Gilad Shalit – La festa di Torino

“Il ragazzo è tornato a casa” dice commossa Sarah Kaminski, consigliere della Comunità ebraica di Torino, riferendosi alla notizia della liberazione di Gilad Shalit. Al caporale israeliano, libero dopo 1941 giorni di prigionia, è stato dedicato ieri sera un incontro nel centro sociale della comunità torinese. Un momento per festeggiare la notizia e condividere alcune riflessioni assieme ad autorità, professori e membri del consiglio. All’evento, condotto dal consigliere Emanuel Segre Amar, sono intervenuti il presidente della Comunità Beppe Segre, il rabbino capo Eliahu Birnbaum, Pietro Marcenaro, senatore nonché presidente della commissione diritti umani del senato, la professoressa Anna Segre e lo storico Claudio Vercelli.
In apertura, il presidente Segre ha voluto evidenziare l’aspetto gioioso di questa giornata, concetto su cui si è soffermato anche rav Birnbaum. Le riflessioni del senatore Marcenaro si sono rivolte al ricordo della sofferenza che hanno dovuto patire i genitori di Gilad Shalit in questi lunghi anni. Lo stesso senatore ha avuto modo di incontrare Noam e Aviva Shalit durante l’interminabile periodo di prigionia del figlio.
Anna Segre e Claudio Vercelli, entrambi collaboratori del Portale dell’Ebraismo italiano, seppur ricordando come sia ancora troppo presto per valutazioni di carattere politico, hanno sottolineato come lo scambio di uno contro mille sia da vedersi come una sconfitta mediatica e morale da parte di Hamas. “Con questo gesto – afferma il professor Vercelli – viene trasmesso un segnale molto chiaro: se gli altri ragionano in termini di costi, come fa Hamas, rivelando la sua vera natura, lo Stato d’Israele ragiona invece in termini di valore, rinnovando così un principio universale”.
“Per una volta – aggiunge la professoressa Anna Segre – possiamo gioire della bella immagine mediatica d’Israele. Quella di oggi non è stata una sconfitta strategica, ma una grande vittoria simbolica”.

Tommaso De Pas