Torah oggi – Trani, sognare e suonare una scala
Tornare a pregare Trani è sempre un’esperienza unica per l’atmosfera ebraica così intensa che si respira nella sinagoga Scolanova, riaperta dopo cinque secoli. L’ultimo week end (shabbath Vajetzè) mi sono così ritrovato assieme ad altre persone provenienti da Roma, dalla Puglia, dalla Calabria, dalla Sicilia e da Gerusalemme, per dare vitalità ebraica in quelle che, secondo molti, sono solo ossa secche. Avevo invitato a Trani Michael Freund e rav Eliyahu Birnbaum del Beth din di Gerusalemme, rispettivamente presidente e rabbino della fondazione Shavei Israel, il medico e rav Stefano Di Mauro, siciliano che ha studiato a Gerusalemme e ha diretto una sinagoga ortodossa a Miami in Florida, prima di trasferirsi a Siracusa. C’erano ovviamente i pugliesi più attivi e qualche calabrese, desideroso di immergersi in questa nuova realtà. L’organizzazione Shavei Israel lavora per rafforzare il collegamento fra i discendenti degli ebrei e il popolo ebraico e ha realizzato progetti importanti quali il recupero dei marrani del Portogallo e il ritorno dei Benè Menashè, un gruppo di indiani la cui origine viene fatta risalire alle 10 tribù scomparse (circa 1.600 si sono già trasferiti in Israele e altri 6.000 si stanno preparando in India). “Sono entusiasta di vedere la rinascita della vita ebraica che si svolge nel sud Italia – mi ha detto Michael Freund – e mi auguro che lavoreremo in partnership con i leader della comunità ebraica italiana per aiutare le piccole comunità ebraiche del sud Italia a continuare a crescere e a svilupparsi”. In uno shabbath, costellato da preghiere, canti, pasti festivi accompagnati da canti sabbatici, non poteva mancare un tour a piedi per visitare i siti ebraici di Trani e il locale museo ebraico recentemente inaugurato. Così come non poteva mancare lo studio della parashà settimanale che apre con il sogno che fa Ja’akòv- Israèl quando lascia la terra d’Israele per andare dallo zio Labano in Mesopotamia: ci sono angeli che salgono e che scendono, e ci sono comunità che salgono e che scendono nell’arena della storia ebraica. Ogni ebreo è Israèl e può essere una scala per salire più in alto. Ma per poter salire la scala bisogna non solo sognare, ma risuonare come una scala che arriva fino al cielo. Il problema dell’ebreo moderno (e di quello italiano in particolare) è quello di sognare poco e di risuonare ancora meno. Solo se l’eco delle mitzvòth risuonerà dentro ogni ebreo, sarà davvero possibile che ognuno diventi una scala che arriva sino al cielo e sulla quale molti altri potranno salire.
Rav Scialom Bahbout