Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   26 Settembre 2021 - 20 Tishri 5782
L'INTERVENTO 

Benedetto Croce, gli ebrei e Sukkot

In vacanza lo scorso agosto a Pescasseroli, nel cuore delle montagne abruzzesi, mi sono ritrovato circondato dai ricordi di personaggi illustri. Appena arrivato, il portiere del residence dove alloggiavamo, vedendomi con la kippà e un libro ebraico in mano, mi ha chiesto se fossi ebreo. Alla risposta affermativa, mi ha detto di aver conosciuto il rabbino Toaff che andava in vacanza in un residence lì vicino, aggiungendo: “Veniva con la scorta. Una volta organizzò un convegno interreligioso con molti partecipanti e gli uomini della scorta aumentarono. Lo serravano così da presso a ogni passo che se Toaff si fosse fermato di colpo, gli sarebbero andati addosso”. Che rav Toaff usasse passare alcuni giorni di vacanza a Pescasseroli mi è stato poi confermato dai suoi familiari e dai rappresentanti delle comunità.
A Pescasseroli nacque nel 1866, nel palazzo della nobile famiglia materna Sipari, Benedetto Croce. Anche il padre era abruzzese, di Montenerodomo. La famiglia di Croce si era in realtà trasferita già da qualche tempo a Napoli, ma a causa dell’epidemia di colera erano tornati in montagna, considerata una zona più sicura e isolata, e lì Benedetto nacque. Passata l’epidemia, andarono di nuovo a Napoli dove Benedetto crebbe e dove iniziò la sua formazione culturale, e con essa la passione per i libri, dei quali – come scrisse decenni dopo – “perfino l’odore di carta stampata mi dava una dolce voluttà”. Nel luglio 1883, in vacanza a Ischia, il terremoto a Casamicciola causò la morte dei genitori e della sorella e anche il giovane Benedetto rimase gravemente ferito, sommerso dalle macerie. Croce non tornò a Pescasseroli se non molti anni dopo, nell’agosto 1910, divenuto acclamato filosofo e senatore del Regno, e in quell’occasione pronunciò un discorso dal balcone del palazzo Sipari alla gente venuta a rendere omaggio all’illustre figlio di quel paese: “Sono andato in giro per molta parte del mondo [ma] non mi ero ancora risoluto a venire a Pescasseroli [… per non] sostituire immagini precise a quelle ondeggianti che erano nel mio cuore ricche di tanto significato, giacché facevano tutt’uno con l’immagine di mia madre”. E poi, alla fine del discorso, pronunciò le seguenti parole, che sono il motivo per parlare di Croce su questo sito:
Ho vissuto la mia vita a Napoli, tra una popolazione intelligentissima, calda, cordiale, impulsiva […]. A Napoli ho svolto la mia attività di uomo di studio […]. Eppure io ho tenuto sempre viva la coscienza di qualcosa che nel mio temperamento non è napoletano […] io mi son detto spesso a bassa voce, tra me e me, e qualche volta l’ho detto anche a voce alta: – Tu non sei napoletano, sei abruzzese! – e in questo ricordo ho trovato un po’ d’orgoglio e molta forza.
Belle parole. Peccato che il filosofo abruzzese se ne fosse evidentemente dimenticato quando invitò gli ebrei, dopo le persecuzioni per mano dei fascisti e dei nazisti e per evitarne di altre, a “fondersi sempre meglio con gli altri Italiani, procurando di cancellare quella distinzione e divisione nella quale hanno persistito nei secoli”, aggiungendo che gli ebrei sono “foggiati da alcuni tratti sopravviventi di una religiosità barbarica o primitiva”, come scrisse in una lettera inviata a Cesare Merzagora poi pubblicata come prefazione agli scritti di quest’ultimo. Parole che suscitarono stupore nei più, anche alla luce del fatto che Croce si era adoperato a favore degli ebrei durante il periodo nazifascista.
In un incontro del tutto ipotetico a Pescasseroli fra rav Toaff e B. Croce, magari seduti al caffè in Piazza del Municipio, mi immagino che il rabbino avrebbe potuto dire al filosofo: “Quello che Lei disse sull’essere abruzzese non vale forse pure sull’essere ebreo? Bene le ha risposto il mio collega e corregionale Dante Lattes, dalla parola pronta e dalla lingua tagliente, che sul giornale Israel le scrisse, con tutto il rispetto dovuto a un illustre filosofo quale Ella è, che il consiglio agli ebrei di scomparire in quanto tali non l’avrebbe dato a nessun’altra religione, a nessun altro nucleo etnico o nazionale e neppure ai liberali, ai repubblicani, ai socialisti, ai comunisti che volessero persistere nella loro fede politica!”.
Questa settimana gli ebrei festeggiano Sukkot, la festa delle capanne, apparentemente la più “primitiva” fra le feste ebraiche, con la sua materialità, la terra e le piante che la caratterizzano. I Maestri del Talmud insegnano che la sukkà, la capanna, è collegata con l’Arca Santa che conteneva le Tavole della Legge. E come i Dieci Comandamenti furono donati a tutta l’umanità, così Sukkot è una festa dedicata all’umanità intera, in attesa del compimento della profezia messianica di Michà (4:1-5): E avverrà in futuro che il monte della casa del Signore sarà saldo al di sopra di tutti gli altri monti […] e a lui affluiranno tutti i popoli […] che spezzeranno le loro spade per farne delle vanghe e le loro lance per farne delle falci; nessuna nazione alzerà più la spada contro un’altra e non impareranno più l’arte della guerra […] Mentre tutti i popoli procedono nel nome del rispettivo dio, noi procederemo per sempre nel nome del Signore, nostro Dio (trad. di rav Giuseppe Laras z.l.).
Nessun fondersi di credi religiosi, ma ogni nazione con il suo specifico modo di rapportarsi alla Divinità. Questa è la visione, per alcuni primitiva, dell’ebraismo.
Chag sameach, una gioiosa festa.

