Voci a confronto

Il giorno dopo le rivelazioni di Wikileaks c’è consenso sul fatto che esse rafforzino la posizione israeliana. La rivelazione che Israele abbia consultato l’Autorità palestinese e l’Egitto prima di “Piombo fuso”, il fatto che l’Arabia Saudita abbia chiesto con insistenza un intervento americano contro l’Iran, i giudizi molto negativi sulla Siria dati dai diplomatici americani dietro la scena confermano le grandi linee della politica israeliana (Marcello Foà sul Giornale, la redazione del Foglio, articolo non firmato sulla Stampa). Interessante, sempre sulla Stampa l’intervista di Claudio Gallo all’analista saudita Alì al Ahmet, dove si dà per scontata la possibile alleanza fra Israele e monarchia saudita contro l’Iran. E’ curioso, ma poco rassicurante, che questo fatto sia rimproverato agli arabi e agli americani dal più filoislamico dei giornali economici come “paranoia” (Roula Khalaf sul Financial Times) di “ossessione” parla anche Natalie Nougaryérde e Gilles Paris su Le Monde: è più moderato Michele Giorgio sul Manifesto… Opposti gli argomenti di Carlo Panella su Libero, il quale parla di “regimi arabi ipocriti e vigliacchi” perché parlano contro l’Iran in privato ma tacciono in pubblico. Un effetto che è ben mostrato dal pezzo di Bertinetto sull’Unità. C’è poi chi ironizza sulla politica americana, come il britannico Gordon Ash su Repubblica. Conclusivo, su questa faccenda mi pare il commento di Fiamma Nirenstein sul Giornale, il cui succo è che ora nessuno può negare la pericolosità dell’Iran. La coerenza israeliana nel denunciare il rischio iraniano emerge anche da un’analisi dei documenti pubblicata su un giornale certamente antisionista come Le Monde (articolo sigliato ancora da Natalie Nougaryérde).
Uno scienziato nucleare iraniano, che a quanto pare si occupava del virus informatico che sta rallentando il programma nucleare degli ayatollah è morto ieri in un’esplosione della sua macchina (Giordano Stabile sulla Stampa). Ahamadinedjad ha incolpato americani e “sionisti”. Gli Usa hanno smentito, Israele secondo l’usuale politica ha evitato conferme o smentite. Nel frattempo è stato nominato il nuovo capo del Mossad Tamir Pardo, che è già da tempo il vice del capo attuale Meir Dagen (Picasso su Liberal). Nelle elezioni egiziane, gli integralisti fratelli musulmani non hanno conquistato neppure un seggio al primo turno (Francesca Paci sulla Stampa). Le elezioni sono certamente manipolate, ma anche così bisogna parlare di una dimostrazione di determinazione da parte del regime.
La nuova flottiglia filo-Hamas che cercherà altre provocazioni contro Israele sarà ufficialmente presentata prossimamente nella sede dell’ordine dei giornalisti – il che la dice lunga sulla neutralità della stampa italiana sul Medio Oriente (Carlini su Libero).
Interessante, su Le Monde, la storia di un blogger palestinese, Walid Hasain, arrestato per aver usato espressioni antireligiose e antislamiche. Ancora più interessante la freddezza e l’ironia che il giornale “intellettuale” francese mostra per un giovane che rischia per davvero di diventare il martire della libertà di espressione. Evidentemente Benjamin Barthe, già corrispondente di Israele, lo considera piuttosto un idiota e un fastidio per la brava Autorità palestinese.

Ugo Volli
30 novembre 2010