Qui Torino – Claudia Abbina: “Lavorate per unire”

In occasione delle elezioni del nuovo Consiglio della Comunità Ebraica di Torino sento il dovere e la necessità di parlare della campagna elettorale di Anavim e in particolare di alcuni dei suoi candidati, che ho trovato particolarmente aggressiva e mistificatoria.
Penso che nella differenza di opinioni si possa e si debba cooperare per la Comunità.
Parimenti ho sempre creduto che per cooperare non dovesse mai venir meno il rispetto reciproco, basato sul presupposto che, pur con le proprie convinzioni, ciascuno offre volontariamente la propria opera per il bene della Comunità. Ritengo che questi due principi siano stati traditi da Anavim, in particolare da alcuni suoi membri: alcuni di essi erano già in Consiglio, conoscevano perfettamente tutto quanto avveniva, avevano ricevuto tutte le risposte alle loro domande (sia in Consiglio che da rav Birnbaum) e hanno tuttavia scientemente scritto il contrario a tutti i membri della Comunità di Torino.
Due esempi fra tanti: Deficit: tutti coloro che erano in Consiglio e che sanno leggere un bilancio sono coscienti del fatto che il deficit non è dovuto a un aumento di spesa sconsiderato della scorsa gestione ma alla contingente diminuzione delle entrate (crisi economica e finanziaria internazionale) e alla imputazione di una consistente posta negativa meramente nominale. Il deficit pertanto è in linea con quello degli anni precedenti. Ufficio rabbinico: chi era in Consiglio ha partecipato a tutte le discussioni relative all’Ufficio rabbinico ed ai suoi costi e sapeva quindi perfettamente che i due nuovi rabbini insieme costano proporzionalmente molto meno del solo nostro precedente rabbino capo, nonostante si diano molto da fare ed abbiano avviato iniziative importanti rivolte a tutti i membri della Comunità e non solo a “pochi eletti”.
Potrei proseguire a lungo ma mi fermo.
Mistificare e gettare fango contro chi è venuto prima non fa che allargare il solco che già esiste tra i membri della Comunità. Anche noi consiglieri uscenti, in diverse occasioni, avremmo avuto di che criticare i nostri predecessori, ma ce ne siamo astenuti. Per quanto mi riguarda non avrei remore a collaborare anche con un Consiglio la cui maggioranza ha un colore diverso dal mio (tanto siamo sempre noi, membri della stessa Comunità), ma mi è davvero difficile riuscire a lavorare con chi ha consapevolmente e senza scrupoli gettato fango su di me e sugli altri membri del Consiglio.
Anche la dichiarazione di David Sorani rilasciata qualche giorno fa su l’Unione informa prosegue con gli stessi toni offensivi della campagna elettorale. In particolare vorrei commentare una frase delle sue dichiarazioni: “Vogliamo restituire un carattere assolutamente trasparente all’amministrazione comunitaria e porre le regole della democrazia al centro di ogni scelta consiliare”.
Ebbene questo è davvero troppo per chi ha da sempre combattuto per la democrazia e per la trasparenza, in Comunità e fuori; frase peraltro detta da chi invece, dichiarando di volere la pace, ha sempre attaccato “a prescindere”, ignorando qualsiasi ragionevole motivazione.
In Consiglio abbiamo cercato di lavorare in modo trasparente, e siamo stati proprio noi, quando siamo diventati consiglieri per la prima volta 10 anni fa, a pretendere che la Giunta si riunisse regolarmente e svolgesse il proprio compito; a imporre che i verbali venissero sempre letti e firmati; a pretendere che per ogni lavoro affidato in Comunità ci fossero più preventivi in busta chiusa; a pretendere che gli iscritti venissero informati di cosa faceva il Consiglio; e ancora molto altro. Abbiamo sempre spiegato le nostre decisioni e siamo sempre stati disposti a dialogare con chi voleva chiarimenti.