Rav Gianfranco Di Segni

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LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO COORDINATO DALL'UCEI

"Libri ebraici catalogati, un patrimonio per tutti"

Si intitola “I-Tal-Ya Books” l’innovativo progetto frutto della collaborazione tra Unione delle Comunità Ebraiche in Italia (UCEI), Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (BNCR) e Biblioteca Nazionale d’Israele (NLI) di Gerusalemme per creare, per la prima volta in assoluto, un catalogo unificato di tutti i libri ebraici in Italia. L’iniziativa “I-Tal-Ya Books”, resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Rothschild Hanadiv Europe, si propone di catalogare 35.000 volumi provenienti da 14 comunità ebraiche in Italia e 25 istituzioni statali. Una prima fase si è appena conclusa, con la catalogazione dei primi 5mila volumi, come ha spiegato in queste ore Gloria Arbib, referente UCEI del progetto, presentando “I-Tal-Ya Books” al pubblico della Festa del Libro ebraico di Ferrara. Sotto la Sukkah del Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis), i diversi partner hanno ricordato l’importanza e l’unicità di un’iniziativa ambiziosa che vuole mettere a disposizione di studiosi di tutto il mondo il patrimonio librario dell’Italia ebraica.
“È un progetto in cui abbiamo creduto fin dal primo giorno, impegnativo e importante: un progetto di restauro, catalogazione, valorizzazione e condivisione mondiale di un antico patrimonio ebraico italiano il cui valore è immenso”, le parole in apertura della Presidente UCEI Noemi Di Segni. “Questo patrimonio non ha precedenti in tutto il mondo e il nostro obiettivo – ha evidenziato Di Segni – è quello di renderlo disponibile a tutti gli accademici e a coloro che apprezzeranno questo sapere che abbiamo reso disponibile in tutto il mondo in passato, come continueremo a fare nel presente e nel futuro”.
Nel 2018, ha ricordato Arbib, il gruppo di lavoro si è riunito e ha posto le basi organizzative per iniziare la catalogazione. Inizialmente si è deciso di svolgere una fase pilota concentrandosi su duemila volumi presenti in alcune biblioteche a Roma, Milano, Torino e Genova. Volumi che sono consultabili sulla Teca, il portale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, e sono progressivamente aumentati grazie al lavoro dei catalogatori, proseguito anche nel difficile periodo della pandemia. “Questo progetto è un perfetto esempio di lavoro di squadra: le forti connessioni e la fiducia reciproca instaurate tra le tre istituzioni partner all’inizio del progetto nel 2018 e nel 2019 ci hanno permesso di continuare con la sua implementazione durante quest’ultimo anno difficile. – ha affermato Oren Weinberg, direttore della National Library of Israel, il cui intervento, come quello degli altri relatori, è stato tradotto dalle tirocinanti della SSLMIT Università di Trieste che collaborano con la redazione di Pagine Ebraiche – Sono sicuro che gli ottimi rapporti instaurati tra l’ufficio catalogazione della Biblioteca d’Israele e i team di catalogazione e tecnici in Italia ci consentiranno di portare avanti con successo questo progetto che si espande accogliendo molte altre collezioni di comunità e istituzioni di tutta Italia”.

