Il campo di Gonars, una tragedia dimenticata
Davide Toffolo (nell’immagine) è una delle figure più eclettiche e apprezzate della cultura underground italiana dei nostri giorni. È cantante e chitarrista dei Tre allegri ragazzi morti, gruppo rock alternativo isontino che da quindici anni imperversa sulla scena indipendente nostrana, ormai idolo generazionale. Oggi lavora anche come discografico: dirige La tempesta, l’etichetta indipendente – o “collettivo di artisti”, come lui preferisce chiamarla – che produce alcuni fra i nuovi talenti del panorama italiano.
I dischi dei TARM hanno creato una nuova poetica dell’adolescenza, raccontando e al tempo stesso dando forma ad un nuovo modo di essere giovani. Le loro canzoni – secondo le centinaia di migliaia di fan, che li seguono, molto spesso, anche una volta passata l’adolescenza – allo stesso tempo interpretano e dettano lo spirito del tempo. E, come tutti i grandi artisti, non creando il nuovo, ma innovando profondamente la tradizione – in questo caso il rock’n’roll e la musica punk. Ma Davide Toffolo ha una doppia vita: è anche un fumettista di riconosciuto valore. Anche se la sua fama di disegnatore raggiunge un pubblico un po’ meno esteso di quella di frontman di una della principali rock band italiane, El Tofo – così è noto al grande pubblico – realizza da molti anni albi di grande successo. Come nel campo musicale, anche nel disegno è riuscito a legare al suo nome una nuova estetica, ormai riconoscibile da ogni intenditore.
L’inverno d’Italia è il titolo del suo ultimo lavoro, che viene pubblicato all’inizio del 2011 da Coconino Press, editore specializzato in graphic novel d’autore. Racconta la storia del campo di concentramento di Gonars, costruito nel 1941 nel Friuli Venezia Giulia, utilizzato dall’esercito italiano per i piani fascisti di pulizia etnica e italianizzazione della vicina Jugoslavia. Tra il ’42 e il ’43 vi furono internate molte migliaia di civili, di cui almeno ottocento sono sicuramente morti. Tra essi numerosi le donne e i bambini.
Gonars è una tragedia dimenticata, una pagina della storia d’Italia che non è mai stata scritta sui manuali di storia liceali, volutamente occultata – questa la tesi di Toffolo, e di chi con lui collabora a documentare e raccontare questa storia – dalle gerarchie militari nostrane nel dopoguerra, e dalla dominante retorica postbellica degli “italiani brava gente”. “Non si sono mai celebrati processi relativi a quei crimini – spiega l’autore – è un buco nero nella storia del nostro paese”.
“È un libro di denuncia”, ammette Toffolo. “Ho sempre amato usare un mezzo espressivo a me tanto caro come il fumetto anche per trattare tematiche inusuali per questo genere”. In effetti il suo libro più fortunato è Intervista a Pasolini, nel quale, attraverso l’espediente narrativo di un’immaginaria intervista al poeta friulano, sviscera, nelle sue vignette, alcuni dei temi pasoliniani, soprattutto il rapporto di uno scrittore con l’esistente. Ne Il re bianco invece, raccontando la storia del gorilla albino dello zoo di Barcellona – realmente esistito – “conduco un’indagine sul rapporto dell’uomo con l’extraumano, con la malattia e con la morte”. Non proprio temi da fumetto, dunque, ma a Davide – vero amatore del genere – piace sovvertire quest’abitudine. “Tuttavia è la prima volta che faccio un libro di denuncia”. Donde proviene l’idea di un fumetto storiografico? “In un certo senso – spiega la rock star – posso dire che è un lavoro commissionato”. Non da un editore, sia chiaro, l’artista è geloso della sua indipendenza. “L’ex sindaco di Gonars Ivan Cignola, che, insieme alle autorità slovene, lavora molto per la memoria di quella pulizia etnica, mi ha contattato per illustrarmi il progetto”. Davide confessa che nemmeno lui, che abita a pochi chilometri da Gonars, sapeva nulla di ciò che vi accadde nel 1942-43. “Non c’è voluto molto per convincermi”, dice. Si è preso a cuore la questione.
Se l’è presa a cuore anche perché lui, uomo di confine, conosce bene le ferite rimaste aperte fra due popoli, quel sentimento di “qualcosa di non risolto”, quel residuo di diffidenza che si può abbattere solo a condizione di ripristinare la verità storica. “Ti racconto un episodio significativo: qualche anno fa abbiamo fatto un concerto a Lubiana (la capitale slovena, da cui provennero la maggior parte degli internati di Gonars). L’ambiente non era dei più tranquilli: suonavamo alla fine di tre giorni di un festival punk rock in un centro sociale molto bello, la Metelkova, davanti a un pubblico stanco e per lo più ubriaco”. “Nonostante ciò – spiega il cantante dei Tre allegri ragazzi morti – sono rimasto molto colpito quando, saliti sul palco, il pubblico ha intonato un coro che diceva ‘italiani fascisti’”. Prescindendo da discorsi sul galateo, Toffolo si rende conto che all’origine di quell’episodio c’è un risentimento sloveno mai sopito nei nostri confronti.
Anche per questo ha deciso di raccontare Gonars, e l’ha fatto come lo sa fare lui, con un fumetto.
Manuel Disegni