Qui Parigi – JCall di fronte al nuovo Medio Oriente

Come sta cambiando il Medio Oriente in seguito alle rivolte che hanno scosso in questa primavera un mondo arabo che sembrava immobile? Israele può mantenere lo status quo mentre tutto il resto intorno sta cambiando? Quali opportunità si aprono? Quale situazione si prospetta nel caso di una dichiarazione di indipendenza palestinese? E quale può essere in questo contesto il ruolo di un’Europa che ancora sta faticando ad esistere politicamente? Queste, e molte altre domande, sono state poste e discusse domenica 19 giugno a Parigi nel primo incontro europeo di JCall. Qualche centinaio i presenti, francesi, tedeschi, belgi, olandesi, svizzeri; una decina gli italiani, con netta prevalenza di torinesi.
Sono già 7932 in tutta Europa, di cui 367 in Italia, i firmatari dell’”Appello alla ragione”, basato sul principio della convivenza in pace e in sicurezza di due popoli in due stati. JCall non è, però, una semplice raccolta di firme, ma nasce con l’intento di creare un’organizzazione ampia, capace di agire politicamente, di stabilire contatti tra le diverse realtà europee che finora avevano operato quasi sempre ciascuna per conto proprio. “Un movimento che si ponga al di sopra delle differenze di parte e di ideologia e che abbia come ambizione la sopravvivenza di Israele in quanto stato ebraico e democratico, sopravvivenza strettamente legata alla creazione di uno stato palestinese sovrano e autosufficiente”.
Nel corso della mattinata i presenti si sono divisi tra tre tavole rotonde: “Il conflitto israelo-palestinese nel tempo nelle rivolte arabe”, “Come reagire alla delegittimazione di Israele”, “La società civile israeliana di fronte all’occupazione” (quest’ultima moderata da David Calef, coordinatore di JCall Italia). Nel pomeriggio, la tavola rotonda sulla posizione dell’Europa di fronte al conflitto, con la partecipazione di Elie Barnavi, storico ed ex ambasciatore israeliano in Francia, del parlamentare laburista inglese ed ex ministro per gli affari europei Denis Mac Shine, del socialista francese Jean Marie Le Guen e di Gad Lerner, che ha sottolineato come le rivolte arabe, che trasmettono il senso di un cambiamento possibile in un contesto che pareva immutabile, possano essere viste come un’opportunità.
Tra dubbi, provocazioni, testimonianze da Israele, spunti di riflessione che inducono in alcuni casi all’ottimismo e in altri al pessimismo, l’incontro di JCall ha offerto comunque la preziosa opportunità di un confronto tra ebrei provenienti da più parti d’Europa, diversi tra loro per storie e sensibilità ma uniti nel principio “Per Israele, per la pace”.

Anna Segre