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VERSO LA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA - IL SITO ONLINE

Incontri e stimoli nel segno dei "Dialoghi"

È online il sito della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2021, ricco di programmi, contenuti, approfondimenti, video, gallery fotografiche e percorsi multimediali per scoprire le tante località che aderiscono al circuito, quest’anno oltre cento, distribuite in sedici regioni, da nord a sud alle isole.
Una piattaforma che è l’ormai consolidata cinghia di trasmissione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che coordina la manifestazione, le tante realtà che organizzano gli eventi e il pubblico, che ogni anno partecipa numeroso alle iniziative. Sono infatti nell’ordine delle decine di migliaia le presenze di visitatori che popolano a ogni edizione le vie dei quartieri ebraici, i musei, le sinagoghe e le tante occasioni di approfondimento, musica, spettacolo, arte. Rendendo l’edizione italiana, secondo quanto stabilito dalla stessa AEPJ – l’associazione europea per la preservazione e valorizzazione del patrimonio ebraico in Europa e organizzazione “ombrello” della Giornata – la manifestazione più ampia e riuscita del vecchio continente, grazie alla bellezza e rilevanza del patrimonio storico e culturale ebraico italiano, e grazie alla riuscita sinergia tra Comunità ed enti ebraici, istituzioni locali e associazioni attive sui territori.

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VERSO LA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA - L'INTERVENTO  

Dialogo, una sfida antica

Inauguriamo con l’intervento della Presidente UCEI Noemi Di Segni una serie di articoli sulla Giornata Europea della Cultura Ebraica 2021 e sul tema prescelto quest’anno a unire tutti gli eventi: Dialoghi. I testi sono tratti dal sito della Giornata, sul quale sono presenti programmi, contenuti, approfondimenti, video, gallery fotografiche e percorsi multimediali per scoprire le tante località che aderiscono al circuito. 

