Dan David (1929-2011)

La vera grandezza non fa rumore, neanche al momento di uscire di scena. È morto ieri a Londra l’uomo d’affari e filantropo Dan David. Leggendario per la sua riservatezza, per la sua capacità di focalizzarsi sul lavoro, per la generosità discreta con cui aiutava le istituzioni e la cultura nel nome del progresso per tutta l’umanità, Dan David era nato a Bucarest nel 1929, risiedeva a Roma ed era uno dei maggiori benefattori del mondo ebraico e delle sue istituzioni. Nel mondo era noto soprattutto per il Dan David Prize, il prestigioso riconoscimento che porta il suo nome e che ogni anno viene consegnato sul campus dell’Università di Tel Aviv a personalità distintesi per eccezionali contributi nel campo della scienza, della tecnologia, della cultura e del benessere sociale. Un riconoscimento di fama internazionale che era stato tra gli altri consegnato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della sua recente visita in Israele e che nel passato ha annoverato tra i suoi vincitori personaggi del calibro di Tony Blair, Al Gore e Zubin Mehta. “Sono un grande lavoratore, fino a pochi anni fa mi occupavo dei miei business 16 ore al giorno. Solo adesso ho tirato un po’ il fiato” rivelava David in una intervista al quotidiano Haaretz nel febbraio dello scorso anno. Era stata proprio la grinta, unita a un fiuto per gli affari fuori dal comune, a fargli superare le molte difficoltà incontrate sin dai tempi dell’infanzia e a permettergli di edificare, passo dopo passo, un piccolo impero nel settore della fotografia. Un network vincente che gli aveva dato soddisfazioni professionali e allo stesso tempo la stabilità necessaria per dedicarsi al prossimo con importanti opere di mecenatismo. I primi passi nel mondo del commercio David li muove ai tempi della scuola elementare quando, assieme al compagno di scuola Theodor Janku, futuro docente dell’Università di Haifa, crea un piccolo consorzio che compra sigarette e cibo in scatola a buon mercato per rivenderlo a prezzi maggiorati. Il passo successivo è nell’editoria con la rilegatura di libri e stampati. E mentre i profitti aumentano e si sviluppano le abilità nel mediare tra domanda e offerta, cresce anche la propria consapevolezza ebraica e il coinvolgimento nei movimenti sionistici giovanili. David organizza numerosi viaggi dalla Romania a Israele ma la sua scelta, almeno all’inizio, è quella di restare nel paese natio. Terminati gli studi universitari, lavora infatti come contabile per una società di importazione governativa e successivamente si afferma come fotografo. Sono gli agenti della polizia segreta rumena, scoperto il suo passato sionista, a fargli cambiare idea e a farla cambiare al suo datore di lavoro che, credendolo un traditore, decide di licenziarlo in tronco. Sembra un dramma ma in realtà si rivelerà una fortuna. David inizia una veloce peregrinazione che lo porta prima in Francia, quindi in Israele e poi nuovamente in Francia. Parigi è la prima tappa verso il successo. Mettendo a frutto un prestito di 200mila dollari elargitogli da un cugino, si fa strada con idee innovative che lo portano a creare fonti sempre più solide di business da Israele alla Spagna, dalla Romania all’Italia. Il tutto in un crescendo di successi al passo con le nuove sfide del mercato. Allo stesso tempo a farsi largo è l’idea di contribuire a un mondo migliore sostenendo chi combatte per raggiungere questo obiettivo. Nasce così la Dan David Foundation. È il 2000 e David come prima capitalizzazione dona 100 milioni di dollari cui si aggiungeranno in seguito altre preziose contribuzioni grazie alle quali verranno sostenuti progetti e ricerche in vari ambiti dello scibile umano. Molti i traguardi significativi raggiunti grazie al suo carismatico supporto, anche se il merito maggiore che voleva gli fosse riconosciuto era di tutt’altro tipo: “Mio figlio Ariel”.

Adam Smulevich