Digiuni e TG

Cosa penseremmo se il telegiornale ricordasse agli ebrei che da lunedì a martedì sera prossimi sono tenuti a digiunare per Tishà Be Av? E se lo fecesse alla vigilia di Kippur? Saremmo contenti che si occupino di noi o ci sembrerebbe un’indebita ingerenza nella nostra vita privata? Me lo sono chiesta sentendo il TG regionale che per ben due sere di seguito, parlando dell’inizio del Ramadan, ha sottolineato che il digiuno è un dovere per tutti i musulmani. In effetti, pensandoci bene, il paragone non è del tutto pertinente: noi siamo una piccola minoranza, radicata da millenni sul suolo italiano, con comunità antichissime e buone possibilità di comunicazione interna, mentre i musulmani che vivono in Italia sono molti, divisi tra diverse etnie e comunità, e raggiungere tutti è ben più difficile. Quindi forse, anche se l’invito al digiuno suona un po’ coercitivo, tutto sommato mi pare che possa rientrare nelle corrette funzioni del servizio pubblico. E’ curioso, comunque, notare come siano cambiate le cose in pochi decenni: fino a non molto tempo fa in Italia non si sapeva neppure bene cosa fosse il Ramadan e oggi chiunque senta un TG non può fare a meno di conoscere ogni anno le date di inizio e di fine. In un contesto culturale in cui anche gli amici e i colleghi più colti e aperti non riescono a evitare di farci gli auguri per Natale o per l’onomastico, la TV riconosce pubblicamente che in Italia ci sono persone che vivono secondo ritmi diversi, con festività e ricorrenze diverse; e inoltre gli italiani si abituano a pensare che digiunare non è un rituale antiquato da fondamentalisti, o magari un atto di grande devozione che richiede una straordinaria forza d’animo, ma una pratica perfettamente normale, che può essere annunciata in televisione come si annunciano gli spettacoli o il tempo che farà domani. Purché tutti abbiano la possibilità di scegliere liberamente se digiunare o no l’annuncio televisivo mi pare tutto sommato un buon segno.

Anna Segre, insegnante