Qui Venezia – Alla scoperta dell’antico ghetto

Sotto un pallido sole, la città di Venezia ha accolto nuovamente la Giornata Europea della Cultura Ebraica, giunta quest’anno all’undicesima edizione. Il Ghetto è così tornato ad essere il punto di riferimento per ciò che concerne l’arte e la cultura con un fitto programma d’eventi che dalla prima mattinata è proseguito fino a tarda sera con lo spettacolo conclusivo.
Una domenica alla scoperta di un luogo particolare, del primo Ghetto d’Europa, dove ancor oggi si respira il profumo di una Venezia obliata dal tempo e dai flutti. Camminando tra le calli e i campielli sembra quasi di poter scorgere mercanti e rabbini, poeti e stampatori affrettarsi per la via, immersi in una folla di ebrei provenienti da ogni dove: italiani, spagnoli, levantini, tedeschi. Un crocevia di popoli e culture, che dopo quasi 500 anni da quel lontano 1516, mantiene ancora oggi il suo splendore aprendo al pubblico i suoi luoghi di interesse storico e culturale: un museo a cielo aperto che riunisce le cinque Scole, due di queste progettate dal famoso architetto Baldassarre Longhena, gli antichi banchi di pegno, e il museo con la sua esposizione permanente, le esibizioni temporanee e le attività per le famiglie e le scuole.
Sono proprio le attività organizzate dal polo museale del Ghetto, il fiore all’occhiello dell’offerta culturale di questa edizione 2010. Oltre alla possibilità di visitare per l’intera giornata le cinque sinagoghe e l’antico cimitero ebraico del Lido, quest’anno grazie alla collaborazione tra Comunità Ebraica di Venezia e Pierreci Codess Coopcultura, sono stati organizzati due percorsi di visita ad hoc per questo giorno di festa. Un primo itinerario monografico, allestito nelle sale del museo, è stato dedicato agli argenti della liturgia, mentre un itinerario tematico ha condotto i visitatori alla scoperta degli Aronoth ha Kodesh, gli armadi che custodiscono la Torah, all’interno di alcuni luoghi di studio, i Midrashim del ghetto, normalmente chiusi al pubblico. Tra le attività per i più piccoli è stato invece organizzato un laboratorio didattico dal titolo “Volando sui tetti: L’arte di Chagall”, un viaggio immaginifico per bambini e ragazzi nel mondo di Marc Chagall.
A metà mattinata si è svolta, in un’affollata sala Montefiore, l’inaugurazione ufficiale della giornata. Tra le autorità presenti in sala il prefetto Luciana Lamorgese,  il questore Fulvio Della Rocca, nonché il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta. Durante la cerimonia è intervenuto il dottor Franco Tumino, presidente di Pierreci Codess Coop Cultura, cooperativa che gestisce il Museo ebraico, che ha ringraziato la Comunità ebraica per la fiducia concessa in tutti questi anni sperando che tale rapporto possa essere mantenuto anche in futuro. In seguito Tiziana Agostini, assessore alle attività culturali, ha portato i saluti dell’amministrazione comunale sottolineando quanto per tutti questa giornata sia sì un’occasione di festa, ma anche di riflessione: ”Le identità – ha affermato l’assessore Agostini – possono essere delle gabbie pericolose che ci stritolano o possono al contrario essere dei modi diversi per interpretare il nostro essere uomini e donne. La comunità ebraica di Venezia insieme alla cultura ebraica rappresentano questo, un contributo determinante per la creazione di un mondo migliore”.
Dopo un veloce rinfresco, si è tenuta la lezione di Amos Luzzatto, presidente della Comunità Ebraica di Venezia, dedicata all’arte nella tradizione ebraica. Un’interessante esempio di come il concetto di interdizione visiva  nell’ebraismo sia spesso mal interpretato e debba essere riconsiderato anche alla luce delle fonti scritte e orali. Risulta inutile adagiarsi sull’aniconismo assoluto e preconcetto quando sono figurate, ad esempio, le nostre Haggadot pasquali, molti nostre Ketubbot, molte Parochiot e persino alcune bibbie miniate. La tradizione ebraica da secoli non solo fa sua l’arte figurativa, ma la utilizza spesso come strumento esegetico e didattico.
A conclusione di questa particolare giornata lo spettacolo “Ae porte del Gheto” (nell’immagine). Protagonisti i ragazzi dell’associazione culturale Teatro dei Piccoli di Treviso, impegnati in una performance che rispolvera i vocaboli che hanno caratterizzato la parlata degli ebrei veneziani: un impasto di dialetto e lessemi d’origine ebraica che traccia un quadro esemplificativo di com’era la vita quotidiana nel Ghetto, di come la normalità del fare fosse legata a filo doppio con un profondo senso di spiritualità. Un’esibizione che rientra in un progetto chiamato Spiritualità Trasversali, volto a far conoscere la cultura ebraica tra i giovani. Una tradizione spesso stereotipata che è necessario conoscere oltre le apparenze e i luoghi comuni. Ad accompagnare musicalmente i ragazzi, il gruppo Klezmer Ensemble Rejouissance, diretto dal clarinettista Francesco Socal.
 
Michael Calimani