Voci a confronto

In una giornata di tregua delle novità che ci giungono da Israele, possiamo osservare con più calma gli avvenimenti che avvengono negli altri Paesi del Medio Oriente; Repubblica si limita a pubblicare una breve con l’annuncio, fatto da Assad, di una amnistia generale, che segue di alcuni giorni la fine dello stato di emergenza in vigore da decenni. Troppo poco quanto scrive ai propri lettori questo quotidiano, e quindi merita maggiore attenzione il Corriere sul quale Davide Frattini, partendo dalla stessa “apertura” di Assad, scrive anche che, dopo che il corpo del piccolo Hamza, di soli 13 anni, è stato restituito ai suoi genitori orribilmente torturato e mutilato, le proteste contro il regime alawita, che continua a sparare contro la folla, hanno preso nuovo slancio. Umberto De Giovannangeli, su l’Unità, si chiede perché l’Italia di Berlusconi non capisse chi era in realtà Gheddafi e che cosa succedeva in Libia; dovrebbe sapere De Giovannangeli che i colpevoli di non esserselo chiesto sono tanti, e stanno in entrambi gli schieramenti politici italiani come tra i vari governanti stranieri; ed altrettanto colpevoli sono gli ex sodali del rais che oggi, disertori, vengono invece elogiati per il loro coraggio dal giornalista, esperto di Medio Oriente; non vedo, io, coraggio in questi disertori, ma piuttosto la volontà di stare con chi sembra loro essere, al momento, il più forte. Glauco Maggi, su Libero, scrive che, nonostante l’obbligo di legge, Obama continua le sue azioni militari in Libia senza richiedere l’autorizzazione al Congresso; il premio Nobel per la pace afferma che gli USA forniscono un “sostegno non cinetico”, e così la politica compie un nuovo miracolo facendo uscire dal proprio cilindro attacchi aerei “non cinetici”. Negli ultimi giorni dei preparativi per far salpare la nuova flotilla, Roberta Zunini sul Fatto Quotidiano sembra essere del tutto certa della innocente volontà pacifista degli organizzatori e dei partecipanti tutti; eppure, nel momento in cui parla della organizzazione IHH che sta dietro ad entrambe le flotille, non può non sapere quanto Ugo Volli ha ricordato nella sua cartolina pubblicata su Informazione corretta del 30 maggio; le parole pronunciate da Yasser Qashlaq, uno dei principali finanziatori, dovrebbero essere lette da tutti, soprattutto ora che ci si prepara a un nuovo confronto al largo di Gaza. Pio Pompa (Il Foglio) prende lo spunto dal recente attentato contro i caschi blu italiani in Libano per fare una attenta analisi di quanto avviene sul terreno dove comandano Hezbollah e Hamas e quindi, in definitiva, l’Iran; Pompa mette in guardia i suoi lettori temendo che la “primavera araba” non rimanga “monopolio dell’Occidente”. Marco Pedersini scrive sul Foglio che il Pakistan continua a costruire nuove centrali nucleari, nuove bombe atomiche e nuovi tipi di missili, a un ritmo impressionante, e si chiede se il mondo possa stare tranquillo che gli ordigni non passino dalle mani dell’esercito del governo pachistano a quelle dei terroristi islamici. Per guardare a quanto succede in casa nostra, dovremo seguire con particolare attenzione il percorso della nuova proposta di legge che potrebbe portare finanziamenti dello Stato anche ai reduci repubblichini; ne scrive Giovanna Cavalli sul Corriere. Il Pdl sostiene che la proposta di legge sarebbe stata male interpretata, ma la presenza di alcuni personaggi, poco rispettosi dei valori fondanti della democrazia, nella maggioranza di governo, non può lasciare tutti tranquilli. Ancora sul Corriere Antonietta M. Calabrò ci scrive che anche in Italia avremo imam che potranno operare come altri ministri di culto; questo dovrebbe avvenire al termine di un percorso formativo centrato sulla conoscenza dei principi fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano, ed, in primis, della libertà religiosa. Abbiamo di sicuro, in Italia, imam pronti ad operare secondo le nostre normative, ma si deve temere che altri approfitteranno delle nuove norme. Al di là delle parole di circostanza, che neanche oggi fanno difetto, pensare che il servizio di assistenza religiosa islamica possa, ad esempio, offrire maggiore tutela alle parti più deboli dentro al matrimonio, cioè alle donne, fa dubitare che tutti i fautori di questa prossima innovazione conoscano le parole del Corano e di molti imam. L’Osservatore Romano parla di un convegno che si è appena aperto a Torino per esaminare i rapporti tra Chiesa e Islam; non basta denunciare i limiti imposti in Medio Oriente alla libertà religiosa se poi si spera che i processi di democratizzazione in atto possano portare a una società multiconfessionale (che pure esisteva in passato, ndr) che sappia valorizzare la pluralità di tradizioni religiose. Noi ebrei ne siamo stati testimoni in un passato recente, oggi ne sono testimoni, in particolare, i copti; ne scriveva la settimana scorsa Magdi Allam sul Giornale, e non sono certo che tutti i partecipanti al convegno di Torino ne abbiano letto e compreso le severe parole.
Emanuel Segre Amar
1 giugno 2011