Voci a confronto

Come si sa, Israele attraversa da qualche tempo un vivace ciclo di agitazioni sociali: c’è uno sciopero dei medici, ci sono i giovani che protestano per il costo delle case. Le manifestazioni sono spesso esaltate in un’ottica antisraeliana: per esempio Tosatti su Terra; la redazione dell’Osservatore Romano, Capotondi sulla Voce Repubblicana che più o meno chiaramente la accostano alle rivolte arabe. Me è un’errore, sia perché naturalmente i manifestanti in Israele sono liberi e non sono affatto repressi; sia perché il paese è libero, gli episodi di corruzione sono minori e contrastati da polizia e tribunali e non c’è bisogno di rivolte per la democrazia; sia perché Israele conosce da parecchi anni un grande sviluppo economico e non si tratta di proteste contro la miseria, ma del faticoso processo di dividere fra classi sociali e esigenze diverse i frutti della crescita.
Tutt’altra situazione nei paesi arabi circostanti. In Siria la repressione è feroce e nonostante qualche accenno dell’Inghilterra non sembra che ci siano le prospettive di un intervento occidentale (Paci sulla Stampa, Micalessin sul Giornale). Forse l’inflazione (Ranieri sul Foglio) e la mancanza di petrolio (articolo siglato Dan. Ra. sul Foglio) metteranno in difficoltà il regime In Egitto l’esercito, sempre più padrone del campo, ha sgomberato il luogo elettivo della rivolta, Piazza Tahir; in Tunisia si va alle elezioni nella massima confusione e con pochissimi elettori registrati e “senza fiducia” (Cella sull’Unità e perfino Sgrena sul Manifesto) In genere la situazione di quella che era stata chiamata primavera araba è giudicata ormai generalmente pessima (Valli su Repubblica), anche a causa della mancanza di leadership dell’America di Obama e dell’Europa “distratta” (Ricciardi sul Corriere) e della assenza di credibilità della Nato (Bolton su Liberal, Nirenstein sul Giornale).
Fuori dal Medio Oriente, da segnalare l’articolo di Dimitri Buffa sull’Opinione, che documenta le infiltrazioni islamiste in Spagna.

Ugo Volli