La faccia viscida, la faccia infame dei nuovi razzisti e il bisogno di escludere l’altro del professor Odifreddi
L’odio immotivato, il desiderio di escludere, di cancellare l’interlocutore, ha tanti volti. C’è l’antisemitismo degli imbecilli. Squallido, bestiale, violento. E, quando non bastasse, c’è l’antisemitismo dei saputoni. Viscido, velenoso, mellifluo. Dovendo scegliere, il professor Piergiorgio Odifreddi, accademico sempre attento a dove puntano i riflettori, non poteva che trovare posto sul versante “per bene”. A poche ore dalle infami, gravissime minacce di cui era fatto oggetto il professor Giorgio Israel, ha sentito il bisogno di dichiararsi, di dire al mondo che per lui il collega scienziato non è una degna compagnia sull’albo d’oro di un premio che riconosce il valore di uno studio matematico. Come dire, perché giudicarlo per il suo valore scientifico, quando possiamo tentare di escluderlo per la sua identità, per le sue opinioni? E quale colpa si addebita all’illustre matematico italiano (a parte quella, evidentemente imperdonabile, di portare il suo nome)? E’ un sionista, quindi un estremista, deduce Odifreddi. Ovvio, no? Se non lo sa lui quanto fa due più due, allora chi altri? E lo ripete ancora fieramente sulle pagine del “Fatto” di oggi. Come se ce ne fosse ancora bisogno, le anime belle ancora dubbiose di fronte alla denuncia che la critica al sionismo è solo una patina per contrabbandare il più becero antisemitismo, hanno una ulteriore occasione per aprire gli occhi. I giornali italiani hanno vissuto stagioni migliori. Ma con tutta la comprensione per chi si riduce a cercare pretesti pur di farsi notare, quella di stamane è davvero una triste pagina. Una lezione da non dimenticare.
gv