“Imparo a essere morale quando sviluppo la capacità di mettermi nei panni dell’altro, quando sono responsabile del bene comune e di chi verrà dopo di me, e questa abilità la apprendo solo confrontandomi faccia a faccia o fianco a fianco.” Le parole di rav Jonathan Sacks z.l., espresse nel suo libro-testamento spirituale “Moralità”, sono un lascito essenziale per tutti noi, una sorta di bussola utile ad affrontare questi tempi complessi.
Sono parole che ci appaiono in piena sintonia con il tema della XXII Giornata Europea della Cultura Ebraica, “Dialoghi”, che in Italia si terrà domenica 10 ottobre 2021 e al cuore della quale è posto proprio il tema dell’ascolto, lo scambio, il confronto propositivo. A partire da Padova, Città Capofila di questa ventiduesima edizione e luogo in cui si terrà l’inaugurazione ufficiale, dando il via alle centinaia di appuntamenti in tutta Italia.
Quella del dialogo è una sfida antica. Attraversa i secoli e porta con sé vittorie e sconfitte. Sfida che riguarda le diverse dimensioni del nostro essere: con il D-O unico e i suoi imperativi, come fu per Abramo e Mosè, che con l’Onnipotente avevano un dialogo costante, talvolta anche aspro; con i nostri Maestri, con i correligionari, con altre minoranze e altri popoli, nella nostra vita come singoli e nella dimensione collettiva e unitaria.
A volte siamo tentati di immaginare la storia ebraica come un susseguirsi di secoli in cui sono esistite soltanto persecuzioni – certamente risultato dell’assenza di ogni interesse al dialogo con la presenza ebraica e la prevalenza dell’odio cieco – ma accanto alle diaspore forzate, ai secoli di discriminazione e subalternità, all’Inquisizione, all’epoca dei ghetti, all’antisemitismo moderno e alle sue tragiche conseguenze nella prima metà del ‘900, è sempre esistito un fiume carsico di dialogo e scambio con le altre religioni e con l’intera società, che ha portato anche a luminosi esempi di convivenza.
La storia del popolo ebraico è, anche, la storia di uno scambio costante e fluido con il mondo circostante. Uno scambio che oggi, nelle democrazie avanzate e pluraliste, è evidentemente la norma, e che con la globalizzazione è diventato anch’esso globale,
Viviamo tempi non facili, ma ricchi di possibilità e opportunità. La rete e le nuove tecnologie hanno cambiato le relazioni sociali e hanno avvicinato l’umanità come non era mai accaduto prima. E siamo diventati tutti più prossimi, più vicini l’uno all’altro. E questa vicinanza si esprime in maggior bene ma spesso anche in maggior malessere e mal fare.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI 

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IL PROGETTO SOSTENUTO DALL'OTTO PER MILLE UCEI 

Patologia e cura, il ruolo dei familiari

Non sempre i familiari di bambini e giovani affetti da gravi patologie risultano debitamente assistiti. Carenze strutturali, ma spesso anche a livello di formazione.
Punta a supplire a questa mancanza il progetto “La famiglia che cura”, sostenuto da una quota della raccolta Otto per Mille UCEI destinata al supporto delle attività dell’associazione fiorentina Ulisse Onlus attiva da 25 anni nel campo della solidarietà sociale.
Nel quadro di questa collaborazione incentrata in passato sul tema della “diversità”, al via stamane un corso online che punta a dare pieno sostegno a caregiver familiari, ma anche ad operatori del settore medico-assistenziale, educatori e insegnanti. Il primo di una serie di incontri che affronteranno tematiche concrete non sempre approfondite a sufficienza: dall’accettazione della malattia all’individuazione di un punto di equilibrio tra cura, lavoro e socialità; dalla play therapy agli stimoli suscitati dalla lettura.
Apprezzamento per la collaborazione con l’UCEI è stato espresso da Caterina Adami Lami, presidente di Ulisse Onlus, che si è anche soffermata sull’immagine simbolo del progetto (presentata da una madre e tratta da un’antica tecnica giapponese di “riparazione”).
Questo il messaggio associato: “Ogni ferita, ogni difetto, può essere riparato in modo da acquisire unicità e bellezza. Persone ‘imperfette’ ferite, se ‘riparate’ con intelligenza, creatività e amore, possono acquisire una perfezione che è sia unica che bellissima”.
Oltre una quarantina i partecipanti all’evento odierno, che ha anche visto i saluti della Consigliera UCEI Sara Cividalli (che in seguito sarà anche relatrice). Nelle sue parole un riferimento alla festa di Sukkot in corso, con l’auspicio che questa lieta concomitanza possa costituire la premessa per un percorso buono e fruttuoso.

(Elaborazione grafica di Noemi Coen) 

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LA FESTA DEL LIBRO EBRAICO / 1

Venezia e quel Ghetto "cortile del mondo"

