“Cimiteri dissacrati, portiamo sul web
il ricordo dei nostri cari sepolti in Libia”

Dopo la persecuzione dei diritti e delle vite, l’odio si rivolse contro i morti. Una infamia perpetrata al fine di cancellare non solo il presente e il futuro ma anche il ricordo di una millenaria presenza sradicata nel segno di violenze feroci e pogrom.
La devastazione e dissacrazione dei cimiteri ebraici di Libia successiva all’esodo forzato del 1967 resta una ferita insanabile, anche per via dell’irreversibilità di un processo che di quegli spazi ha fatto ormai tabula rasa. Ricostruire quei cimiteri nella realtà non sarà forse mai possibile. Resta una strada alternativa, sul web, attraverso un diverso modo di fare memoria.
È quanto propone David Gerbi, memoria storica degli ebrei libici e apprezzato collaboratore di questi notiziari dove ogni lunedì elabora la vicenda di un singolo e di una famiglia toccata dall’esilio: un progetto di “ricostruzione virtuale dei cimiteri di Libia dissacrati”.
Gerbi ne è l’ideatore e promotore. Al suo fianco ANU, il Museo del Popolo ebraico di Tel Aviv, che ha dato il proprio supporto all’iniziativa.
La ricostruzione virtuale, spiega Gerbi, “ci permetterà di ricordare i nostri defunti, parte delle nostre Comunità ormai sparite, e di poter dedicare l’accensione di un lumino o la recitazione di un Kaddish alle date delle ricorrenze”. Un progetto in fieri, ma già entrato in una prima fase di sviluppo, pensato soprattutto “per le generazioni a venire”.
Gerbi stesso è stato testimone di quella barbarie: “Nel 2002 – racconta – vidi con orrore il cimitero di Tripoli raso al suolo, con le ossa che spuntavano dal terreno e ragazzini intorno impegnati in una partita di calcio. Sono passati 19 anni e non ho mai scordato quella terribile e agghiacciante visione”. In quell’area già violata sarebbero stati poi edificati un tratto dell’autostrada e dei palazzi. Sorte simile per il cimitero di Bengasi, altro centro nevralgico della Libia ebraica.
L’appello agli ebrei di origine libica, molti dei quali residenti in Italia, è al massimo sforzo “affinché vengano raccolti e inoltrati i nomi di defunti: familiari, conoscenti e amici sepolti in Libia”. Ogni dato in più, sottolinea Gerbi, “aiuterà a dare un’immagine più completa”. Così come “il sostegno di chi vorrà contribuire con una donazione: qualcuno l’ha già fatto, e gliene sono grato: si tratta di una grande mitzvah”.
A breve, annuncia Gerbi, sarà costituita un’associazione specificamente dedicata al progetto.

(È possibile entrare in contatto con David Gerbi scrivendo all’indirizzo di posta elettronica davidgerbi26@gmail.com)

(Nell’immagine in alto: una foto d’epoca della sinagoga di Tripoli)
(20 settembre 2021)