Rita Levi Montalcini: “per i miei 100 anni una settimana di festeggiamenti”
Rita Levi Montalcini compie 100 anni. I primi festeggiamenti in suo onore si sono svolti il 16 aprile scorso presso l’Istituto Superiore di Sanità. Il suo compleanno sarà il 22 aprile. In serbo per lei una settimana di eventi, scientifici e non. Pensare che i suoi ultimi compleanni li aveva sempre trascorsi in laboratorio, ma quest’anno tutto sarà diverso, e lei, oramai arresa all’idea, afferma ironicamente: “mi difenderò”.
“Sono profondamente commossa di essere arrivata a 100 anni dopo una vita vissuta con una gioia che, penso, ben pochi hanno avuto”, questo il primo pensiero del premio Nobel sul suo secolo di vita trascorso. “Arrivare a 100 anni è un premio per me. Il segreto? Non pensare a se stessi, ma agli altri e lavorare con passione” – questa una delle frasi del suo discorso tenuto presso l’Istituto di Sanità che l’ha festeggiata. Un’esistenza guidata dal “pensare non convenzionale”, ha sottolineato Ferruccio Fazio, sottosegretario alla Salute intervenuto alla cerimonia. L’essenza della ricerca e del progresso, come ha aggiunto il sottosegretario, è quella ‘serendipity’ che spesso assiste gli scienziati che, mentre cercano qualcosa, fanno scoperte fondamentali, come fu per la penicillina. ‘Serendipity’ non vuol dire solo fortuna, vuol dire, soprattutto, acume, curiosità e saper capire che dietro l”insolito’, ci può essere un mondo da indagare. “E così è stato anche per Rita Levi Montalcini” ha sottolineato Fazio .
Laureatasi nel 1936 ha conquistato il premio Nobel per la Medicina per la scoperta del fattore di crescita NGF (Nerve Growth Factor), una molecola, ha spiegato la Montalcini, scoperta “perché ho capito che quello che stavo osservando non rientrava nella norma”. L’NGF ha aperto la strada agli studi della biologia molecolare, a un nuovo approccio diagnostico che misura l’equilibrio delle vie metaboliche, quelle che portano le informazioni tra cellula e cellula e ha, infine, rivoluzionato, come ha sottolineato Fazio, anche la progettazione dei farmaci, non solo centrati sull’efficacia generale del principio attivo, ma disegnati per riparare pezzi di circuiti metabolici alterati.
E’ difficile pensare che Rita non era nata per fare lo scienziato, è lei stessa a sottolinearlo osservando “Non ero nata per fare lo scienziato, ma per andare in Africa ad aiutare chi ne ha bisogno”.
“Da adolescente – ha spiegato – volevo andare andare in Africa come Albert Schweitzer e curare i lebbrosi. Adesso, nell’ultima tappa della mia vita, esaudisco il desiderio di aiutare popolazioni sfruttate. Posso dire che l’unico motivo per cui ho lavorato è stato aiutare gli altri”. Tuttavia, ha ammesso, “la ricerca mi ha dato molto più di quanto potessi sperare” .
Parla di se stessa con grande autoironia, alla cerimonia, per esempio, accortasi di parlare un po’ troppo ha detto che fortunatamente non soffre di Alzheimer e che il suo cervello, arricchito dall’esperienza scientifica ed umana, funziona meglio ora che quando aveva 20 anni “se non m’illudo”- ha aggiunto. E ancora a proposito dei suoi inizi come ricercatrice, ha ricordato che in fondo le leggi razziste l’hanno aiutata “perché segregata nella mia stanza ho potuto lavorare”.
Durante la cerimonia del 16 aprile è stata omaggiata dai ricordi dei suoi amici, dei suoi collaboratori e dei suoi allievi che hanno voluto lasciare testimonianza della loro stima e del loro affetto per Rita, come confidenzialmente la chiamano, in un volume che raccoglie i loro pensieri, molti dei quali sono stati letti dall’attore Paolo Triestino. Ne emerge il ritratto di una donna coraggiosa, coerente, piena di passione per il suo lavoro, gentile, elegante e che ha sempre saputo ascoltare i giovani.
Proprio a quest’ultimi lancia un messaggio importante: “Credete nei valori” e “siate felici di essere italiani”, “La vita merita di essere vissuta se crediamo nei valori, perché questi rimangono dopo la nostra morte”. Alla luce della sua lunghissima esperienza ha aggiunto: “ai giovani posso dire: siate felici di essere nati in Italia per la bellezza del capitale umano, sia maschile sia femminile, di questo Paese”.
“Il rientro in Italia dopo 15 anni di lavoro negli Stati Uniti, ha sottolineato il Nobel Montalcini, mi ha fatto scoprire il mio Paese. In nessun Paese del mondo c’è tanto capitale umano come in Italia, non solo per la ricerca ma per l’attività sociale”. La cerimonia si è conclusa con i ringraziamenti della Montalcini all’ISS per averla non solo festeggiata ma per l’onore concessole dedicandole una targa nell’aula conferenze dei premi Nobel.
Fra le cerimonie già trascorse ricordiamo che la centenaria è stata già ospite (domenica 19 aprile) della Fondazione Rita Levi Montalcini onlus, da sempre impegnata in Africa, che le ha dedicato un concerto nel quale gli allievi del conservatorio di Santa Cecilia hanno suonato la Quinta sinfonia di Beethoven, uno dei brani preferiti dal Nobel, insieme alle musiche di Bach e Schubert.
Oggi sarà festeggiata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale e domani è invece previsto un incontro scientifico nella sede dell’Istituto Europeo per le Ricerche sul Cervello (Ebri) organizzato da Luigi Aloe, braccio destro del Nobel in laboratorio per moltissimi anni. Il giorno del compleanno, mercoledì 22, a farle gli auguri sarà il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il resto della giornata sarà dedicato a un convegno internazionale sulle neuroscienze, organizzato sempre in Campidoglio dall’Ebri, al quale è attesa la partecipazione di Stanley Cohen, il ricercatore che nel 1986 ha diviso il Nobel con Rita Levi Montalcini. Giovedì 23, infine, è in programma una cerimonia in Senato.
V. M.