Speciale Talmud – Legge scritta, legge orale

Il Talmud costituisce propriamente l’insieme di due testi: la Mishnah e la Ghemarà. La Mishnah è un libro di regole, messe insieme da rav Yehudah ha-Nasì (il Principe), capo degli ebrei nella terra d’Israele, intorno all’anno 200 dell’e.v. Consiste di sei parti maggiori, ordini, che in ebraico si chiamano sedarim. Ognuna di queste parti è divisa in grandi trattati, detti in ebraico massekhtòt, e ogni trattato è diviso in capitoli, detti in ebraico peraqim. Dal tempo in cui rabbi Yehudah ha-Nasì pubblicò la Mishnah fino ad oggi, noi ebrei l’abbiamo considerata un libro sacro, e cioè un libro che contiene le cose che D. desidera che sappiamo. Infatti abbiamo chiamato la Mishnah Torah (Avot 1,1) e riteniamo che essa è parte della Torah di Mosè, data da D. sul monte Sinai. Quando studiamo la Mishnah, perciò, apprendiamo cose che D. vuole che sappiamo, nello stesso modo in cui, quando studiamo la Bibbia, impariamo ciò che D. vuole da Israele. La Mishnah è metà della Torah ricevuta da Mosè sul Monte Sinai, e l’altra metà è la Torah scritta che chiamiamo Tanakh. Fino all’epoca di rabbi Yehudah ha- Nasì il contenuto della Mishnah era stato trasmesso oralmente (Torah orale). Quando furono date a Mosè la Torah e le Mitzvot, gli furono consegnate tutte quante con le rispettive spiegazioni.
Come illustrano i Maestri: “Ti darò le tavole di pietra con la Torah e la Mitzvah” (Es. 24,12): la Torah è la Torah Scritta, la Mitzvah è la Torah Orale (Berakhot 5a), ovvero la spiegazione della Mitzvah e le sue regole. Per esempio: la Netilat Lulav di Sukkot è una Mitzvah scritta nella Torah, ma le questioni riguardanti le sue misure e i difetti invalidanti non sono scritti nella Torah, bensì sono trasmessi oralmente. E così è per tutte le Mitzvot della Torah: non solo quelle che regolano i rapporti fra l’uomo e la Divinità, ma anche quelle che relative ai rapporti fra uomo e uomo.
Vivere con gli altri, infatti, può essere causa di conflitti. Poiché desideriamo qualcosa, e qualcun altro, per la stessa buona ragione, la desidera pure, abbiamo delle discussioni. Poche semplici regole di vita (“sii cortese con gli altri”, “sta attento a non danneggiarli né con ciò che fai, né con ciò che non fai”) non sono sufficienti. La vita è troppo complicata perché ci si prenda cura di essa per mezzo di poche semplici regole… La Torah Orale ci vuole aiutare a scoprire ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, sia verso gli altri che verso noi stessi. Non sappiamo automaticamente né naturalmente come essere buoni e come vivere nel modo in cui D. desidera che viviamo. Dobbiamo impararlo.
Rabbi Yehudah ha-Nasì visse in un’epoca storica travagliata. Da circa un secolo i romani avevano ormai distrutto il Santuario di Gerusalemme, che per secoli aveva costituito il centro spirituale e ideale della nazione ebraica, ed era cominciata una diaspora dalla durata che si annunciava imprevedibile. La rivolta di Bar Kochbah del 133 era finita molto male e tramontava il sogno della ricostituzione di un focolare nazionale in tempi brevi. Le stesse tradizioni trasmesse oralmente nelle Accademie per secoli rischiavano di andar perdute. Rabbi Yehudah prese allora la decisione coraggiosa di “agire per D., altrimenti si sarebbe infranta la Sua Torah” (Salmo 119, 126). Raccolse quegli insegnamenti, li riordinò in modo sistematico e promosse la redazione scritta della Mishnah. La pubblicazione della Mishnah segnò una svolta negli studi e nella vita ebraica, nel senso che chiuse un’epoca, ma ne aprì immediatamente un’altra. Infatti, invece di riportare solo quelle opinioni o tradizioni che riteneva più autorevoli, nonché le decisioni che i dotti avevano già assunto secondo il criterio della maggioranza in merito ad osservanze e procedure, rav Yehudah ha-Nasì registrò anche i punti di vista minoritari, in genere accompagnandoli con i nomi dei Maestri che li avevano formulati (‘Eduyyot 1, 5- 6). In questo modo si teneva costantemente aperta la discussione, al di là del fatto che una sola di queste opinioni fosse diventata legge. La Mishnah stessa, del resto, necessita di chiarimenti. Talvolta vi sono contraddizioni fra un passo e l’altro. In questi casi o si riesce a dimostrare che il testo riflette l’opinione di due Maestri diversi, ancorché non menzionati, o che l’affinità dei casi cui si riferisce la differente disposizione è solo apparente. In altri casi ancora si può persino dimostrare l’esistenza di lacune nel testo della Mishnah (chassore michassera). Come si lavora? Tenendo presente che rabbi Yehudah, allorché procedette a redigere la Mishnah, lavorò su un materiale assai più vasto e fluido, che sottopose ad una selezione assai serrata. Ma proprio la parte “rimasta fuori” (in aramaico baraytà, “esterna”) diviene ora interessante per la ricostruzione del pensiero originario del redattore e del senso esatto della Mishnah. Un po’, per intenderci, come non si può prescindere dallo studio del Fermo e Lucia per comprendere a fondo la genesi dei Promessi sposi!
Dal confronto fra la Mishnah e le Baraytòt con la relativa discussione nasce il Talmud, nella sua duplice redazione. Quella cosiddetta palestinese (o Talmud Yerushalmi), redatta in terra d’Israele prima dell’editto di Costantino (311), che pose virtualmente fine ad ogni produttività accademica nella terra dei Padri; e quella babilonese (o Talmud Bavlì), portata a termine in Babilonia entro l’anno 499. Per tutta una serie di ragioni, legati in parte a fattori interni, in parte alla contingenza storica, fu proprio il Talmud babilonese (o Talmud per antonomasia) ad assurgere alla massima autorità. Esso accompagnò il cammino spirituale, morale e istituzionale di noi ebrei attraverso la diaspora fino ad oggi.

rav Alberto Moshe Somekh, Pagine Ebraiche, dicembre 2010