Una lezione di diplomazia
Bisogna dare atto a Benedetto XVI di avere dato al mondo una lezione di diplomazia. Durante l’Angelus di domenica scorsa da Castelgandolfo il papa, rivolgendosi ai fedeli nel consueto italiano, è poi passato rapidamente al francese per ricordare che l’uomo è vocato da D-o all’accoglienza e al rispetto delle diversità e che per Gesù gli ultimi saranno i primi. Perché questa virata? A buon intenditor poche parole, recita il proverbio. In questo caso il messaggio deve essere arrivato forte e chiaro al presidente francese Sarkozy, già rimproverato nei giorni scorsi da alti prelati per il suo piano-nomadi, che prevede tra le altre cose il rimpatrio “volontario” anche dei rom comunitari. Nessun riferimento esplicito, nessuna esternazione chiara: un semplice cambio di idioma, esito sublime di millenni di felpatissima diplomazia.
Ancora una volta la voce che si leva più decisa contro la discriminazione dei rom in Europa è quella della Chiesa. Molti altri potrebbero e dovrebbero pronunciarsi sull’argomento di più e meglio. In ogni caso il tema rom è uno straordinario indicatore sulla qualità delle democrazie in cui viviamo, poiché queste persone possono essere considerate gli “ultimi” della società. Pur essendo numericamente una minoranza esigua, i rom attirano su di sé il massimo della riprovazione sociale possibile, vengono ritenuti soggetti devianti e generalmente sono vissuti dalla maggioranza come una minaccia alla civile convivenza. I politici lucrano un consenso proponendo misure rigide per controllarli, sebbene sappiano che i numeri non sono tali da destare alcun allarme sociale diffuso (ben altri sono i pericoli veri per la sicurezza!), e questo impedisce un dibattito pubblico che non sia infarcito di slogan e proclami eccessivi. Occorre vigilare e denunciare ciò che non va bene su questa questione, poiché essa mostra impietosamente il livello di inciviltà cui siamo giunti. Ricordandoci anche della famosa poesia di Brecht (la cui attribuzione in realtà non è certa): vennero a prendere gli zingari…
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas