Ground zero
Perché gli ebrei dovrebbero essere contrari alla costruzione della moschea a Ground zero?
Per due ragioni, si dice: la loro sicurezza e quella dei newyorchesi sarebbe a rischio, e gli Stati Uniti darebbero un segnale di debolezza a un Islam aggressivo e sempre più prossimo alla conquista dell’Occidente. In subordine ci sarebbe un terzo argomento, il più debole: se si tira su la moschea allora bisognerebbe poter edificare una chiesa o una sinagoga – che so? – nello Yemen. Cosa peraltro assai auspicabile: ma che equivale a sostenere che a un operaio cinese non vanno riconosciuti i contributi poiché altrettanto farebbero in Cina.
Sicurezza. É chiaro che «Cordoba» sarà la moschea più sorvegliata al mondo, biglietto da visita dell’Islam nel cuore dell’Occidente, e mi pare improbabile che da lì possano partire attentati. Mi preoccuperei più degli scantinati sporchi dove sono costretti a pregare i musulmani italiani, luoghi sconosciuti, incontrollabili e indegni di un paese civile.
Debolezza. Obama ritiene che l’edificazione della moschea vicino a Ground zero non testimoni la debolezza, ma piuttosto la forza della democrazia americana, fedele ai propri principi fondativi del pluralismo e della libertà religiosa. Nel suo discorso profondamente spirituale il presidente non ha affermato un principio di laicità, estraneo all’etica pubblica americana, ma ha parlato religiosamente, guadagnandosi l’apprezzamento dei fedeli di tutte le religioni (si ricordi che per l’Islam l’ateo è assai peggiore di un altro monoteista).
Insomma. Credo che Obama sia stato coraggioso, confermando anche il suo realismo (si pensi al suo sostanziale passo indietro sulla chiusura di Guantanamo). Un coraggio che manca ai politici di casa nostra, che fanno gli struzzi e fingono di ignorare il milione di musulmani italiani che non sanno dove pregare. E credo che Obama meriti un plauso (un po’ sottotono per il successivo passetto indietro): nonostante due terzi degli americani siano contrari a questo progetto, un grande leader politico deve guidare i propri cittadini in taluni frangenti, senza occuparsi esclusivamente della loro pancia. Il gioco dei sondaggi, infatti, è pericoloso. Come risponderebbero gli italiani se venisse loro posta la seguente domanda: «Sei favorevole alla costruzione di una sinagoga (o di un centro ebraico, o di un museo della Shoah) nel tuo quartiere?».
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas