…16 ottobre

Oggi si ripeteranno le molte cerimonie che accompagnano la memoria del 16 ottobre 1943. Bene, si dirà. Sicuramente meglio di quando questa memoria era privata, chiusa nel dolore dei pochi che tornarono e di coloro che sentirono il peso di quella tragedia e si impegnarono, per questo, a non lasciarli soli, e a “tentare di rimetterli nel consorzio umano”, per riprendere le ultime parole con cui Giacomo Debenedetti chiude il suo “16 ottobre 1943” e soprattutto rovesciare il senso di quell’immagine terribile del gesto della figura che compare senza volto dietro la grata del treno in marcia verso Auschwitz. A lungo quell’impegno visse della buona volontà. Ma il domani del “dopo ultimo testimone” non può essere affidato solo alla buona volontà. Quella non guasta, ma non è sufficiente. C’è un compito preciso che abbiamo davanti. Questo compito riguarda la riflessione sulla storia, la capacità di far lavorare sul passato. Quella conoscenza più estesa sarà il risultato di una capacità maggiore di saper lavorare sui documenti. Di non essere ripetitori, ma di dotarsi di una cassetta degli strumenti in grado di “muoversi” nella storia. La conoscenza del passato solo in parte e solo formalmente coinvolge la scuola. La coscienza civile della generazione che domani sarà adulta non si forma solo all’interno di un’aula di scuola. Ma limitiamoci anche solo a questo ambito. E’ corretto chiedere al corpo docente della scuola una qualità dell’insegnamento che abbia come obiettivo anche la formazione culturale e civile dei giovani. Ma è anche necessario capire che questa richiesta deve preliminarmente contenere una consapevolezza: la formazione professionale non è un optional o un generico “fai da te” dove vige l’arte di arrangiarsi. Perché ci siano insegnanti competenti occorre che ci sia non solo un sistema scolastico che funzioni, ma anche una società che capisce che niente è un atto dovuto, che sapere è avere gli strumenti, i mezzi, le opportunità perché quella richiesta abbia la possibilità di essere soddisfatta. Certo che occorre la volontà, la voglia, la curiosità. Ma occorre anche una società che investe sul miglioramento della qualità di un servizio.

David Bidussa, storico sociale delle idee