“Abbattiamo gli ostacoli alla reciproca comprensione”
Il giorno di Rosh ha-Shanà, il Capodanno ebraico, celebra, secondo la tradizione, il principio dell’esistenza di tutto il creato e l’inizio della storia dell’umanità.
E’ quindi una solennità non solo ebraica, ma universale, destinata a ricordare che tutto è stato creato dal D.o unico e che tutto il genere umano discende dal primo uomo al quale D.o volle infondere, con un unico gesto, la vita, l’afflato spirituale e la capacità di distinguere il bene dal male.
La concezione monoteistica dell’ebraismo fa discendere direttamente, dall’intuizione del D.o unico, l’unicità della condizione umana.
Tutta l’umanità, che fu unita alla nascita, potrà, nel tempo, ricomporre questa unità solo quando la giustizia regnerà sulla terra.
L’aspirazione alla Giustizia è un elemento essenziale dell’ebraismo, tanto che il Rosh ha-Shanà, il Capodanno, viene anche definito lo Yom ha-Din, il giorno del Giudizio, non solo per gli ebrei, ma per tutti gli uomini e per tutti i popoli. E’ questa un’ulteriore riaffermazione dell’unità e dell’uguaglianza di tutti gli uomini al cospetto di D.o, senza distinzioni etniche, culturali o nazionali.
In questo giorno viene riproposta, come principio fondamentale del vivere civile, la fratellanza umana che fu già posta da D.o all’inizio della creazione.
Nel mondo di oggi, nel quale esistono diverse nazionalità, diverse religioni, diverse tradizioni, si fa sempre più pressante l’esigenza di conciliare l’identità e il senso di appartenenza di ognuno, con lo spirito di fratellanza.
La travagliata storia del genere umano e la sua condizione attuale mostrano quanto diffuse siano le violenze, le guerre, le sopraffazioni e le situazioni di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e quanto l’umanità si sia allontanata dal modello divino originario.
Ancora maggiore è il turbamento che ci assale, quando ingiustizie ed efferatezze vengono perpetrate con l’inaccettabile motivazione di imporre agli altri la propria fede religiosa, che così non viene più vissuta come regola morale, ma viene degradata a ideologia che si tenta di far prevalere a tutti i costi e con tutti i mezzi.
L’augurio, per questo anno 5769 che sta per cominciare, è che l’introspezione e la riflessione individuale e collettiva ci consentano di riconoscere e di eliminare dal nostro animo e dalle nostre menti qualsiasi ostacolo alla reciproca comprensione, alla reciproca accettazione e al riconoscimento della pari dignità.
Pur nella saldezza delle proprie convinzioni, ognuno di noi deve avvicinarsi all’altro senza superbia, ma con modestia, apertura e disponibilità ad ascoltare, ad imparare e ad arricchirsi dell’intelligenza altrui.
Tutto ciò non dovrebbe essere impossibile, fra popoli e individui che dichiarano di credere nell’unicità e nell’onnipotenza del Creatore e che, quindi, non possono che confidare nell’immutabilità dei principi che Egli stesso pose nel momento in cui iniziò la sua opera prodigiosa.
Renzo Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane