sukkà…

Il Talmud racconta che altri popoli volevano ricevere la Torà. Il Signore, per misurare il livello della loro serietà, gli diede in prova la mitzwà della Sukkà. La prova fallì. Tuttavia, anche per il popolo ebraico che ha poi ricevuto e accettato la Torà, la Sukkà rimane una sorta di esame. Ci viene richiesto di uscire dalle nostre comode case, abitare in una capanna ed essere così alla mercede della natura, in una quotidianità pervasa di inciampi e precarietà. Nella realtà in cui l’essere umano è stato posto, non basta raggiungere la “perfezione” solo dal punto di vista spirituale, bisogna anche saperla manifestare in ogni possibile espressione della vita pratica. E’ questo uno dei motivi per cui, come primo esame da superare dopo Yom Kippur, il giorno più sacro dell’anno, ci è stato “comandato di risiedere nella Sukkà”, Amen. Chag Sameach

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova