Israele visto dal Brasile

Sembra che il terrorista palestinese Tawfic Abdallah, che fa parte degli oltre 400 già rilasciati in cambio di Ghilad Shalit, ed è sposato con una brasiliana, potrebbe essere ricevuto in modo ufficiale o semiufficiale dalla Presidente del Brasile Dilma Rousseff.
La notizia è stata diffusa dalla BBC. E in fondo non stupisce. Perché da tempo il Brasile ha pessime relazioni con Israele e ha scelto una linea filoaraba giungendo, nel dicembre del 2010, al riconoscimento ufficiale della Palestina nei confini del 1967. Stato leader dell’America latina, il Brasile svolge senza dubbio un ruolo politico significativo. Ed è in questo senso che la notizia è preoccupante: perché nel «terzo mondo» si è andata imponendo un’unica versione, quella per così dire «colonialista». Israele sarebbe l’intruso, l’estraneo, illegittimo e amorale, che porta il marchio di un peccato congenito, perpetrato contro un popolo autoctono. I palestinesi (anche se rei di delitti), sarebbero invece il nuovo popolo eletto della morale internazionale. Passando sotto silenzio la questione del «colonialismo», che pesa semmai sul passato molto prossimo dell’America latina, quel che non è più accettabile è la rivendicazione dell’autoctonia, segno di una concezione conservatrice, anzi reazionaria, della politica mondiale.

Donatella Di Cesare, filosofa