Gadi Polacco: “La Laicità non ha confini”

Ho letto l’opportuno approfondimento dedicato all’ “affaire Calo’-Pacifici” : dopo accenni criptici, email galeotte e un comunicato che ricordava, rilevato con le dovute differenze e un pizzico di ironia,la comunicazione di stile sovietico, il “livello politico” sembra aver colto, seppur con sorprendente ritardo, che è doveroso spiegare agli interessati come siano andate le cose.
Mi sento però un tantino preso in giro perché quello che traspare, ben sintetizzato dai nostri media, si evidenzia non come scelta spontanea bensì come azione subita a seguito della fuga di notizie che, invero con troppa ingenuità per poter credere a questa versione, è poi avvenuta vanificando l’intento di mantenere come “riservate” dimissioni che non si capisce perché sarebbero dovute rimanere all’interno del Consiglio che, occorre ricordarlo, è stato eletto dal Congresso a sua volta rappresentante del “popolo sovrano”.
Ancor più è sorprendente tale pretesa quando,tra media nazionali,locali,siti e newsletter ,anche i “confini” dela politica ebraica si sono aperti in pratica al pubbblico.
Il Consiglio dell’Ucei non è il cda di una società privata ed il concetto del “non disturbare il manovratore” appare sempre più’ insostenibile.
Non cedendo alla dietrologia che ci porterebbe lontano (ricordo pero’ che un antico adagio politico sottolinea come le dimissioni non si chiedano e non si minaccino,semplicemente si rassegnano qualora se ne rilevi la necessità) devo poi esprimere grande perplessità sul nocciolo della contesa, ovvero per sintetizzare la preponderante visibilità della Comunità di Roma rispetto alle altre ed all’Ucei, per niente nuovo e quindi non certo sorto all’indomani di un voto congressuale all’insegna di un pur trasversale “volemose bene”.
Ma ciò che mi preme veramente è il richiamo alla Laicità che si pone sullo sfondo del non esaltante, detto con affetto e stima verso i contendenti,”affaire Calo’-Pacifici” : ebbene se adesso, come in verità non mi pare sia stato in congresso, si è pronti a riconoscere a questo tema l’enorme rilevanza che pur riveste,lo si faccia con ampio coinvolgimento del mondo ebraico italiano ed a tutto campo.
La Laicità non può infatti essere relegata, anzi, ad esclusiva questione inerente al finanziamento delle scuole private ma investe tutta la società,ad esempio per quanto attiene alla nostra presenza ed assistenza nella scuola pubblica e nella sanità, solo per toccare pochi ed evidenti aspetti.
Accanto alle esigenze di chi ha fortunatamente scuole ebraiche vi è tutto il resto,le cosiddette “piccole Comunità “, che avrebbero invece la necessità di poter assistere meglio i propri iscritti nelle strutture pubbliche. Insomma,la Laicità non ha confini.

Gadi Polacco, Consigliere della Comunità ebraica di Livorno