Dallo Sthetl alla Grande mela. Joe Kubert e il suo gangster
Joe Kubert è un fumettista poliedrico e capace nella sua lunga carriera di cambiare spesso registro narrativo, passando dai supereroi, Hawkman, ai classici della letteratura d’avventura come Tarzan, a inedite creazioni di carattere storico, come il Sgt. Rock. La sua carriera nel mondo del fumetto inizia colorando la ristampa delle storia di Spirit di Will Eisner per la Quality Comics. Negli anni successivi lavorerà per la DC Comics, Marvel Comics, Eclipse, Harvey Comics.
Kubert è nato in Polonia, Yseran, nel 1926. Ad appena due mesi dalla nascita emigra negli Stati Uniti con tutta la famiglia che lo incoraggia a disegnare. Già all’età di dodici anni guadagna cinque dollari a pagina, una bella cifra per l’epoca. In questi anni di grandi successi non ha mai dimenticato le sue origini ebraiche disegnando diversi fumetti: Yossel, una storia incentrata sulla tecnica del What if, cioè cosa sarebbe successo se… in questo caso se non fosse emigrato negli USA e il suo destino nel ghetto di Varsavia. Poi diverse storie per l’organizzazione Lubavitch e il Moshiach Times, dal titolo “Le avventure di Yaakov e Yosef” negli anni Ottanta.
“Un gangster ebreo” (di Joe Kubert, Planeta De Agostini) è stato pubblicato nel 2005 ed è la storia di Ruby Kaplan, un giovane ebreo di Brooklyn, che rimane affascinato dai soldi facili. La storia ha origine dalle raccomandazioni che il padre di Kubert faceva al figlio: non fare il gangster. Sicuramente una delle indicazioni più diffuse all’epoca. La storia è ambientata negli anni venti-trenta, quando con la mafia italiana e irlandese, fiorì anche una attività gangsteristica che coinvolgeva anche ebrei.
Kubert ricostruisce, come Eisner, grazie alla sua esperienza diretta, il quartiere di New York, le abitudini e le difficoltà che gli emigranti andavano a incontrare quando decidevano di tentare la fortuna negli USA. Ruby affronta i sentimenti di frustrazione per le difficoltà economiche della famiglia, così come l’invidia per la ricchezza che ostentano quelli che fanno i soldi facili. La famiglia deve anche affrontare un paradigma sociale diverso da quello della Polonia. L’ambizione di Ruby quando inizia a fare il corriere per i gangster è “papà non dovrà lavorare… e mamma non dovrà più cucinare per altri.” L’ansia di riscatto fa sempre vittime quando non si combina con la saggezza e il buon senso. La storia di Ruby sarà una ascesa fino alla caduta con la sorella vittima delle vendette degli avversari gangster del fratello.
Kubert in realtà racconta due storie, le tristi vicende di Ruben sono in realtà un filo sottile e amaro che racconta la storia degli emigranti. Da Ellis Island alle strade di New York. Al tratto dalla linea concreata e graffiata, che da corpo a ogni immagine, l’autore inserisce piccole fotografie disegnate che rappresentano immagini della sua memoria: come il venditore di stoviglie, oppure Coney Island coperta dalla neve, il ponte di Brooklyn o la stessa Ellis Island. Un doppio binario narrativo per raccontare il coraggio di chi emigrò.
Forse c’è una terza storia, quella dei gangster ebrei, una storia dai doppi risvolti, se da una parte furono veri criminali, droga, prostituzione, alcool, più di una volta si occuparono di difendere il loro popolo e contribuirono come Bugsy Siegel a finanziare la nascente armata che avrebbe restituito libertà e indipendenza a Israele.
Tante storie che si accavallano per raccontare la complessità della vita e le sue difficoltà.
Andrea Grilli