Dialogo per il Mediterraneo
La strada è aperta. Il filo del confronto torna alla luce. Gli ebrei italiani ricominciano a parlare con l’Italia dimenticata, con il Paese lontano e per secoli negato, con la realtà meridionale.
E il dialogo riparte da Bari, dove proprio alla vigila della Giornata europea della Cultura ebraica, ha avuto luogo un’occasione d’incontro, di musica e di degustazione di cibi kasher destinata a segnare la svolta e organizzata dal direttore del Dipartimento Educazione e Cultura Rav Roberto Della Rocca. Ebrei e Mediterraneo, ebrei e Sud. Vicende leggendarie che sembravano relegate ai libri di storia tornano vive. E questa volta scendono in campo le istituzioni. Si mettono in gioco gli enti locali. A cominciare dalla Regione Puglia. E riaffermano il proprio ruolo le istituzioni dell’ebraismo italiano. Un incontro a porte chiuse fra il governatore pugliese Nichi Vendola e il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Italiane Renzo Gattegna (che era fra l’altro accompagnato dal presidente della Comunità ebraica di Napoli Pierluigi Campagnano) ha gettato le basi per costruire il futuro. A cominciare dal prossimo, ambizioso appuntamento: l’edizione 2009 della Giornata europea della cultura ebraica nell’antichissima realtà ebraica di Trani che sta oggi rinascendo.
“Nel rivolgermi a voi – ha dichiarato alla folla commossa che si riuniva nell’antico Fortino di Sant’Antonio simbolo simbolo dell’Italia slanciata nel Mediterraneo il presidente dell’Unione – sento l’emozione che scaturisce dalla consapevolezza di partecipare alla ripresa di un dialogo e al ristabilimento di uno stretto legame che gli ebrei hanno avuto con il Meridione d’Italia ed in particolare con la Puglia di cui, per oltre 16 secoli, furono parte integrante e componente essenziale. In questi ultimi anni – ha aggiunto – abbiamo preso atto, con attenzione ed entusiasmo, che le antichissime, mitiche traccie della presenza ebraica nell’Italia Meridionale, quei segni che sembravano pietrificati dal tempo e relegati ai musei o ai libri di storia, manifestano nuovi segni di vita e offrono nuovi stimoli culturali. Di questo entusiasmo ho percepito nitidamente l’esistenza già in occasione dei primi contatti con il Presidente della Regione, Nichi Vendola, con l’Assessore al Mediterraneo, Silvia Godelli, e con i sindaci e le autorità locali di tutte le città coinvolte in questa iniziativa. Questo comune entusiasmo non viene attenuato ma anzi viene esaltato dalla dimensione, dall’importanza e dalla difficoltà dell’impresa che ci accingiamo ad affrontare”.
“Vogliamo riscoprire – ha ripreso Gattegna – le traccie di una presenza che è iniziata ai tempi dell’antica Roma, ha attraversato tutto il Medio Evo ed è poi repentinamente scomparsa nel giro di pochi anni che vanno dal 1500 al 1541. La presenza nel territorio pugliese è stata ampia e diffusa tanto che le ricerche storiche ed archeologiche confermano che ha interessato almeno 57 delle città più importanti di questa regione. La vita di queste Comunità fu caratterizzata dall’alternarsi di periodi di libertà e di pacifica convivenza, ad altri di oppressione e di discriminazione.
Il dialogo si è interrotto per ben cinque secoli. Ma oggi è importante prendere atto che sono maturate le condizioni per sanare questa lunga e dolorosa frattura.
Questo è il momento di trovare la determinazione ad agire, a non perdere questa grande occasione , a trasformare rapidamente in concrete iniziative il programma che sta emergendo dai nostri incontri”.
Annunciando il programma 2009 che vedrà Trani protagonista, il presidente Ucei ha anche ricordato che proprio nel centro pugliese da alcuni anni si è ricostituito un embrione di Comunità ebraica che ha ottenuto dal Comune la disponibilità di un’antica sinagoga nella quale vengono nuovamente celebrate le festività ebraiche.
