Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       20 Settembre 2021 - 14 Tishri 5781
LA RACCOLTA FONDI PROMOSSA DALL'UCEI ARRIVA A DESTINAZIONE

"Educazione e valori, nel nome di Sarah Halimi"

La costruzione di un centro comunitario in Israele, l’acquisto di un Sefer Torah, lo sviluppo di attività socio-educative volte a favorire l’integrazione degli ebrei francesi. Sono le iniziative portate avanti nel nome di Sarah Halimi dal figlio Yonathan.
Per non dimenticare la madre, uccisa a Parigi il 4 aprile del 2017, lo scorso giugno rav Yonathan Halimi aveva avviato una raccolta fondi con al centro diversi progetti dedicati all’educazione. “Più di 40 anni fa, mia madre ha costruito un asilo nido in cui ha accolto centinaia di bambini parigini. Educazione, trasmissione e unione erano i valori che la guidavano” spiegava il figlio lanciando la campagna, che da subito ha ottenuto l’adesione e il sostegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ora, con la collaborazione anche del World Jewish Congress, una prima parte dei fondi raccolti dall’UCEI è arrivata a destinazione, e servirà a sostenere i diversi progetti messi in campo dalla famiglia Halimi. A partire dall’Ohel Sarah, il centro comunitario realizzato in Israele con l’obiettivo, sottolineava a Pagine Ebraiche Yonathan, di “promuovere i valori ebraici tanto cari a mia madre: un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi, crescere anche ebraicamente”.
Un’iniziativa sostenuta dunque dall’UCEI, che ha dato un forte supporto anche alla campagna per chiedere giustizia per Sarah Halimi. Con una clamorosa e contestata sentenza in primavera la Corte di cassazione francese ha confermato la natura antisemita del crimine, ma ha dichiarato non penalmente responsabile l’assassino della donna, Kobili Traoré. Questo perché l’uomo è stato ritenuto incapace di intendere e volere al momento dell’omicidio perché “in preda a una psicosi delirante acuta dovuta all’assunzione di cannabis”. Una decisione duramente contestata dalla famiglia Halimi, dall’ebraismo francese e non solo, con migliaia di persone scese in piazza per gridare la propria indignazione in Francia, in Europa, nel mondo. Anche il presidente francese Emmanuel Macron è intervenuto, promettendo una riforma per evitare che casi simili all’omicidio Halimi si ripetano. “La riforma del sistema giuridico è un passo fortemente auspicato da tutti noi – aveva evidenziato a Pagine Ebraiche rav Halimi – È una strada corretta verso la quale tendere. Lo stesso, non smetteremo di batterci per fare giustizia anche su questo specifico caso. So che non sarà facile, che per portare Traoré a processo servirà un piccolo miracolo. Ma non intendiamo arrenderci: questo assassino deve essere giudicato e deve pagare per i suoi crimini”.

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IL PROGETTO DI MEMORIA VIRTUALE CON IL SOSTEGNO DEL MUSEO ANU 

"Cimiteri dissacrati, portiamo sul web
il ricordo dei nostri cari sepolti in Libia"

Dopo la persecuzione dei diritti e delle vite, l’odio si rivolse contro i morti. Una infamia perpetrata al fine di cancellare non solo il presente e il futuro ma anche il ricordo di una millenaria presenza sradicata nel segno di violenze feroci e pogrom.
La devastazione e dissacrazione dei cimiteri ebraici di Libia successiva all’esodo forzato del 1967 resta una ferita insanabile, anche per via dell’irreversibilità di un processo che di quegli spazi ha fatto ormai tabula rasa. Ricostruire quei cimiteri nella realtà non sarà forse mai possibile. Resta una strada alternativa, sul web, attraverso un diverso modo di fare memoria.
È quanto propone David Gerbi, memoria storica degli ebrei libici e apprezzato collaboratore di questi notiziari dove ogni lunedì elabora la vicenda di un singolo e di una famiglia toccata dall’esilio: un progetto di “ricostruzione virtuale dei cimiteri di Libia dissacrati”.
Gerbi ne è l’ideatore e promotore. Al suo fianco ANU, il Museo del Popolo ebraico di Tel Aviv, che ha dato il proprio supporto all’iniziativa.
La ricostruzione virtuale, spiega Gerbi, “ci permetterà di ricordare i nostri defunti, parte delle nostre Comunità ormai sparite, e di poter dedicare l’accensione di un lumino o la recitazione di un Kaddish alle date delle ricorrenze”. Un progetto in fieri, ma già entrato in una prima fase di sviluppo, pensato soprattutto “per le generazioni a venire”.
Gerbi stesso è stato testimone di quella barbarie: “Nel 2002 – racconta – vidi con orrore il cimitero di Tripoli raso al suolo, con le ossa che spuntavano dal terreno e ragazzini intorno impegnati in una partita di calcio. Sono passati 19 anni e non ho mai scordato quella terribile e agghiacciante visione”. In quell’area già violata sarebbero stati poi edificati un tratto dell’autostrada e dei palazzi. Sorte simile per il cimitero di Bengasi, altro centro nevralgico della Libia ebraica.

