Qui Livorno – E per i più giovani c’è il Moadon fai da te

La situazione dei giovani ebrei livornesi non è delle più facili. Oltre alla crisi demografica che interessa l’intera comunità ebraica italiana, a Livorno è particolarmente accentuato il problema della mancanza di sbocchi lavorativi qualificati. Molti ragazzi, conseguito un titolo di studio se ne vanno. Ma ci sono anche quelli che restano, si rimboccano le maniche e provano a costruire il futuro della loro Comunità. Un aiuto spesso arriva anche da fuori. Hilla Levy studia veterinaria e vive a Livorno. È israeliana e da circa un anno si occupa di attività giovanili. Il suo lavoro è distribuito su tre fasce di età: i giovanissimi (5-11), gli adolescenti (12-18) e gli over 18. Hilla organizza attività ludiche e ricreative. Mette a punto i sedarim per i più piccoli, dà una mano al maestro Chaim Leone al Talmud Torah, accompagna i ragazzi nelle gite fuori porta, propone temi e spunti per le serate dei più grandi. Tutti dicono che è bravissima, ma lei arrossisce (“faccio solo del mio meglio”). Racconta di trovarsi bene: “Le famiglie livornesi sono molto gentili e accoglienti, se mi prolungano il contratto resto volentieri”. Prima di lavorare in Comunità, Hilla era impiegata da Doctor kebab. “Il mio contatto con la gente della Comunità è avvenuto così, tra un kebab e un falafel”, ricorda. Ariel Techiouba (nell’immagine) è tra i giovani livornesi più attivi. Studente universitario di informatica, in questi giorni sta lavorando al nuovo sito della Comunità ebraica di Livorno, da poco operativo sul Portale dell’Ebraismo Italiano (www.moked.it/livornoebraica). Ci parla di Moadon Gheulàh, il progetto dedicato ai ragazzi in area Ugei (dai 18 ai 35 anni), nato su richiesta del gruppo giovanile locale che aveva indicato al Consiglio della Comunità la necessità di avere uno spazio in autogestione in cui poter organizzare attività ricreative e culturali. La stanza concessa loro è piccola ma graziosa, con divano, televisione e sala cucina. È il regno (neanche troppo disordinato) dei giovani. “Ci incontriamo due volte al mese, guardiamo film, facciamo giochi di società, ceniamo in compagnia e talvolta organizziamo lezioni di Torah con Rav Didi. Di solito siamo una decina. È un numero importante, ma ci piacerebbe coinvolgere anche i cosiddetti ebrei invisibili”. Techiouba sottolinea che i segnali provenienti dalla Comunità sono sempre stati buoni: “Il presidente Zarrough, di fronte a richieste e progetti motivati non ci ha mai detto di no”. Era stato proprio Ariel, insieme al coetaneo Michele Disegni (adesso in Israele) ad occuparsi delle attività giovanili in uno dei momenti più difficili per la Comunità, quello seguito alla morte di Rav Yehudah Kalon z.l, deceduto nel 2005. “Rav Kalon era riuscito a coinvolgere oltre una ventina di giovani, ma purtroppo col tempo questo numero è andato a calare. Per vari motivi, primo fra tutti la crescente fuga dei ragazzi da Livorno, città che non offre grandi opportunità lavorative”. Anche per questo Gavriel Zarruk, 21 anni, una volta completati gli studi in Storia, sogna di trasferirsi in Israele. Gavriel non è molto ottimista sulla situazione dei ragazzi della Comunità: “Le attività giovanili vanno avanti con discreto successo, ma ho la sensazione che il centro vitale del nostro gruppo stia iniziando a mancare”. Capogruppo di Moadon, Gheulah insieme a Martina Mosseri, coltiva comunque l’ambizione di uno spazio più ampio promesso a suo tempo dal Consiglio se il progetto continua a funzionare.