Con Obama cambiano gli orizzonti, per le maggioranze e le minoranze

Stamattina, aprendo il sito, mi appare una foto emozionante, con un bellissimo titolo, Di nuovo in cammino, la foto di Martin Luther King affiancato da tre importanti rabbini, tra cui il grande Avraham Heschel, che marciano insieme per i diritti civili ad Arlington nel 1968, quarant’anni or sono. E’ il modo con cui Guido Vitale ha voluto celebrare la vittoria di Barack Obama, primo presidente nero degli Stati Uniti, e insieme ricordare che c’è stato un momento nella storia, appena quarant’anni, in cui neri ed ebrei hanno lottato insieme negli Stati Uniti della segregazione razziale. Per anni, esponendosi a molti pericoli, i giovani attivisti ebrei avevano militato nel movimento dei diritti civili, avevano marciato e manifestato negli Stati segregazionisti, considerando che la loro identità ebraica trovasse in questa battaglia per l’uguaglianza di tutti gli esseri umani la sua naturale espressione, il suo compimento. Poi, dopo l’assassinio di Martin Luther King, dopo la fine della segregazione al Sud e lo scoppio delle rivolte nei ghetti neri del Nord, la distanza era divenuta enorme fra queste due minoranze di cui una, quella ebraica, era entrata a vele spiegate nella maggioranza, divenendo “bianca”, e l’altra, quella nera, era rimasta “minoranza”.

Il fatto che oggi l’elezione di un nero alla presidenza degli Stati Uniti, la più importante carica politica del mondo, metta fine per sempre a questa condizione di minorità dei neri, cambia le cose per tutti, per i bianchi e per i neri, per gli ispanici e gli ebrei, per le maggioranze e le minoranze. E non le cambia solo negli Stati Uniti. Forse è vero che il voto degli ebrei americani non è stato statisticamente determinante per l’elezione di Obama. Ma lo è stato per gli ebrei che nella maggioranza lo hanno appoggiato, con un entusiasmo che ci ricorda il grande appoggio che essi hanno dato nel passato ad un altro grande presidente, Franklin Delano Roosevelt. E chi nel mondo ebraico ha temuto per la vittoria di Obama, ha guardato soprattutto agli anni delle diffidenze, delle incomprensioni, dell’identità da ogni parte riaffermata come un muro, e non a quella storia comune, a quella foto in cui il grande leader dei neri, Marin Luther King, a poche settimane dal suo assassinio, marcia al braccio dei rabbini verso il futuro.

Anna Foa