuovamente quella soglia. Pronto a vivere, insieme ai suoi cari, un’altra grande emozione.

(Nell’immagine Marco Pavoncello insieme al Sefer Torah donato in aprile all’Oratorio Di Castro)

(1 settembre 2021)