Certo, tutto è perfettibile e nessuno è perfetto; sicuramente abbiamo commesso anche noi innumerevoli errori, ma sempre lavorando su base volontaria con l’unico obiettivo di fare il bene della Comunità. Sono certa che in questo tipo di comportamenti, che la controparte mette in dubbio, noi ci siamo distinti in positivo e spero che continueremo a distinguerci.
Abbiamo lavorato evitando di rispondere alle innumerevoli provocazioni che ci giungevano da ogni parte e anche nei momenti più difficili abbiamo fatto le scelte che ritenevamo eticamente più corrette. Tra le numerose scelte eticamente corrette ricorderei soltanto che, per non danneggiare il diretto interessato, abbiamo deciso di non diffondere la sentenza con cui è stato respinto il ricorso del rabbino contro la revoca, nonostante che la sua divulgazione ci sarebbe stata politicamente utilissima e avrebbe aiutato tutti a capire meglio l’accaduto.
Alcuni potrebbero replicare che la revoca non è stato il bene della Comunità e che è stata quella l’azione di rottura. Io non la penso così e i dati oggettivi mi danno ragione: basta leggere i 16 anni di verbali sull’argomento concernenti ben cinque Consigli di diverso colore, nonché la stessa sentenza emessa dai probiviri, organo istituzionale indipendente previsto dallo Statuto UCEI.
Purtroppo è stato un atto necessario, al quale sarebbe stato meglio non arrivare; ma l’esserci arrivati è una responsabilità di molti, anche di coloro che hanno ripetutamente esortato il rabbino a restare nonostante i numerosi problemi legati al suo incarico; tra essi anche alcuni di coloro che oggi siedono in questo nuovo Consiglio e che per anni (e ancora oggi) non hanno voluto vedere le sofferenze e le difficoltà di molti membri di questa Comunità e hanno scritto e parlato per difenderlo sempre e comunque, prescindendo da comportamenti indifendibili (nuovamente la sentenza docet).
Voglio fare un appello rivolto soprattutto ai nuovi consiglieri, e in particolare ai giovani. Lavorate per unire e non per dividere, ma per unire veramente e non solo a parole. Abbiamo già avuto una disastrosa e dannosissima esperienza di un consigliere che si era candidato dichiarando di voler lavorare per unire e invece ha costruito solchi profondissimi e ha diviso più degli altri. Un consigliere che non ha esitato ad avviare contro i propri colleghi una dura quanto inconsistente azione legale che ha finito inevitabilmente per ritorcersi contro di lui.
Riconoscete il lavoro di chi ha operato diversamente da come avreste operato voi ma lo ha fatto non malamente e con coscienza. Siate consapevoli che queste elezioni sono state in gran parte vinte con i voti per corrispondenza di chi è fuori Torino, quindi attenzione ai torinesi, che forse non erano così scontenti del nuovo clima che si respirava. Vi ricordo che sono arrivate 120 schede per corrispondenza di cui 70 complete per Anavim e che l’ultimo dei non eletti di ComunitAttiva e l’ultimo degli eletti di Anavim hanno soltanto 7 voti di differenza, mentre l’ultimo degli eletti di Anavim ha 206 voti e il primo dei non eletti di ComunitAttiva ne ha 208 (sempre nonostante le 70 schede di cui sopra). Sono dati oggettivi con i quali credo sarà bene che facciate i conti.
Ho voluto con questo articolo essere sincera ed esprimere chiaramente le mie opinioni perché nei miei 10 anni di Consiglio ho osservato con sconcerto coloro che mi hanno tolto il saluto da un giorno all’altro senza provare a confrontarsi con me e a parlarmi. Io preferisco essere schietta e salutare tutti a testa alta avendo espresso i miei pensieri.
Auguro quindi ai nuovi consiglieri un buon lavoro e lo auguro sinceramente per il bene della nostra Comunità.

Claudia Abbina