In vista dell’anniversario dei 500 anni dall’istituzione del Ghetto Beit Venezia – Casa della Cultura Ebraica promuoveva con l’Università Ca’ Foscari un progetto denominato “Reimmaginare il Ghetto per il ventunesimo secolo” rivolto a vari autori, anche di fama internazionale, con l’obiettivo di rivisitare “letterariamente” il quartiere e la sua storia. A ciascuno il compito – racconta lo studioso e docente universitario Shaul Bassi, presidente di Beit Venezia – di realizzare un testo “che sarebbe andato a comporre una nuova biblioteca contemporanea del Ghetto, che illuminasse la sua specificità locale e la sua portata globale”.
Circa trenta (donne e uomini) gli intellettuali coinvolti in questo processo di indagine e ripensamento, “tra autori ebrei legati alle varie esperienze diasporiche di ghettizzazione storica” e autori “di altre culture, religioni, retroterra etnici con un’esperienza collettiva legata a diversi ghetti reali o metaforici”. I frutti di quell’indagine protrattasi per ben cinque anni (2013-2018) sono ora raccolti in un libro di cui Bassi è il curatore – Il cortile del mondo. Nuove storie dal Ghetto di Venezia (ed. Giuntina), protagonista della giornata conclusiva della Festa del Libro Ebraico (assieme a Bassi interverranno la scrittrice Igiaba Scego e la curatrice del Meis Sharon Reichel).

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LA FESTA DEL LIBRO EBRAICO / 2

André Neher, apertura e coraggio

Nel giorno delle elezioni in Germania, che segneranno il futuro dell’Europa, alla Festa del Libro ebraico di Ferrara il passato tedesco è uno spunto per riflettere sul tema del perdono. A portarlo avanti, attraverso il pensiero del filosofo e teologo francese naturalizzato israeliano André Neher, lo studioso Raniero Fontana, presentando il suo André Neher. Apertura di spirito, coraggio della fede (Pazzini, 2020). Dialogando sotto la sukkah del Meis con il direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera, Fontana spiega la posizione di Neher rispetto a un possibile perdono della Germania per il crimine della Shoah. “Un perdono impossibile perché solo le vittime possono perdonare e nessuno può sostituirsi a loro, la posizione di Neher che entrerà in polemica con Martin Buber al riguardo” ricorda Fontana, citando la decisione di Buber di ricevere nel 1960 il premio del sindacato dei librai tedeschi. E, nell’occasione, di aprire a un possibile perdono. “Neher dirà chiaramente che non si può concedere a poco prezzo un alibi alla Germania, regalare in questo modo una buona coscienza a basso costo al paese. Non c’è perdono per un crimine irreparabile” spiega Fontana, riflettendo poi sull’idea di perdono nell’ebraismo attraverso il pensiero di Neher. Una figura, ha ricordato Luzzatto Voghera, che nel dopoguerra ebbe un ruolo centrale per la cultura francese così come per l’ebraismo transalpino. E che, in polemica con Charles De Gaulle, nel 1967 decise di trasferirsi in Israele.
“Neher, come Dante Lattes per l’Italia ebraica, ebbe una funzione importante nella ricostruzione dell’ebraismo francese – l’analisi del direttore del Cdec – Si impegnò, come racconta Fontana, a collocare gli ebrei nel nuovo equilibrio internazionale, ad assegnare loro un ruolo spirituale nel mondo, arrivando a parlare di missione”.

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LA VISITA AL QUIRINALE DA MATTARELLA

Memoria viva, l'impegno delle sorelle Bucci

Due libri in dono: Noi, bambine ad Auschwitz, racconto della loro drammatica esperienza in campo di sterminio, e Storia di Sergio, incentrato sulla vicenda del cuginetto Sergio De Simone assassinato nei sotterranei della scuola amburghese di Bullenhuser Damm. Incontro privato con il Capo dello Stato Sergio Mattarella per Andra e Tatiana Bucci, le due sorelle fiumane instancabili voci di Memoria. Nella solenne cornice del Quirinale un’occasione per ribadire l’importanza del ricordo vivo, della trasmissione ai giovani di valori e autentica consapevolezza.

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L'INCARICO EFFETTIVO DA GENNAIO

Il Cern sceglie un israeliano: Rabinovici presidente

Lo scienziato israeliano Eliezer Rabinovici è stato designato come nuovo presidente del CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle.
Fisico di fama internazionale e già vicepresidente del CERN dal 2016 al 2018, è docente all’Università ebraica di Gerusalemme ed entrerà in carica a partire dal prossimo gennaio con un mandato annuale (rinnovabile fino a due volte).
“Questo – ha detto accettando il nuovo incarico – è un posto speciale in cui la scienza si occupa di alcune delle più importanti questioni relative al mondo in cui viviamo. In questi 16 anni da Consigliere ho avuto modo di toccare con mano la dedizione, la collaborazione e la preparazione di chi ci lavora. Un lavoro indirizzato verso la stessa missione”.

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UNA VITA TRA ARTE, CULTURA E MEMORIA

Giulia Mafai (1930-2021)

È morta all’età di 91 anni Giulia Mafai, terza figlia di Mario Mafai e Antonietta Raphaël.
Costumista e scenografa di fama internazionale, aveva vissuto sulla propria pelle l’abominio delle leggi razziste e la successiva persecuzione delle vite. Un destino che l’ha accumunata alla madre, artista straordinaria che sarà presto ricordata in una mostra in preparazione alla Galleria Nazionale di Roma, e alle sorelle più grandi.
Una scultura realizzata del 1936, intitolata Le tre sorelle, le immortala assieme: Miriam legge un libro, mentre Simona e Giulia la ascoltano attente. “Un gesto semplice e sereno, ripetuto chissà quante volte nelle case ebraiche”, commentava di recente Giulia. “La storia potrebbe finire qui, invece il dramma è alle porte: nel 1938 vengono emanate le leggi razziste e in tutte le case ebraiche viene distrutta ogni certezza, ogni dolcezza, il sogno di un futuro”. Da qui la decisione di donare l’opera alla Fondazione Museo della Shoah, in occasione della passata edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. “Al ricordo delle vite distrutte prima ancora di incominciare a vivere, alla memoria di tutto quello che poteva essere e che per crudeltà umana è stato distrutto poniamo questo ricordo”, il messaggio che ha accompagnato quest’azione.

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GRANDE ESPERTO DI LINGUE SEMITICHE ANTICHE

Felice Israel (1951-2021)

Autorità nel campo delle lingue semitiche, Felice Israel è stato un intellettuale eclettico e dalla forte personalità. Capace di affascinare il pubblico sia nelle aule universitarie dell’Università di Genova dove insegnava “ufficialmente” che ai tavoli del Caffè San Marco, storica istituzione della sua Trieste, dove poteva capitare di incontrarlo mentre, in modo più informale, impartiva lezioni di ebraico biblico.
Al centro della sua attività di ricerca e didattica lo studio comparato dell’aramaico e del paleoebraico, quello dei processi di grammaticalizzazione del sostantivo asar nell’ebraico biblico e nell’accadico, l’approfondimento del problema della lingua poetica dei Semiti nordoccidentali.
“Un intellettuale brillante, una persona dalla forte umanità” il ricordo del neuroscienziato Alessandro Treves. “Era capace di intrattenere lezioni su temi davvero complessi, frutto di studi generosi e appassionati. Ascoltarlo parlare era suggestivo. Non ci si stancava mai di sentirlo viaggiare in mondi così lontani che aveva il dono di rendere chiari, vivi e sempre stimolanti. Per chi gli è stato al fianco, un grande privilegio”.
Una lettura necessaria
“I pregiudizi traggono la loro forza dall’essere simultaneamente tenaci e malleabili. […] È proprio questa doppia natura ad animare la leggenda sull’invenzione ebraica degli strumenti creditizi tardo-medievali e a spiegarne la diffusione e le mutazioni nel corso del tempo”. Così Francesca Trivellato nelle prime pagine del suo libro Ebrei e capitalismo [Laterza].
Un grande libro. Visti questi nuovi tempi di complottismo, anche assolutamente necessario.
 
                                                                          David Bidussa
Il presente assente
«Se il tempo prima di te è vuoto, non saprai mai chi cita chi e chi copia chi. Non sospetterai d’esserti perso qualcosa. Vivrai in un eterno presente nel quale ogni valutazione avviene sottovuoto». La citazione è quella di Guia Soncini, giornalista che si occupa del costume dei tempi correnti. Mi sembra appropriata per definire quel senso di vuoto, riempito poi da tante sciocchezze, tanto più esibite e ripetute quando minore è la loro consistenza residua, che si accompagna allo spirito del presente. 
 
                                                                          Claudio Vercelli
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