(Nell'immagine: una foto d'epoca della sinagoga di Tripoli)

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AL CENTRO L'ANTICO ARON DA POCO RESTAURATO  

Vercelli ebraica, emozioni in sinagoga
per il nuovo allestimento

Tre turni d'ingresso e una gran risposta di pubblico giunto anche da fuori città per la prima visita serale al nuovo allestimento interno alla sinagoga di Vercelli con punto focale l'Aron del Seicento da poco restaurato grazie a una sinergia tra la Comunità ebraica locale, nella figura in particolare della sua presidente Rossella Bottini Treves, diverse fondazioni bancarie piemontesi (CRVercelli, Compagnia San Paolo, CRT) che hanno sostenuto questo sforzo e gli architetti Franco Lattes e Paola Valentini che lo hanno realizzato materialmente.
Un gioiello che suggella un impegno di conservazione e valorizzazione del patrimonio che ha portato in esposizione nelle vetrine di un luogo "vivo" sul piano dell'identità e dell'aggregazione ebraica, ma anche della trasmissione di saperi verso l'esterno, un significativo numero di documenti, manufatti e oggetti sia liturgici che non. Tra i più evocativi la bacchetta appartenuta al direttore del coro Ezechiele Levi, donata all’Università Israelitica di Vercelli contestualmente all'apertura del Tempio nel 1878. Uno dei più maestosi edifici del tempo dell'emancipazione.
Guidata da Francesco Guilla, la visita ha ripercorso le principali tappe della gloriosa storia ebraica vercellese e delle altre realtà orbitanti attorno ad essa (a partire da Biella, la cui sinagoga ha custodito il più antico Sefer Torah in uso in tutta la Diaspora).
Un'occasione anche per ricordare il contributo di un grande Maestro, rav Elia Richetti, che all'allestimento ha dato un fondamentale apporto in termini di visione, entusiasmo e conoscenze.

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LA PRESENTAZIONE A CASALE 

Il Monferrato e la cucina della tradizione

In un settembre monferrino ricchissimo di eventi enogastronomici non poteva mancare il contributo della Comunità ebraica locale, che nelle scorse ore ha ospitato la presentazione del libro “La Cucina della Memoria – Ricette Giudaico Monferrine raccolte dai ricettari di famiglia”. 
Centocinquanta pagine edite da Salomone Belforte, oltre un centinaio di piatti trascritti con dovizia da quadernetti trasmessi da una generazione all’altra. È il racconto di un mondo che ovviamente non è solo quello del gusto perché, se già ogni piatto su una tavola italiana narra una lunga storia di mamme e nonne, le ricette delle famiglie ebraiche partono da più lontano.

Alberto Angelino

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IL NUOVO PROGETTO UGEI 

Ask A Jew, l'ebraismo raccontato su TikTok

Cos’è lo Yiddish? Parli “ebreo” o israeliano? Cosa vuol dire kasher? Gli ebrei sono circoncisi? Domande elementari, a volte banali che però trovano una risposta immediata e semplice sul canale social che spopola fra i più giovani: TikTok.
Un nuovo prodotto dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia sulla piattaforma cinese inventata nel 2015 da Alex Zhu e Luyu Yang, dal titolo Ask A Jew, sta ottenendo un importante riscontro: 33mila likes, 3500 follower che seguono la pagina, 13 video che danno risposte sull’ebraismo in meno di un minuto. “Un successo in parte inaspettato” commenta Simone Santoro, ingegnere di 26 anni, presidente Ugei al suo secondo mandato. 

Lucilla Efrati

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Nessuna nobilitazione
Considero il sionismo come qualcosa di molto serio, e questo nonostante i miei interessi vadano piuttosto verso un ebraismo diasporico, purtroppo ormai in via di sparizione ma che ha rappresentato per duemila anni e più un arricchimento straordinario dell’intera umanità. E proprio per questo, in ricordo di quello che ha rappresentato il sionismo fin dalle sue origini, mi rattrista profondamente che quello che è stato uno stimolante incontro/scontro tra Israele e diaspora possa oggi prendere l’aspetto della giustificazione del rapimento di un minore.
 
Anna Foa
Oltremare - Sinestesia
Delle molte cose di cui non smetto di stupirmi in Israele, una è sicuramente quella che definirei l’estrema sinestesia del Kippur, che si esprime in tre modi distinti e indipendenti.
La sua prima espressione è quella della narrativa del Yom Kippur prima della ricorrenza. 
 
Daniela Fubini
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Storie di Libia - Gino Mantin
Gino Mantin, ebreo di Libia. Il suo bisnonno aveva costruito un tempio nella Hara e anche un cimitero poi donato alla comunità. Ricorda che la madre era solita governare il giovedì affinché i fedeli trovassero pulito e in ordine il sabato. La sua famiglia era molto tradizionalista. 
David Gerbi
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Laicità incompleta
A testimoniare l’attualità del 20 Settembre, per l’ebraismo italiano data importante che sancì anche la fine dell’odioso ghetto di Roma, ha pensato quest’anno la Cassazione.
La sua recente sentenza circa l’esposizione nella scuola pubblica del crocifisso vede infatti la confluenza critica di diversi, opposti, pensieri sulla sua essenza “cerchiobottista”, a dimostrazione che un completo percorso di laicità nello Stato ancora non si è completato.
Gadi Polacco
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