Voci a confronto

Tra la serie di articoli che oggi, come ogni giorno, si offrono ai lettori interessati a conoscere le vicende del Medio Oriente, raccomando una attenta lettura di quanto pubblicato su Liberal; le parole pronunciate da John R. Bolton, ex ambasciatore degli USA all’ONU, di fronte alla Commissione esteri del Congresso americano, sono di estrema gravità, e già il titolo (“La bomba che il mondo non vede”) lo mette in evidenza. L’Iran, con la Siria, punta tutto sul nucleare, il tempo stringe, e poi tutto cambierà per il mondo intero. Finalmente l’AIEA, sotto la nuova direzione di Arnano, che ha sostituito el Baradei, ha iniziato a raccontare quanto sta avvenendo davvero. L’Iran, oltre ad arricchire l’uranio, cerca di approvvigionarsi di plutonio; in agosto il reattore da 1000 MW di Basher, costruito con l’aiuto dei russi, verrà collegato alla rete elettrica; il Venezuela, secondo paese al mondo per disponibilità di uranio nei propri giacimenti, fornisce la materia prima in cambio della tecnologia che diventerà preziosa per il regime di Chavez; la Birmania, paese chiuso agli occhi del mondo, è ideale per rendere possibili i traffici proibiti tra la Corea del Nord e l’Iran. Per Bolton le speranze di controllare la situazione sono oggi quanto mai flebili, soprattutto a causa della debolezza degli USA. E quando l’Iran si sarà dotata dell’arma nucleare, altri paesi dell’area finiranno inevitabilmente per seguire la stessa strada. Se Israele deciderà di attaccare, il suo sarà da considerare un atto di legittima difesa, tanto più che l’amministrazione di Obama non deciderà mai di attaccare; Bolton fa riferimento a quanto egli stesso aveva già dichiarato al Congresso nel 2003, in parte a porte aperte ed in parte a porte chiuse, ricevendo, allora, una dura contestazione da Biden, attuale vice-presidente, ma trovando poi la conferma dei fatti grazie ad Israele, costretto a distruggere nel 2007 la centrale di al Kibar. La Siria, allora come oggi, costituisce un alleato fondamentale per Ahmadinejad, e di questa alleanza strategica godono molti vantaggi anche gli Hezbollah del Libano.
Della situazione che si è venuta a creare in Libano ed in Siria parlano anche due diversi articoli pubblicati su Avvenire con le firme di Sergio Bianchi e di Camille Eid; in Libano si assiste a un nuovo rimescolamento delle alleanze, mentre i ribelli siriani sembrano opporsi alla politica di Hezbollah, ed ancora una volta si prospetta l’idea del Bilad al-Sham, la Grande Siria. In questa situazione di grande confusione si preannuncia per l’ennesima volta, oggi per l’inizio della prossima settimana, la pubblicazione degli atti di accusa in seguito all’uccisione dell’ex premier Rafiq Hariri. Cinque membri di Hezbollah nel governo attuale sarebbero coinvolti nell’inchiesta, mentre l’ex premier Saad Hariri ha già dovuto lasciare il paese, così come hanno dovuto fare i giudici libanesi che hanno collaborato con l’inchiesta. A questo punto, teme Camille Eid, la Siria ed Hezbollah potrebbero essere portati a scatenare un attacco contro Israele nell’estremo tentativo di distogliere l’attenzione del mondo intero da questo affare.
Nei giorni che vedono gli ultimi preparativi prima della partenza della Flotilla 2 troviamo articoli in ogni quotidiano; Alberto Mucci per il Foglio si è recato nel quartiere romano del Pigneto dove, in una sede di Rifondazione Comunista, è alloggiato il gruppo di coordinamento italiano che invierà la nave Stefano Chiarini. Le voci che Mucci ha potuto raccogliere sono, al momento, estremamente vaghe, e nulla trapela circa la data di effettiva partenza dalla Grecia, ma nessun compromesso appare possibile, nonostante i tentativi fatti da autorità di mezzo mondo, a partire da quelle egiziane, israeliane e dell’ONU. Per coloro che fossero interessati a conoscere pienamente le posizioni degli organizzatori della Flotilla 2 raccomando la lettura degli articoli pubblicati dal Fatto quotidiano, dal Manifesto, dall’Unità (un articolo e un’intervista di Umberto De Giovannangeli) e, soprattutto, da Rinascita (a firma M.B.).
Andrea Morigi illustra, nel suo articolo pubblicato su Libero, le sempre maggiori difficoltà incontrate dai copti in Egitto; su queste difficoltà dei proto-cristiani dovrebbero riflettere tutti coloro che parlano della Primavera araba. Sullo stesso tema è interessante quanto pubblicato dalla Voce Repubblicana a che riporta le opinioni del vescovo cattolico di Tripoli, monsignor Martinelli; Gheddafi potrebbe essere stato nascosto addirittura nella sede dell’episcopato, mentre è evidente che monsignor Martinelli ha sposato appieno le posizioni del rais. La Voce Repubblicana si chiede giustamente se il Vaticano non ha nulla da obiettare a queste realtà.
Su Libero, infine, Alessandro Bonelli riferisce che in Olanda la Camera ha concesso il primo via libera ad un provvedimento che obbligherà allo stordimento degli animali prima dell’abbattimento effettuato secondo i riti musulmano ed ebraico. Tutti i partiti, così come la maggioranza della popolazione (forse non del tutto bene informata dai media) si sono dichiarati concordi con questi provvedimenti, con l’esclusione del partito cristiano democratico, favorevole alla assoluta libertà religiosa. Bonelli scrive che, con la nuova maggioranza politica, per i musulmani d’Olanda sembrano essere iniziati tempi difficili, mentre, ricorda il sottoscritto, gli ebrei, già da qualche tempo, hanno iniziato a lasciare il paese dei tulipani.

Emanuel Segre Amar
29 giugno 2011