esploratori…

La parashà di Shelàch Lekhà racconta la storia degli esploratori che, mandati da Moshè a esplorare la terra d’Israele, tornarono dal loro viaggio dicendo che quella terra è impossibile da conquistare perché è la terra che divorava i suoi abitanti. Gli esploratori riescono a spaventare il popolo ebraico che decide di non entrare in terra d’Israele e si propone addirittura di tornare in Egitto. La conseguenza di questa decisione fu che il popolo ebraico rimase quarant’anni nel deserto e la generazione non realizzò l’obbiettivo di entrare in terra d’Israele. Questa storia rappresenta la più grave delle occasioni perdute del popolo ebraico. Questa occasione perduta è indubbiamente una tragedia. Gli adulti, usciti dall’Egitto moriranno nel deserto. Ma i quarant’anni non sono solo una tragedia bensì un nuovo inizio che preparerà la generazione successiva a realizzare l’obbiettivo per cui si era usciti dall’Egitto. Anche la capacità di partire da una tragedia per un nuovo inizio è una delle caratteristiche peculiari del popolo ebraico. La tragedia lascia il segno e le ferite non necessariamente si rimarginano ma non c’è mai solo la fine ma anche l’inizio di una nuova storia.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano