Kippur 5771 – Vi è chi conquista il suo mondo in una sola ora…

La nostra vita è fatta di tanti piccoli episodi, di particolari che hanno per l’anima l’importanza che hanno per il corpo i respiri: in ambo i casi non ci facciamo caso, essi ci sembrano indifferenti, essi sono per noi naturali. L’ebraismo insegna invece, attraverso un processo educativo costante, che nulla deve esserci indifferente, che ogni nostra azione ha la sua importanza e tutto sta in noi a saperla indirizzare al servizio divino, sublimando così una azione giornaliera. Tale azione, apparentemente senza una particolare spiegazione, assumerà invece un significato tutto suo, assumera` addirittura il significato di legame fra l’uomo e il suo Creatore. Racconta il Talmud (Avodah Zarah 8 a) che Rabbi Chaninah ben Teradion proseguiva a studiare Torah e a riunire pubbliche assemblee allo scopo di insegnare Torah, nonostante il divieto imperiale (adrianeo), portando sempre con se un piccolo rotolo della Bibbia. Le autorità romane lo arrestarono e decretarono per lui la pena di morte; egli avrebbe dovuto cioè essere bruciato vivo; i Romani prepararono l’esecuzione della pena cercando di prolungare il più possibile il supplizio, legando attorno al Saggio il rotolo della Bibbia in pergamena, e mettendo fra la carne e il rotolo delle spugne imbevute di acqua per far sì che il fuoco operasse più lentamente e l’agonia fosse quindi prolungata, e appiccarono fuoco. Lunga è l’agonia del Saggio, e i discepoli che gli stanno accanto, soffrendo essi pure nel vedere le atrocità commesse verso il loro Maestro e le sue sofferenze, gli chiedono: “Cosa vedi, Maestro?” e questi prosegue a insegnare, fino all’ultimo secondo della sua vita terrena, come l’uom s’eterna, risponde: “Vedo il rotolo che si brucia, ma le lettere volano in alto…”. I persecutori riescono sì a colpire la materia, a bruciare il corpo, a bruciare il rotolo della Bibbia ma non riusciranno a colpire il nostro spirito, a distruggere l’insegnamento biblico; volano le lettere ebraiche intorno ai roghi, per tornare nei nostri cuori. E i discepoli continuano ad assistere, finché non resistono più e si rivolgono nuovamente al Maestro sofferente con un suggerimento: “Apri la bocca, e fa entrare il fuoco” (per morire prima). Ma il Saggio prosegue a resistere, come se avvertisse che la sua missione umana non è ancora giunta al termine e risponde: “E’ meglio che mi prenda la vita chi me l’ha data,e che non acceleri io stesso la mia morte…”. Assisteva alla scena anche il centurione romano, che aveva il compito di sorvegliare che tutto si svolgesse secondo le regole per l’esecuzione della pena di morte, colpito anch’egli dalle sofferenze del Rabbino, gli si rivolse chiedendogli: “Rabbi, se io aumentassi il fuoco e ti togliessi le spugne di lana dal tuo cuore, tu mi porteresti nel mondo futuro?” Gli disse: “Sì`”. Rispose: “giuramelo” e glie lo giurò. Subito aumentò le fiamme, tolse le spugne e, nel momento che le fiamme si alzavano alte anche il centurione vi si buttò in mezzo e morirono entrambi, Rabbi` Chaninah e il centurione… Si udì una voce celeste che disse: “Rabbi Chaninah ben Teradion e il centurione sono invitati alla vita del mondo futuro”. Pianse Rabbi e disse: “Vi e` chi conquista il suo mondo in un’ora e chi in lunghi anni”.
Quanto grande è la forza del pentimento e delle buone azioni, senza distinzione fra ebreo o pagano: il centurione acquistò in un momento di pentimento e di sublimazione quel mondo futuro che Rabbi Chaninah ben Teradion si era conquistato con una intera vita condotta in santità, studio e insegnamento di Torah. “Rabbi` Jaakov soleva dire: ‘E` preferibile un’ora sola di penitenza e di buone azioni in questo mondo a tutta la vita futura; ma una sola ora di beatitudine nel mondo futuro è preferibile a tutta la vita di questo mondo” (dal Pirque Abot, IV.22 trad. di Y. Colombo). Chi può dire cosa succede nell’anima umana nella sua ultima ora, chi può sapere che effetto purificatorio possono avere le sofferenze (senza con questo voler toglier minimamente la responsabilità degli aguzzini!)? … Cosa e` successo nel caso di Rabbi Chaninah? La cosa è eccezionale e per comprenderla dobbiamo ora passare dal lato del boia romano; che vita differente la sua, tutta trascorsa nel sangue, nel lutto provocato al popolo ebraico con l’uccisione dei suoi Maestri… ebbene il proseguimento delle sofferenze di Rabbì Chaninah, questa sua ultima ora trascorsa tra sofferenze ineffabili, ha permesso a Rabbì Chaninah di far mutare completamente la vita del centurione romano, fargli sentire finalmente pena per le sofferenze altrui fino ad essere disposto a trasgredire l’ordine ricevuto (eh si`, l’ubbidienza ad ordini disumani non lascia libera la coscienza umana fino a oggi…) e induce finalmente il centurione a fargli togliere le spugne per far alleviare almeno di un poco le sofferenze … si è ritrovata l’umanità dell’uomo, del nostro centurione creato anch’egli a immagine di D-o e ora eccoli lì nelle fiamme uniti assieme, il saggio e il suo aguzzino di un’ora fa, il Rabbino ed il centurione. Un momento di pentimento sincero, travolgente, il rimorso per le pene provocate è bastato a far cambiare la vita del boia, a dare un significato altissimo alla sua ultima azione ed a farlo rendere degno di partecipare alla vita del mondo futuro. E` un cambiamento di un attimo, che ci fa vedere la vanità della vita vissuta dal centurione, ma anche la possibilità di conquistare un nuovo mondo: questo mutamento travolgente si chiama Teshuvà, ritorno e la teshuvà costituisce l’essenza del giorno di Kippur. “Grande e` la teshuvà che avvicina l’uomo a D-o… ieri sera questi era considerato odioso dinnanzi a D-o, e oggi egli è amato…” (Maimonide, Regole sulla Teshuvah, 7:6).

Alfredo Mordechai Rabello, Università ebraica di Gerusalemme