Ma la giornata di Bari ha rappresentato per l’Unione anche l’occasione di rivolgere un fraterno e affettuoso saluto ad un piccolo gruppo degli abitanti di Sannicandro Garganico. “Sono i discendenti di coloro che intorno al 1930 decisero collettivamente di abbracciare l’ebraismo. Molti di loro vivono in Israele, altri in Italia, tutti rimangono testimoni viventi di un evento misterioso e affascinante che ha interessato gli ebrei e la Puglia”.
“Andiamo avanti insieme con coraggio – ha concluso il presidente Ucei – guardiamo al futuro senza dimenticare il passato, anzi facciamo sì che il passato diventi oggetto di studio comune e quindi di arricchimento culturale e civile per tutti”.
E’ stata poi la volta del presidente Comunità Ebraica di Napoli Pierluigi Campagnano che ha svolto un’appassionata relazione sulla storia, le vicende e le speranze degli ebrei nell’Italia meridionale.
“Non sono tempi – ha quindi ammonito il presidente della Regione Puglia Vendola – ben disposti nei confronti della conoscenza della diversità, sono tempi in cui paiono tornare i fantasmi dell’intolleranza. Dobbiamo sempre sentirci in trincea. Noi abbiamo costruito il treno della Memoria, dettato per noi stessi l’agenda del dovere della memoria. Perché la Shoah non è alle nostre spalle, è sulle nostre spalle. Oggi – ha annunciato il governatore – inizia un altro percorso. Siamo nella condizione di porci in positivo molte domande. Chi è l’ebreo, che cos’è l’ebraismo. Per la regione Puglia quella che comincia oggi è una scelta politica. Certo, siamo piccoli nel Mediterraneo, ma non vogliamo restare inerti. Noi vogliamo essere fra i figli di Abramo coloro che tentano di rinnovare il Patto di pace e camminare su due gambe, quella che ci tiene in un passato fatto anche di sofferenze e quella che corre verso il futuro. Il Mediterraneo – ha concluso Vendola – deve smettere di essere retorica e diventare il mare su cui l’umanità rinnova una scommessa di pace”.
Anche l’assessore al Mediterraneo della Regione Puglia Silvia Godelli ha sottolineato l’importanza del percorso che sta cominciando. “Vorremmo riappropriarci dell’intero universo simbolico prima ancora che religioso. La Puglia è stata destinata a incontrare il mondo ebraico dopo la distruzione del Tempio e ha continuato a incontrarlo. Le radici del Mediterraneo non sono solo una cartolina, ma anche vitalità e prospettiva. L’ebraismo italiano parte della società, ma anche elemento di ricchezza e di diversità”.
“Quello che stiamo rivivendo oggi – ha aggiunto l’editore Alessandro Laterza – è un pezzo della nostra storia. Abbiamo il diritto e il dovere di conoscerlo. E non sono più soddisfatto di parlare solo di Shoah. Credo che sia importante parlare di cultura viva”.
“La memoria – ha aggiunto lo scrittore Stefano Levi Della Torre – non deve espandersi come cultura della morte. C’è piuttosto l’esigenza di dare risposte positive.
Dobbiamo tornare a conoscere le globalizzazioni culturali nel Mediterraneo. Gli ebrei del mediterraneo sono stati traduttori anche sotto il profilo metaforico, hanno dimostrato di voler parlare agli altri.
“L’Europa – ha detto David Meghnagi psicanalista e docente università di Roma – è smemorata e affida agli ebrei il compito di ricordare per conto degli altri. Ma la nostra è una cultura della vita. Che ha favorito un grande processo di sprovincializzazione anche attraverso il salvataggio della varietà delle lingue”.
“L’ebraismo .- ha concluso il direttore del dipartimento Educazione e Cultura Roberto Della Rocca – sollecita innumerevoli definizioni, ma finisce per non adattarsi a nessuna. L’identità ebraica indefinibile e polivalente. Siamo un popolo che ha perso il suo centro geografico e che ha trovato nella memoria nel tempo la sua centralità. E siamo un’identità i movimento”.
g.v.