La Kasherut è un’etica, non soltanto una regola
Molti interrogativi sono sorti dopo che una catena di scandali ha colpito uno dei maggiori stabilimenti per la produzione di carne kasher negli Stati Uniti.
Dieci anni fa, ho pubblicato un libro intitolato “Kosher Sex” (Sesso kasher). Molti furono disorientati da questo titolo. “Ma come? La parola kasher non appartiene solo al cibo?” Ho dovuto spiegare che il termine kasher è dominante nell’ebraismo e connota un certo equilibrio etico. Quando diciamo che qualcosa è kasher intendiamo che non solo è adatta, ma che è anche conforme a una moralità elevata.
Negli ultimi anni, lo stabilimento Agriprocessors, a Postville, il maggiore produttore di carne kasher in America, è stato messo sotto esame dai media statunitensi. Quattro anni fa, un’operazione dell’associazione animalista PETA che si batte per l’etica del trattamento degli animali, ha prodotto un video, girato clandestinamente nello stabilimento, che mostra la rimozione della trachea di un animale dopo che lo stesso era stato sgozzato. Il documentario mostrava inoltre il video una situazione in cui l’animale viene tenuto a testa in giù in modo da facilitare la macellazione rituale.
L’azienda si era difesa affermando che il rabbinato d’Israele imponeva di adoperare questo metodo che assicura di avere la gola dell’animale a portata di mano, ottenendo così un taglio decisivo e minimizzando la sofferenza dell’animale.
Nelle ultime settimane l’impianto è stato messo nuovamente sotto accusa a causa della maggiore indagine per l’individuazione di lavoratori immigrati illegali nella storia degli Stati Uniti. Lo stabilimento fu privato di metà del proprio personale quando 389 immigrati clandestini finirono in arresto. Le perquisizioni hanno causato una scarsità di carne kasher in America. Alcuni immigrati arrestati hanno riferito agli investigatori che nello stabilimento le norme sulla sicurezza non erano rispettate e che ci lavoravano anche operai minorenni.
I loro racconti hanno messo in crisi molti consumatori di prodotti kasher, che si sono posti domande su quanto sia kasher un prodotto, se i valori e l’etica dell’ebraismo non vengono rispettati nel processo di produzione. Questi dubbi dovrebbero essere presi in considerazione in tutte le realtà e in tutti gli stabilimenti che producono carne kasher.
La Agriprocessors appartiene alla famiglia Rubashkins, una famiglia di ebrei aderenti al movimento Lubavitch e noti per la loro filantropia, la loro gentilezza e meticolosa fedeltà ai principi dell’ebraismo. Il mio scopo non è quindi quello di criticare delle brave persone che si trovano in difficoltà, specialmente in vista del fatto che la loro versione dei fatti deve ancora essere esplicitata. Inoltre, il rappresentante della Union Ortodox, Rav Menachem Genach, che ha fornito il certificato di kasherut allo stabilimento, è un noto studioso e una delle migliori persone che io conosca. Non dubiterei mai di uno stabilimento certificato come kasher da una personalità del suo calibro. Piuttosto vorrei prendere spunto da questi fatti per trasmettere un’idea della kasherut che non trascuri mai più l’importanza morale ed etica di questi principi.
Uno dei mandati della Torah è quello di evitare ogni inutile sofferenza dell’animale. Questa regola rappresenta un caposaldo dell’etica divina. Causare una sofferenza ingiustificata a un essere vivente è vietato. I Maestri hanno insegnato che un uomo doveva prima sfamare il proprio bestiame e poi se stesso. I Comandamenti includono anche gli animali domestici nel riposo dello Shabbat.
Nella Genesi, l’Eterno ordinò ad Adamo ed Eva di sfamarsi solamente di vegetali: “Da tutte le erbe del giardino potrai mangiare”. Dopo il Diluvio universale sorse un dilemma, perché tutte le piante e gli animali furono sterminati, tranne il bestiame che era sull’arca. Se Dio non avesse permesso alla famiglia di Noè di nutrirsi degli animali sull’arca, il genere umano sarebbe stato condannato a sparire. Da questo episodio, si è creata un’accettazione del desiderio umano di consumare carne come alimento.
Ma come possono gli umani uccidere gli animali e restare contemporaneamente sensibili al valore della vita?
Questo è il motivo delle regole sull’alimentazione. Nel concedere all’uomo il diritto di nutrirsi di carne animale, Dio ha imposto all’uomo di prendere la vita dell’animale nel modo più umano possibile.
Il Rav Samson Raphael Hirsch ha chiarito che solo gli animali che non sono predatori, come ad esempio le capre, i bovini e le pecore vengono ritenuti commestibili. Gli animali di cui possiamo cibarci sono erbivori, quindi più vicini al mondo vegetale. Il pollame, permesso al consumo, vive di granaglie e altre sostanze, ma non di carne.
Dietro a queste leggi si manifesta il desiderio di Dio di educare l’uomo lontano dalla sua naturale tendenza all’aggressività. Agli ebrei è dunque proibito il consumo e la consuetudine con il sangue, ed è comandato di rigettare la violenza e astenersi dalla crudeltà nei confronti degli animali indifesi. Dio è il creatore della vita, l’uomo ne è il guardiano e il protettore.
In molti danno merito alle leggi della kasherut spiegando così la sensibilità dell’ebraismo in confronto alla storia di alcune delle altre grandi religioni. Non conosco crociati o attentatori suicidi nella popolo ebraico. Nei tempi antichi, tutte le guerre condotte da ebrei, come ad esempio la rivolta dei Maccabei contro Antioco IV nel 167 prima dell’era Volgare e la rivolta degli zeloti contro Roma nel 66 dell’era comune, furono combattute per difendere il diritto di praticare la propria religione.
La parte più importante nelle leggi della kasherut riguarda il modo in cui viene presa la vita dell’animale. La Torah dichiara che gli ebrei non possono mangiare neanche gli animali permessi se essi non sono stati macellati dalla gola con l’immediato sezionamento delle arterie e della vena giugulare effettuato con un movimento che deve essere rapido e decisivo. Il taglio rende l’animale inconscio e permette al sangue di drenare fuori dal corpo.
Se l’obbiettivo della Torah è quello di sensibilizzare l’essere umano nei confronti del valore della vita animale, ancora di più dobbiamo sempre essere sensibili verso l’infinito valore della vita umana. Ecco perché il modo in cui vengono trattati i lavoratori negli stabilimenti di carne kasher ha una grande importanza e deve riflettere gli insegnamenti profondamente umani che trasmettono le leggi della kasherut.
Da questo punto di vista i responsabili della Agriprocessor potrebbero aver commesso degli errori. Sono sicuro che correggeranno immediatamente i loro sbagli e che non saranno solo uno stabilimento per la produzione di cibo kasher, ma agiranno da stabilimento kasher.
Questa dovrebbe servire da lezione per tutti i produttori di carne kasher nel mondo.
Rav Shmuley Boteach
(versione Italiana a cura di Loren Raccah)