Memoria – Visitare il campo di Auschwitz, la responsabilità di aiutare a comprendere

Il Museo dell’ex-campo nazista di Auschwitz ha pubblicato il Report annuale sul 2009. Come al solito, esso contiene una pagina dedicata alle provenienze nazionali dei visitatori. In essa viene dato conto di una novità sulla quale merita meditare. Ma diamo la parola ai dati: i visitatori sono stati 1.220.000 nel 2007, 1.130.000 nel 2008, 1.300.000 nel 2009. In ciascuno dei tre anni, i primi due paesi di provenienza risultano la Polonia (oltre un terzo del totale) e la Gran Bretagna. Tanto nel 2007 che nel 2008 seguivano Stati Uniti, Germania e Italia; nel 2009 invece seguono Italia, Israele (quasi alla pari) e Germania. Dal 2008 al 2009 i visitatori statunitensi si sono letteralmente dimezzati, forse in conseguenza della crisi economica. Peraltro nello stesso arco di tempo i visitatori israeliani sono aumentati del 50 per cento. Un eguale accrescimento è stato registrato per le provenienze dall’Italia, cresciute da 43.000 a 63.900. Da questi numeri deriva che la visita ‘italiana’ ad Auschwitz è ormai un fatto non più episodico, bensì sociale e tendente a essere strutturale (almeno nel breve periodo). Il Rapporto ci dice che quasi due terzi di tutti i visitatori sono studenti, ma non dettaglia tale ripartizione a livello di singola nazione; diciamo quindi grossolanamente che tra i visitatori italiani del 2009 vi erano quarantamila studenti. Se moltiplichiamo questo numero per due, tre, quattro ecc. otteniamo un dato sicuramente ingente. Comunque il solo fatto di essere divenuti la terza provenienza pone a tutti noi gravi responsabilità. Direi che è proprio giunta l’ora di avviare una riflessione pubblica su due questioni gravose: la qualità degli ausili didattici che i nostri studenti trovano in loco, il significato e le modalità del viaggio ad Auschwitz in un “treno della memoria”.

Michele Sarfatti, direttore Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea