Voci a confronto
Nonostante l’inedita decisione israeliana di pubblicare le foto delle vittime della strage di Itamar per coinvolgere l’opinione pubblica occidentale nella percezione del pericolo del terrorismo (illustrata da Angelo Pezzana su Libero) l’eco dell’attentato va svanendo. Come spiega Meotti sul Foglio, “il mondo tace sull’eroica operazione”. Ne parla per la prima volta l’Osservatore romano come premessa della (condannata) “approvazione di nuovi insediamenti in Cisgiordania” (anche se nell’essenziale le cose non stanno così, non sono nuovi insediamenti nel senso di città e villaggi, ma appartamenti dentro gli insediamenti esistenti). L’Avvenire riferisce di una “polemica” sulle foto e parla anch’esso (male) delle costruzioni. Per il resto, silenzio. Il grido della famiglia ebraica sterminata è durato due giorni. I grandi giornali di tutto il mondo continuano a martellare contro la “cecità israeliana” (così il Pais), dato che il paese non si arrende anche se “venti freddi soffiano” contro di lui (Financial Times)
Si parla invece della possibile vittoria di Gheddafi (del Re su Repubblica), dell’intervento saudita in Baherein per evitare un dominio iraniano sull’isola che ospita le istallazioni americane e domina il golfo (Frattini sul Corriere; ma gli Usa sarebbero “imbarazzati”, così Stabile su Repubblica). E si accetta con più o meno grande gioia una illiberale sentenza della Cassazione che contraddice quella europea: nei tribunali si può esporre solo il crocefisso, non altri simboli religiosi (Re su Avvenire, Calabrò sul Corriere.
Ugo Volli
15 marzo 2011