Voci a confronto
L’Osservatore Romano di oggi pubblica un articolo del Presidente Gattegna dopo la fiction presentata dalla RAI in due puntate: si tratta, pur sempre, soltanto di una fiction, per di più ricca di inesattezze storiche, ed è importante attendere la conclusione dei lavori della Commissione bilaterale di esperti al lavoro da tempo; nel frattempo sarebbe auspicabile una dichiarazione di rinuncia, da parte della Chiesa cattolica, a qualsiasi manifestazione di intento rivolto alla conversione di ebrei, anche eliminando questo auspicio nella liturgia del venerdì di Pasqua; parità e reciproco rispetto sono indispensabili per poter continuare insieme il cammino. Numerose testate riportano commenti a questo articolo, e, tra tutti, Repubblica lo illustra molto bene. Mentre il primo ministro Netanyahu si trova negli USA dove ha incontrato, oltre ad associazioni del mondo ebraico, anche il vicepresidente Biden, in attesa dell’incontro previsto domani con il Segretario di Stato Clinton, i giornali di tutto il mondo denunciano l’annuncio di nuove costruzioni a Gerusalemme est e nelle colonie; su Avvenire troviamo le parole di Obama pronunciate, come reazione, in Indonesia dove era ieri in visita: “non tutte e due le parti fanno gli sforzi necessari per creare la cornice che consenta ad un Israele sicuro di vivere fianco a fianco con uno Stato palestinese sovrano”; dalla lettura di queste parole si dovrebbe dedurre che, per Obama, Abu Mazen farebbe, a differenza di Netanyahu, tali sforzi, e su questo mi sento di dissentire profondamente. Anche il ministro degli esteri della EU lady Ashton si lascia andare a dichiarazioni oltre le righe, dimostrando tra l’altro una profonda ignoranza dei problemi, visto che parla di illegalità di fronte al diritto internazionale. In questo quadro il primo ministro palestinese Fayyad continua a parlare dei confini del 67, dimenticando che da allora Israele dovette difendersi da ben due guerre scatenate dai paesi arabi. Secondo il Financial Times, tuttavia, questo contestato annuncio sarebbe la premessa per una nuova sospensione delle costruzioni, una sorta di pressione sui palestinesi per farli sedere ad una seria trattativa; e che questo possa trovarsi nei pensieri di Netanyahu lo si legge anche nell’editoriale del Foglio. Al contrario Le Figaro sostiene la tesi che, in realtà, Netanyahu starebbe pensando unicamente a presentarsi nel modo migliore alle future elezioni israeliane. Teoria almeno azzardata se si pensa al quadro politico che non vede, al momento, nessun politico davvero in grado di impensierirlo. Il presidente Obama, scrivevo più sopra, ha compiuto una brevissima visita in Indonesia, gigante “democratico” con oltre 240 milioni di abitanti, quasi tutti musulmani; è stato soprattutto un tuffo nella sua infanzia, ed ha voluto esaltare la nazione definendola “laica, pluralista, tollerante”; ha in fondo ripreso il noto discorso pronunciato al Cairo nel giugno del 2009, in un paese che, come quasi tutti quelli islamici, vede la sua popolarità in calo costante; l’atmosfera gioiosa della visita non ha impedito che estremisti islamici lo contestassero duramente. L’Herald Tribune dedica un articolo alla prossima votazione, all’ONU, sulla lotta alla diffamazione delle religioni. E’ un tema, questo, al momento del tutto assente nei nostri giornali, ed è un tema difficile da affrontare per chiunque. Nazioni come Pakistan, Arabia Saudita ed Egitto sono in prima fila nel difendere le ragioni dell’islam, mentre l’Occidente è combattuto tra la difesa di ogni libertà e la paura di difendere coloro che, in nome di tali libertà, sono sotto la minaccia di chi considera accettabile solo il proprio credo. Da Dnews apprendiamo che il museo di via Tasso riceverà per intanto 12000 euro; grazie al sindaco Alemanno ed al Presidente Pacifici è un primo passo per la sopravvivenza di questo museo. Sul Corriere Paolo Valentino firma un reportage dall’Olanda dove, in un Parlamento stravolto nelle ultime elezioni, nasce il nuovo governo di coalizione che si regge con il sostegno esterno del partito di Geert Wilders. Non è costui un estremista di destra, come spesso viene descritto, né un politico che stia combattendo una realtà sconosciuta agli olandesi, come sostiene Valentino; è piuttosto un autentico liberale, pacato nelle sue argomentazioni, che osserva attentamente la realtà del suo paese e di tante altre nazioni europee. Sul Corriere troviamo un’ottima recensione del libro “La famiglia Moskat” di Singer che ritorna in libreria; una storia che ha il suo principio nelle braci sotto la cenere dell’antisemitismo; la storia di un popolo che fino all’ultimo non si rese conto di quello a cui andava incontro. In questa settimana abbiamo potuto leggere, nella stessa giornata di lunedì, parole di segno totalmente contrario. Mentre il primo ministro canadese Stephen Harper denunciava il forte aumento dell’antisemitismo nel mondo, i problemi che si presentano all’ONU quando si parla di Israele, e la luce che questo stato rappresenta in un mondo che emerge da tenebre profonde, luce di libertà, democrazia e giustizia, nel Corriere di lunedì Sergio Romano, rispondendo ad un lettore che lo interrogava sul processo contro Sakineh, non si è lasciato sfuggire l’occasione per sferrare un nuovo violento attacco contro chi difende lo stato di Israele; le sue parole: “e se qualcuno infine osa affermare che Israele sta scaricando sull’Iran le difficoltà interne che condizionano la sua politica palestinese, la tesi viene considerata antisemita” sono davvero difficili da condividere; è difficile trovare un legame tra la sorte di Sakineh e le presunte difficoltà interne di Israele.
Emanuel Segre Amar