Commemorato il Giusto Giovanni Palatucci
Commemorato a Gerusalemme, presso il Memoriale Yad Vashem, il Giusto Giovanni Palatucci
In occasione del 60mo anniversario della morte di Giovanni Palatucci (Dachau 10 febbraio 1945) si è tenuta a Gerusalemme, presso il Memoriale di Yad Vashem, una solenne commemorazione alla quale hanno partecipato le Autorità italiane – rappresentate dal Ministro degli Interni Pisanu, dal Capo della Polizia Giovanni De Gennaro, dall’Ambasciatore d’Italia in Israele Sandro De Bernardin – e le Autorità israeliane fra cui il Ministro della Sicurezza Ghidon Ezra. La delegazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane era composta dal Presidente Amos Luzzatto, dal Consigliere e rappresentante in Italia dell’Anti Defamation League Alessandro Ruben, dal Consigliere Renzo Gattegna e dal Consigliere Claudia Debenedetti. Durante la cerimonia di consegna alla memoria di Giovanni Palatucci della medaglia ‘Giusto fra le Nazioni’, il presidente Luzzatto ha tenuto un breve discorso che riportiamo integralmente.
“Gli ebrei europei ancora avvertono le tracce delle persecuzioni razziali di più di cinquant’anni fa. Come mai? Non sono più in atto leggi discriminatorie, nella maggioranza dei nostri Stati l’Olocausto è ricordato in pubbliche assemblee, memoriali di rilievo sono stati costruiti nelle capitali, il Papa ha dichiarato che le persecuzioni razziali sono state il più orribile crimine contro l’umanità. Ci si potrebbe ancora chiedere di spiegare che cosa succede dopo tanto tempo.
Gli ebrei sono ancora a lutto per le loro famiglie distrutte, per le sinagoghe bruciate, per la loro vita comunitaria e culturale che è scomparsa. Più ancora, ricordano quando sono stati discriminati prima ed espulsi dalle società come quella tedesca, italiana, austriaca e come più tardi sono stati deportati in tutta Europa verso le camere a gas e i forni crematori. Ma forse più ancora delle sofferenze materiali essi lamentano il fatto che nella maggior parte dei Paesi non vi sia stata una protesta diffusa o una opposizione organizzata contro la persecuzione crudele malgrado che questa non potesse essere ignorata dalle autorità politiche, accademiche e religiose. Ci siamo sentiti soli. Eppure, malgrado si tratti di una minoranza, qualcuno seppe reagire a rischio della propria vita. Chiamiamo queste persone chasidey ummot ha–olam, i Giusti fra le nazioni, che noi onoriamo qui su questa collina. Uno di loro fu il re di Danimarca, un altro Peshev, il Presidente del Parlamento bulgaro, tra gli italiani ricordiamo in particolare Giorgio Per lasca. E con lui Giovanni Palatucci. Egli era stato dapprima designato alla direzione dell’ufficio stranieri della polizia italiana di Fiume nel 1937; divenne poi questore nella stessa sede e si impegnò per difendere centinaia e migliaia di profughi ebrei in contrasto con le direttive tanto delle Autorità fasciste italiane che, dopo il settembre 1943, di quelle tedesche. Fornì aiuto per amore umano e per un profondo sentimento religioso, ben consapevole del rischio che correva. Effettivamente fu catturato dalla Gestapo il 13 settembre 1944, poi trasportato a Dachau dove morì il 10 febbraio 1945, non ancora compiuti trentasei anni. La sua vita breve ed eroica dimostra che, malgrado la dittatura e la forza del regime e dei suoi alleati e collaboratori qualcosa poteva essere fatto e molte vite avrebbero potuto essere salvate. Rinunciare a reagire per evitare il peggio si dimostrò vano; d’altra parte il peggio era già stato prestabilito dal piano di sterminio ed era già stato messo in atto. La reazione fu da parte di interi villaggi, di piccoli gruppi generosi, di singoli eroi. Palatucci fu uno di questi. Yehi zikhro barukh. Dio benedica la sua memoria”. Gerusalemme, 10 febbraio 2005