Qui Roma – In ricordo di Aldo Terracina ‘z’l
Le commoventi parole dei nipoti Sara e Giulio e l’originale acrostico della più piccola della famiglia, Marta, cui è seguito il Kaddish, hanno concluso la serata organizzata al centro ebraico Il Pitigliani in ricordo di Aldo Terracina a un anno dalla sua scomparsa. Così nelle parole di tutte le persone che sono intervenute, con ricordi più o meno lontani, è stata ricostruita, come in un mosaico, la figura di questo uomo schivo, modesto e poco amante della ribalta che ha fatto dell’impegno nella Comunità una delle missioni della sua vita dagli anni della presidenza nella Comunità ebraica della Capitale nel periodo buio dell’attentato alla sinagoga in cui perse la vita il piccolo Stefano Gay Tachè, come ha ricordato l’attuale presidente Riccardo Pacifici, fino agli ultimi tempi in cui ha profuso le sue energie e il proprio impegno alla ristrutturazione dei locali del «Pitigliani», che ha seguito in tutte le sue fasi senza risparmiarsi nonostante lo stato avanzato della sua malattia, come ha ricordato il presidente dell’Istituto, Ugo Limentani,
Nella sala gremita, dopo il saluto della direttrice Ambra Tedeschi hanno preso la parola con brevi interventi anche il rav Riccardo Di Segni, il rav Gianfranco Di Segni, Giacomo Saban, Franca Eckert Coen, Gino Terracina, Enrico Modigliani, Alessandro Amati e Clotilde Pontecorvo.
Aldo era un uomo speciale ma era stato ancor prima un ragazzo speciale, unico studente di liceo scientifico negli anni dei provvedimenti razzisti, quando tutti i ragazzi di religione ebraica, circa 450, furono costretti a frequentare un’unica scuola, poi dopo gli anni dell’Università seppe mettere disinteressatamente al servizio delle Istituzioni comunitarie le sue conoscenze di ingegnere e il suo innato buongusto in fatto di architettura reso ancor più raffinato dalla sua compagna di vita, Giuliana. “I lavori fatti al Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità ebbero inizio sotto la sua egida; la sistemazione degli esterni della Casa di Riposo Ebraica in via Portuense fu fatta seguendo le sue idee” ha ricordato Giacomo Saban parlando con nostalgia dell’uomo e dell’amico conosciuto nei lunghi anni di impegno comunitario in cui Aldo fu consigliere e presidente operando con pazienza e dedizione nello stesso Consiglio di Giannetto Campagnano che aveva un’indole tanto diversa dalla sua. “Un uomo calmo e pacato, che quando si inquietava sapeva farsi sentire” ha infatti detto Riccardo Pacifici. Ma Aldo era anche uno sportivo, esperto di vela, passione che aveva trasmesso alle figlie Stefania Susanna e Serena prima, ai nipoti poi ed agli amici del Pigneto come Enrico Modigliani che ha ricordato le lunghe ore trascorse in barca durante l’estate al Villaggio Tognazzi. “Aldo odiava la staticità, non era religioso, ma era fedele alla Memoria – ha sottolineato infine Franca Coen – e noi lo siamo alla sua… “
Lucilla Efrati