Le “Ragionevoli illusioni” di Mario Pirani

È un’autobiografia e insieme la storia del novecento italiano, della persecuzione razziale, del sogno della ricostruzione e della fine delle ideologie politiche i cui ideali si scontrarono con la realtà. È tutto questo il libro di Mario Pirani “Poteva andare peggio, mezzo secolo di ragionevoli illusioni”, editorialista del quotidiano “La Repubblica” firma celebre del giornalismo italiano, che è stato presentato ieri presso il Centro Pitigliani in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica, dal giornalista Giorgio Secchi, dalla professoressa Anna Foa, dal rav Benedetto Carucci Viterbi e da Arrigo Levi attualmente Consigliere del Presidente della Repubblica.
“Poteva andare peggio” è un libro aperto a diverse letture e lo si è capito dagli interventi che ne hanno illuminato diversi aspetti. Giorgio Secchi lo ha descritto come un romanzo di formazione accostandolo a “La lingua salvata” di Elias Canetti per i contenuti e ha descritto il continuo uso di immagini di ispirazione cinematografica che ben si adatta al piacere di ricordare e alla nostalgia sottostante.
Rav Benedetto Carucci ha cercato la componente ebraica del libro di Pirani e l’ha trovata nello stratificarsi della memoria e dei ricordi nella prima parte del libro, nella passione fideistica nell’ideologia comunista come fosse un messianesimo laico e nella visione della realtà che non pretende un’unica singola verità ma diverse sfaccettature della stessa ed è aperta ai cambiamenti di visione.
Anna Foa ha letto invece il libro intrecciandolo alla propria storia familiare focalizzando l’attenzione sull’adesione al partito comunista come una scelta per il materialismo storico,cioè per una visione finalistica dell’evoluzione storica che lascia ben poco spazio alla libertà umana.
Arrigo Levi, amico di Mario Pirani, ha dapprima raccontato divertenti aneddoti, come quando Mario Pirani che è un Coen, chiedeva a lui come Levi di portargli le valigie, in una lettura laica ed ironica della gerarchia rituale ebraica, poi ha evidenziato come in gran parte il libro sia la storia del partito comunista italiano che occupa la metà delle pagine ed è quindi anche un documento storico.
In conclusione Mario Pirani ha spiegato a chi gli chiedeva perché nel racconto del libro si fosse fermato agli anni 80 “poi tutto è già scritto negli articoli” e con modestia ha concluso “non esistono bravi giornalisti perché ciò che scriviamo non finisce nei musei. Il nostro compito è raccontare la realtà e se questa cambia adeguarci perché non possediamo la verità ma dobbiamo cercarla”. E il libro, forse, si inserisce in questa ricerca.

Daniele Ascarelli

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