valori/Benedetto XVI

La parashà di questa settimana, Itrò, contiene tra l’altro i dieci comandamenti, all’apparenza una sorta di codice etico giuridico universale. La tradizione rabbinica, a partire da altri testi biblici, elabora anche quelli che sono definiti i sette precetti noachidi, le norme a cui tutti gli uomini si dovrebbero attenere. Ma la contemporaneità ci pone inevitabilmente di fronte alla domanda se esista realmente un sistema di valori condiviso.

Benedetto Carucci Viterbi, rabbino

Le parole pronunciate giovedì scorso da Benedetto XVI a proposito della Shoah possono essere accolte come un atto di chiarezza. In realtà testimoniano del vuoto. Quelle parole, infatti, per il modo in cui sono state pronunciate e soprattutto per il tempo che hanno richiesto per essere dette danno la sensazione di una condizione ondivaga, effetto, in cui un ennesimo « Mai più » non interviene profondamente sul senso comune mentre lascia intravedere una lunga « navigazione a vista ». La sensazione che comunicano è quella di un gesto obbligato, dove contano più le buone maniere che la convinzione. Un atto di politica estera, dovuto a qualcuno perché s’acquieti, senza per questo indicare un percorso. E senza fare i conti con le cause. In breve un atto di cortesia, che lascia sul campo molte macerie e non garantisce sull’eventualità del suo ripetersi. Una cosa che assomiglia molto alla retorica dell’autocritica cui ci aveva abituato il linguaggio del “socialismo reale”.

David Bidussa, storico sociale delle idee